giovedì 21 gennaio 2016

Ognuno pensi ciò che vuole


Facciamoci spiegare da un giornalista, Luigi Pandolfi, de Il manifesto che cosa sta accadendo al prezzo del petrolio:

Trattandosi di un bene «materiale», per di più ancora indispensabile all’economia mondiale, la caduta del suo prezzo non potrebbe spiegarsi se non con un crollo della domanda, magari in conseguenza di particolari cambiamenti nella struttura produttiva dei principali Paesi importatori, ovvero con un aumento dell’offerta nel quadro degli equilibri geo-economici a livello globale. Invero, quest’ultima evenienza si è pure verificata, con l’ultima decisione dell’Opec di aumentare (di poco) l’offerta di greggio, nonostante il prezzo già molto basso dello stesso.

E invece no, dobbiamo tirare in ballo i perfidi speculatori che agiscono nell’ombra:

Per capire quello che realmente sta accadendo, infatti, non si può che partire da un dato: ogni giorno si scambiano sul mercato circa 90 milioni di barili di petrolio (92,79 milioni la stima Opec per il 2016). Barili veri, petrolio vero. Al tempo stesso, sempre giornalmente, si scambiano oltre un miliardo di barili di greggio che costituiscono il «sottostante» di contratti «derivati». Barili virtuali, petrolio virtuale.

Cosa c’entra? C’entra che al giorno d’oggi il prezzo del petrolio è legato, prevalentemente, all’andamento del mercato dei derivati (futures), non a quello del petrolio in quanto tale.

Lasciando da parte ogni considerazione sul fatto che anche le arance riscontrano un forte scostamento tra le quantità trattate virtualmente e quelle effettive, tutto questo discorso poggia sull’avverbio “prevalentemente”, di poi non viene spiegato perché cinici speculatori punterebbero da anni ormai al ribasso del prezzo del petrolio (cosa senz'altro possibile e anzi reale), così come puntano da anni, è bene ricordarlo, al ribasso di tutte le materie prime.




Ad ogni modo sta di fatto che l’offerta è superiore alla domanda e mentre questa si prevede in calo ulteriore, l’offerta è prevista in forte crescita, e non solo perché è entrato in scena l’Iran. C’è un mare di petrolio che aspetta solo di essere estratto e venduto. Solo che non c’è domanda effettiva e nemmeno potenziale. Il mercato, compreso quello dei futures, si regola di conseguenza.



Le più grandi riserve del pianeta non sono in Arabia Saudita, bensì in Venezuela, il paese sudamericano ne detiene 297,6 mld di barili e però non ne vende che circa 2,5 mln di barili il giorno. Lungo sarebbe i discorso sui motivi di questa cifra assai modesta in raffronto alle potenzialità. Ad ogni modo al Venezuela di questo passo gli ci vorranno quattro secoli per vendere tutto il suo petrolio.

Dopo l’Arabia Saudita, che detiene un po’ meno di 270 mld di barili di riserve, viene il Canada con 173 mld di barili. La tabella qui sotto è eloquente: un oceano di petrolio. Senza contare i giacimenti nel Mediterraneo di cui si avvantaggerà prevalentemente Israele (leggi qui).




Altro mito da sfatare è la presunta guerra dell’Opec per strozzare i produttori di shale gas americani. La tabella qui sotto mi pare parli chiaro.


Pertanto, a questo punto, ognuno pensi ciò che vuole sulle cause del crollo del petrolio e delle materie prime.

10 commenti:

  1. Disegnare la curva della domanda è attività che si svolge prevalentemente nelle aule universitarie, nel senso che nel mondo reale nessuno è capace di farlo. Dare per permanente una certa inclinazione della curva, trasponendola nel tempo a seconda del prezzo/quantità verificatosi sul mercato, è soluzione buona per aule di scuola primaria, o per blog di esperti energetici. Insuperato maestro di questo tipo di ragionamenti è il professor Pangloss.

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    1. dov'è che lei, caro amico, stima che io ritenga "permanente" una "una certa inclinazione della curva"? Nei miei post parlo sempre di tendenza, e che la crisi sia una tendenza del ciclo capitalistico, che si manifesta anche come alterazione del rapporto tra domanda e offerta, non credo abbisogni di studi universitari né di di insuperati maestri quale certamente lei reputa essere.

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    2. Veramente io mi riferisco al grafico che si vede più sopra, nel post, e che mi risulta preso dal blog di Euan Mearns, sedicente esperto energetico. Non ho mai detto né pensato che sia suo, ma certamente l'autore tratta la curva della domanda nel modo che ho descritto. Guardi le freccette verso sinistra, e l'assoluto parallelismo delle rette.

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    3. sì, mi rendo conto. a me serviva solo come indicazione di una tendenza, cioè quella della sovrapproduzione relativa rispetto alla domanda. sia chiaro, non ho mai avuta pretesa alcuna di sentenziare in materia, e ciò è dimostrato dal titolo e dalla chiusa del post. mi prefiggo solo lo scopo di capire qualcosina di ciò che accade, ben sapendo che le notizie che contano sono segrete. saluti

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  2. Sovrapproduzione e concorrenza demente tra produttori. In più le riserve petrolifere stanno diminuendo, che vuol dire non che il petrolio sta finendo, ma che diventa sempre più costoso estrarlo e quindi meno conveniente.

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  3. è la redditività/barile quella che conta e il venezuela, quasi fallito, sta messo piuttosto male. piuttosto la strategia OPEC mi pare abbia nelle quote di mercato russe il bersaglio grosso.

    è inglobando la materia prima in una merce capitalistica, "promessa di valore", che la materia prima vale qualcosa, sennò non vale nulla, ed è quello che succede. la speculazione si infila ed amplia le falle (lo spread tra prezzo e sua realizzazione effettiva) che l'economia capitalista, nel suo normale funzionamento, apre in continuazione.

    la capacità di stoccaggio di scorte strategiche di idrocarburi è satura, è anche questo un indicatore abbastanza affidabile della inefficienza attuale della produzione mondiale a consumare petrolio e derivati, cioè a compiere il primo passo verso il salto mortale della realizzazione del valore

    ciao

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    1. certo che all'inizio c'era una strategia che però ora è sfuggita di mano, almeno per quanto riguarda l'Opec. quale manona ci sia dietro possiamo solo prefigurarcelo. ciao

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  4. sì, sì sì, e l'opec è tutt'altro che monolitico

    le scorte statunitensi di greggio e benzina ancora una volta parecchio superiori alle attese

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    1. Tutt'altro che monolitico.
      Componenti tribali della componente araba hanno un peso tutt'altro che tracurabile,indipendentemente dalle valutazioni economiche.
      Troppo petrolio in poco spazio.

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  5. Il Panglossismo è la materia che si studia a Economia,diversamente c'e "the ball magic",per chi volesse ,ci sono corsi serali.
    Entrambe le cose vanno bene più o meno il loro tasso di attendibilità sul medio lungo periodo di equivalgono
    Per fortuna c'è questo Blog ove si possono leggere cose diverse
    Diversamente non va bene per chi volesse giocare in borsa con la pensione, per questo ci sono persone sufficientemente preparate ,basta la terza media.
    L'economia dei libri è sempre quella delle statistiche del giorno dopo ove si può dire di tutto ed il loro contrario, basta aggiornare ascisse ed ordinate.
    A proposito, qualche buontempone ha una curva di Phillips di lungo periodo aggiornata ?

    Caino
    Se discuteva già nel dopo paradiso terrestre, mio fratello AB faceva l'economista dicendo orazioni quotidiane al Dio Capitale

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