giovedì 13 agosto 2015

Nella condizione che conosciamo bene


Il Fondatore di Repubblica risponde al Fustigatore di Solgenitsyn "soprattutto per ringraziarlo per le parole di amicizia e di stima, che contraccambia con identici sentimenti", il quale a sua volta aveva risposto al Fondatore "in uno sforzo di dialogo, nuovo segno della loro amicizia". La forma ha la sua importanza, nonostante i tempi e anzi in ragione di questi. E che a occuparsi a tutta pagina di certi temi siano dei nonagenari, non privi d’influenza, è pure un segno dei tempi.

Infatti, uno dei due parla di legge elettorale Acerbo, che fu applicata per la prima e ultima volta il 6 aprile 1924, ossia esattamente il giorno stesso in cui egli nacque. L’altro, ebbe ad affermare che “il GUF era in effetti un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste”. E che un’articolazione del Partito Nazionale Fascista, cui si aderiva provenendo dalla Gioventù italiana del littorio, fosse un “vivaio antifascista”, pur vestendo orgogliosi, come il Fondatore e il Fustigatore, la divisa con i pantaloni a sbuffo alto e la camicia nera, è cosa diventata di senso comune, soprattutto dal dopoguerra.



Insomma, due uomini anzianissimi e saggi che sanno di ciò che parlano. Entrambi non marxisti, sostiene il Fondatore, e per quanto lo riguarda non c’è dubbio. Per quanto concerne l’altro “non marxista”, già dirigente di primo piano del Partito comunista, si potrebbe nutrire qualche dubbio, almeno per quanto riguarda gli antichi intendimenti, ma non è il caso d’insistere su una materia così urticante e superata dagli eventi e dal maturare delle circostanze. Lasciamo che l'ex Guf e poi ex Pci creda d'essere stato sempre ciò che anche il suo amico Fondatore dice di entrambi.

Ossia liberal-democratici della prima ora e segnatamente di cultura azionista, puntualizza il Fondatore. Vero è che da democratico qual è sempre stato, il Fustigatore di Solgenitsyn, ebbe a scrivere “contro la sopravvivenza di norme giuridiche fasciste che colpiscono, come vilipendio delle istituzioni, i reati di opinione”. Sennonché dalle parti di Firenze abita un uomo molto simpatico che non le manda a dire tramite il suo blog, e proprio di recente, quando ancora regnava al Quirinale il Fustigatore di Solgenitsyn, è stato “rinviato a giudizio” proprio sulla base della sopravvivenza di norme giuridiche fasciste che colpiscono, come vilipendio delle istituzioni, i reati di opinione.


Non serve dunque chiedersi il perché e il percome questo paese, in cui tanta parte e responsabilità ha avuto questa tempra di galatuomini liberal-democratici, sulla cui coerenza intellettuale non c’è ombra di dubbio, e la relativa classe dirigente, giudicata a torto da un alto magistrato “nel suo complesso come la più retriva, corrotta e violenta dell'occidente”, versi nella condizione che conosciamo bene.

4 commenti:

  1. Non mi ha mai sorpreso il fatto che il Fustigatore sia per lo più stato risparmiato dall' accusa di "comunista" che ha sempre colpito i suoi più scialbi compagni di partito a mo' di spauracchio per il terrorizzato pubblico di telenovelas; la destra ha sempre avuto polpastrelli sensibilissimi all'orbace, anche quando confezionato da Caraceni.
    Non dovrebbe mancar molto alle celebrazioni congiunte, il 25 aprile, fra i resistenti e i frondisti di "Gerarchia"; e chi meglio dei due saprebbe giustificare le immancabili "radici comuni" necessarie all'operazione ?
    Meglio sbrigarsi, prima che la natura faccia il suo corso.

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  2. Un bell'esempio di " franza o spagna " cioe' di come da noi i " furbi" " galleggino " sempre senza alcun " turbamento" e sotto qualunque "clima".
    Insomma due " arciitaliani" " di successo" .

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