venerdì 11 settembre 2015

Quando gli economisti inizieranno finalmente a lavorare


I mercati finanziari, e il sistema capitalistico globale più in generale, sono diventati così dipendenti dalla moneta a buon mercato che un indebolimento della sua offerta e un ritorno a un regime monetario più normale può far crollare l’intero sistema come un castello di carte.

Non si tratta di una congettura ma di un’evidenza così luminosa da accecare. Se i mercati sono così preoccupati per un possibile aumento dello 0,25 per cento dei tassi statunitensi, allora i problemi dell'economia mondiale sono ben più gravi di quanto viene ammesso. Tanto per dire, la previsione della Banca Mondiale per la crescita globale del 2,8 per cento, fatta solo lo scorso giugno, è già completamente fuori dalla realtà.

L’enorme speculazione su cui regge questo sistema economico-finanziario tende al crollo (*). Non importa se tra uno o tra dieci anni, queste cose hanno una scala temporale che non tiene in alcun conto la contabilità con cui gli economisti e ancor più i politici sono soliti misurare il tempo storico. In ogni caso si tratterà di un evento inevitabile e che provocherà un terremoto sociale di cui le crisi precedenti saranno a confronto dei semplici sussulti.

Stanno guadagnando in ampiezza e in profondità la contraddizione e il contrasto tra i rapporti di distribuzione della ricchezza (e dunque anche i rapporti di produzione cui la distribuzione si riferisce) e le forze produttive (vale a dire la capacità produttiva e di sviluppo della società). Ogni cosa lo dimostra, basta farci caso.

In termini più sintetici, adatti ad un twitter, si potrebbe dire che che i rapporti di distribuzione hanno un carattere storico che dipende dai rapporti di produzione, dei quali essi esprimono solo un aspetto. Con un secondo cinguettio, si potrebbe essere più corrivi dicendo che l’offerta è di gran lunga superiore alla domanda, la quale però resta al di sotto dei bisogni e dei desideri. 

E non c’è dottrina economica, manovra monetaria e anatema politico che possano esorcizzare la scarsa propensione al consumo dei poveracci. E, ad ogni buon conto, ricordiamoci che la genesi della crisi va cercata nella produzione di plusvalore e non nella sua realizzazione.

Nel sistema economico attuale non c’è un piano e non si può prevedere nulla. Quando nascerà un altro sistema economico, in cui sarà possibile fare previsioni, sarà il momento in cui finalmente gli economisti inizieranno a lavorare.


(*) Spero questo termine non venga frainteso.

6 commenti:

  1. Senza offesa per i più preparati, ma attualmente stanno alla materia, come gli astrologi stanno allo studio delle costellazioni.

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  2. Cara Olympe,
    su altro blog ,ho definito questo tuo nuovo intervento di una chiarezza abissale,tanto che a questo punto ,diventa abissale il tentativo di confutarlo.Ci gireranno al largo,i soliti ragioneri borghesi,mentre i veri ragionieri salariati continueranno a fare il loro onesto lavoro di contabili precisi ed affidabili.

    caino

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  3. E' così.
    I puntini ci sono tutti, basta volerli unire con delle linee e il disegno appare chiaro.
    Purtroppo, sembra proprio che per la prossima crisi siano già pronte diverse opzioni perchè, anche questa volta, possano volgerla a loro beneficio, alzando ancora di un livello il tormento per le classi subalterne e il degrado del pianeta.
    Per la prossima si vedrà.
    Del resto, guardando all'indietro, la storia ci dice chiaramente che l'ignoranza, la divisione, la capacità di sopportazione e la paura del popolo sono grandi.
    Certo non infinite.
    Per questo bisogna tenersi care persone come te che lavorano molto, con lucida onestà, a tener vive le armi della critica per quando i due fattori inverteranno la sequenza.g

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  4. Vedo più adeguato, va più incontro alla percezione attuale, magari demagogica, l'accento marxiano sul capitalismo come unità di produzione, circolazione e distribuzione della ricchezza sociale

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  5. Particolari che arricchiscono il tuo notevole quadro:

    Rischio Fed su 2.400 miliardi di bond
    http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-09-13/rischio-fed-2400-miliardi-bond-081131.shtml?uuid=ACUfD1w

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