lunedì 28 settembre 2015

Né lineare, né pacifico


Pietro Ingrao riteneva di essere un reduce del passato millennio. In varia misura reduci di quel vecchio mondo di antiche contraddizioni e però ancora forte delle sue certezze lo siamo tutti, cioè quelli che sono diventati adulti prima del 1989, della rivoluzione elettronica e della nuova fase della globalizzazione.

Almeno sul piano dell’ufficialità prevalse nel Pci l’idea del carattere progressivo dell’Urss e che lo stalinismo fosse un’anomalia transitoria. Certo, non va dimenticata la temperie nella quale si sono svolti i fatti, i fascismi, la guerra e tutto il resto, e tuttavia con quale grave ritardo (1981) si è dichiara esaurita “la spinta propulsiva dell’Ottobre”.

Ingrao assunse una posizione critica ben prima di quella dichiarazione berlingueriana, ma con infinite cautele. Non ruppe apertamente col partito e fu, dopo l’XI congresso, in buona sostanza emarginato. I più giovani, che a lui guardavano, proponevano un punto di vista diverso, distante dall’Urss e di vicinanza alla Cina di Mao. Furono espulsi dal partito per aver dato vita al Manifesto.

Acqua passata non macina più.

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Il nuovo millennio ha al suo centro il carattere internazionale della produzione, e di per sé ciò costituisce la premessa per uno sviluppo enormemente progressivo perché aumenta notevolmente l'efficienza del lavoro umano e crea le condizioni materiali per superare la povertà e l'arretratezza in tutto il mondo e per aumentare il livello materiale e culturale di tutta l'umanità.

Sennonché questo processo è frenato e distorto dai caratteri propri del vecchio millennio, ossia, sul piano politico, dal permanere degli stati nazionali, e, sul piano economico, dal carattere peculiare del capitalismo, ossia dalla produzione del plusvalore per il plusvalore.

La crisi di questo modo storico di produzione e di appropriazione della ricchezza è palese a tutti. In altri termini, nello sviluppo storico reale si tratta della più classica contraddizione venuta a maturazione tra sviluppo delle forze produttive materiali della società e i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà.


L’esperienza storica ci mostra come tale contraddizione si risolva con il cambiamento della base economica e come tale processo sconvolga, più o meno rapidamente, tutta la gigantesca sovrastruttura sociale. Va da sé che ciò non ha mai avuto né un carattere lineare né, per gli interessi contrapposti tra le diverse classi, un carattere pacifico.

6 commenti:

  1. Politicamente non ha inciso neanche di una virgola all'interno del PCI e DS accettando e tacendo su tutto e più di tutto quello conto cui predicava.

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  2. Nel mio piccolo ho avuto due maestri: Pietro Ingrao e Luigi Pintor. Diversissimi ma fondamentali, almeno per me. In loro ho trovato sempre risposte alle mie domande, alle mie paure, alle mie incertezze. Io ormai ho i miei anni ma per i giovani che cercano una guida adesso chi c'e?

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