venerdì 4 dicembre 2015

Il gioco della zuppiera


Esattamente un secolo fa, un tizio scriveva che con i numeri si possono sostenere tesi tra loro opposte. Ed infatti i recenti dati Istat sull’occupazione sono stati letti e interpretati secondo i punti di vista più diversi. La realtà dei fatti è che c’è sempre meno lavoro, e a lavorare sono i vecchi, mentre i giovani o sono disoccupati oppure lavorano in nero o s’arrangiano con dei lavoretti precari.

Non ci voleva molto a capire che se metto un tappo alle uscite blocco anche le entrate. Il problema è semplicemente irresolubile laddove regna il rapporto fra capitale e lavoro, ma dobbiamo avere fiducia, alla fine s’inventeranno qualcosa così come la Monti-Fornero quattro anni fa. Intanto avanti con il terrorismo sulle pensioni. Ci sono molti modi per far violenza alle persone e questi teppisti di Stato non ce ne risparmiano alcuno, compresa la furbata dello scontro generazionale.

Si sta facendo strada, però, il gioco della zuppiera. Vale a dire che se la quantità della minestra nella zuppiera è data, e posto che non è possibile diminuire drasticamente il numero dei cucchiai, allora sarà sufficiente ridurre la grandezza dei cucchiai stessi. Al momento si stanno indicando al pubblico ludibrio i cucchiai enormi (davvero indecenti) di chi percepisce pensioni di molte migliaia di euro il mese, ma con questa gente si può star sicuri del fatto che infine colpiranno soprattutto i cucchiai più modesti.

Ciò che invece i governi non faranno mai è di metter mano alla zuppiera dei profitti e della rendita finanziaria, quella vera e protetta dalle legislazioni fiscali. Vale la pena ricordare che nella lotta puramente economica il capitale è il più forte.


A fronte di tutto questo non vi è un’effettiva opposizione sociale e ciò sostanzialmente per viltà. Ognuno di noi è ristretto nei suoi piccoli e particolari interessi, nelle sue miserie, sempre pronto a mettere il dito nell’occhio del proprio vicino se questi gode di qualche spicciolo in più. E ciò fa il gioco di chi ha interesse a metterci gli uni contro gli altri, a sbranarci come cani intorno alla ciotola.

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