martedì 29 settembre 2015

Una tragedia in sé


Il comunismo novecentesco sarebbe responsabile di ogni nefandezza e atrocità. Peraltro nessun dubbio che si trattasse di regimi comunisti: le bandiere e i ritratti esibiti non lasciano dubbi al riguardo. La statalizzazione dei mezzi di produzione ne sarebbe la conferma, la volgarizzazione del il richiamo al marxismo il suo timbro di autenticazione.

Per contro i fascismi e le cento dittature che hanno costellato il Novecento sarebbero invece il frutto avvelenato d’ideologie che nulla hanno a che vedere con la “democrazia”. Gli Stati Uniti d’America, come già prima l’Inghilterra, sarebbero il faro delle libertà.

A chi possa far comodo questo modo d’intendere la realtà storica mi pare chiaro. Di che cosa si alimentino le guerre in essere lo sappiamo: sono conflitti tra la barbarie e la democrazia.

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Più di un quarto di secolo d’intervento militare diretto degli Stati Uniti in Medio Oriente, dalla prima guerra del Golfo fino all'invasione dell'Iraq nel 2003 e l'operazione di cambio di regime in Libia nel 2011, ha prodotto la più grande crisi dei rifugiati dalla seconda guerra mondiale. Da ultimo, i milioni di profughi in fuga dalla Siria sarebbero causa di quel terribile dittatore che risponde al nome di Bashar al-Assad.

Che l’approfondimento delle tensioni geopolitiche trovi alimento nella rottura economica in corso nell'economia capitalista mondiale è ipotesi lontana, quanto quella sulle reali cause della seconda guerra mondiale. Le guerre sarebbero, secondo una certa vulgata, la continuazione della politica con altri mezzi. Di quale politica? Le guerre hanno sempre come loro carattere fondamentale la lotta per la supremazia economica, per quanto i motivi adotti siano politici e ideologici.

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In tutto il mondo i governi stanno cercando di svalutare le proprie valute al fine di crearsi una posizione migliore nella lotta per i mercati globali, e ciò ricorda fin troppo bene le guerre valutarie e commerciali del 1930 che hanno portato al conflitto militare nel 1939.

Le banche centrali, con la Federal Reserve nel ruolo principale, sono in uno stato di confusione, senza politica coerente per guidare le loro azioni, come testimoniano i timori anche per un aumento di appena lo 0,25 per cento dei tassi che rischierebbe di far ripartire un nuovo tracollo finanziario.

Dal canto suo l’ONU non è mai stata un'organizzazione per la risoluzione dei conflitti e l’affermazione della pace mondiale, così come non lo fu la Società delle Nazioni. Anche nel caso dell’Onu si tratta di un organismo attraverso il quale le potenze cercano di far valere i loro interessi in conflitto per mezzo d’intrighi e cospirazioni. Fu istituita sotto la guida degli Stati Uniti, la potenza imperialista dominante, anzitutto per assicurare la sua egemonia nell’ordine mondiale del dopoguerra. La sua posizione dominante si basava sulla forza impareggiabile dell’industriale americana.

Da tempo gli Usa hanno perso questo ruolo di potenza industriale egemone e la classe dirigente americana deve fare affidamento sempre di più sulla supremazia militare per contrastare i suoi rivali, rovesciare i governi non sufficientemente flessibili e mantenere la sua influenza economica e geo-politica nei suoi alleati nominali in Europa e Giappone.

La Russia e la Cina rispondono alle minacce americane improvvisando il vecchio nazionalismo, essendo esse stesse delle potenze capitaliste che non hanno nulla di realmente progressivo sia sul piano sociale e sia nella risposta agli Usa. Vacillano tra un’impossibile conciliazione e le minacce militari in risposta alle continue provocazioni degli Stati Uniti, facendo così il gioco degli imperialisti guerrafondai.


È l’imperialismo moderno, quale espressione del modo di produzione capitalistico, che ci prepara a nuove tragedie, e già il nostro rifiuto di voler vedere e ammettere come stanno le cose costituisce una tragedia in sé.

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