sabato 22 agosto 2015

Il dubbio di Amleto


“... o prender l'armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli.”

Siamo imbrigliati nell’appassionante dibattito sui funerali kitsch di uno dei tanti benefattori del made in Italy per dare troppo peso alle stragi di civili e alla distruzione di memorie storiche nel vicino oriente, così come l’ammazzamento nel Mediterraneo di migliaia di uomini, donne e bambini fa meno notizia dell’apertura del campionato di calcio. Siamo tutti come dei sonnambuli.

A cominciare dall’ONU la cui azione politicamente non ha rilievo, e interviene con la sua agenzia per i rifugiati e cioè solo dal lato dell’assistenza. Vorrei sapere quanti dei bagnati in spiaggia ma anche dei deputati del parlamento saprebbero di primo acchito indicare – senza chiedere l’aiutino – il nome esatto dell’attuale segretario delle Nazioni Unite.

Proprio l’ONU segnala che ci sono più rifugiati nel mondo oggi che in qualsiasi altro periodo del dopoguerra. Il numero è impressionante: si contano quasi 60 milioni di persone sfollate con la forza. Si tratta di quasi tre volte il numero registrato appena un decennio prima. Su scala globale, ogni 122 persone c’è un rifugiato o in cerca di asilo. La maggioranza (51 per cento) dei rifugiati sono sotto i 18 anni.



C’era chi proclamava la fine della storia e delle ideologie, come se le religioni, tanto per dire, non fossero un’articolazione importante dell’ideologia. Come se lo sfruttamento dell’uomo da parte dei suoi simili avesse cessato di produrre i suoi effetti anche sul piano delle idee oltre che sul piano economico. E poi guarda caso i paesi maggiormente coinvolti in situazioni di guerra sono Afghanistan, Iraq, Siria e Libia. Dice nulla questo fatto?


Frontex, l'agenzia dell'Unione europea, ha riferito che 107.500 sono stati i migranti censiti alle frontiere europee il mese scorso, tre volte di più del luglio 2014. Non è da escludere che le richieste d’asilo in Europa possano superare quest’anno le 400mila (non le 800mila delle balle sparate dalle autorità tedesche per la sola Germania). E tuttavia milioni di profughi siriani, a causa di una guerra fortemente voluta e sostenuta dalle petromonarchie arabe, dalla Turchia e dal loro alleato americano, sopravvivono in Giordania e in Turchia in enormi campi profughi dalle dimensioni di città.

Angela Merkel ha espresso le proprie preoccupazioni per l'arrivo di migliaia di rifugiati sulle coste del continente, paventando che tale questione potrebbe avere un impatto più grave di quello della Grecia e della stabilità dell'euro (la stabilità dell’euro!). Infatti a breve s’incontrerà per discutere il problema con Hollande. Con Renzi invece ci beve il Prosecco.

Si tratta, tra l’altro, di moltitudini portatrici di abitudini e comportamenti estranei e le nostre paure sono abilmente strumentalizzate con allarmanti previsioni, e poco c’importa che ormai la miriade di lavori molto umili e faticosi e di cui non possiamo fare a meno siano a carico proprio di quelle moltitudini che scappano da guerre e fosca miseria. Di questo genere di schiavi che tolleriamo per utilità ne sono giunti abbastanza, ora basta. Aiutiamoli a morire a casa loro.

La risposta è in non pochi casi solo di ordine pubblico. A fronte di soli 5.000 migranti che vivono in condizioni spaventose al porto di Calais, il ministro degli esteri britannico Philip Hammond ha detto: “L'Europa non può proteggere se stessa e preservare il suo tenore di vita e le infrastrutture sociali se si deve assorbire milioni di migranti dall'Africa”.

E allora perché non pensarci prima? Ci sono anzitutto due cause che provocano queste catastrofi umanitarie e i relativi sconquassi sociali: anzitutto le guerre imperialiste e la distruzione economica del pianeta da parte di un capitalismo vorace che non conosce limiti. L’Africa e l’Asia, così come l’America Latina e l’Est Europa, non sono più soltanto dei serbatoi di lavoratori a basso costo, e tale situazione ora presenta il conto (*).


Lo vediamo bene il motivo di questo inferno: il sistema capitalistico poggia ancora su una divisione anacronistica del pianeta in Stati nazionali e aree economiche antagoniste, e sulla proprietà privata dei grandi mezzi di produzione. Il sistema dove domina il tuo e il mio delle risorse, lo sfruttamento sconsiderato, le guerre per l’esclusivo controllo.

È troppo utopistica oggi una società basata sull’utilizzo e lo sviluppo delle abbondanti risorse della terra e di quelle umane allo scopo di assicurare una vita degna di essere vissuta a tutti? Certo, è utopico anche solo parlarne se a dominare il discorso pubblico è l’idea che solo nel capitalismo si trovino le risposte giuste.

Non c’è un solo economista o politico di rilievo, anche tra i più “estremisti”, che non azzardi di riformare il sistema intervenendo sull’imposizione fiscale, sul riequilibrio delle forze produttive e il miglioramento della distribuzione e altre pie speranze del genere.

Che cosa possiamo fare invece per cambiare questo stato di cose? Nulla finché la stragrande maggioranza delle persone vede la garanzia del proprio benessere in questo sistema. Nulla finché in ciascun nodo della materia sociale domina la seduzione alienata. Nulla finché ci riproduciamo come feticci compatibili. Nulla finché non scioglieremo il dubbio che fu di Amleto.

Sarà solo la necessità, dunque, a condurci su una strada diversa? Non prima d’immani catastrofi (non escluso un collasso di civiltà) che per ora ci sfiorano, ma vi sono chiari segnali che non sarà così ancora a lungo.

E alla fin fine ricordiamoci che non siamo nulla di speciale.


(*) A Napoli, nel 1754, pare si contassero 40.000 mendicanti provenienti dalla provincia. Si rispose moltiplicando i provvedimenti d’espulsione. Alla fine del secolo il pauperismo raggiunse la Germania in proporzioni non dissimili dalle attuali. Si rafforzarono i posti di guardia alle porte delle città. Il letterato Lodovico Bianconi, un ammiratore ante litteram dei tedeschi, a Proposito di Dresda, scriveva nel 1762: “Qui non è permesso in verun modo a gentaglia di vivere in ozio, ed i vagabondi sono indifferentemente arrestati ed esigliati”. A Marsiglia nel luglio del 1720 si ordinò l’espulsione di 3.000 mendicanti. Per quanto riguarda l’Inghilterra è sufficiente leggere ne Il Capitale il capitolo 24: La cosiddetta accumulazione originaria. Il capitolo si articola così: 1. L'arcano dell'accumulazione originaria; 2. Espropriazione della popolazione rurale e sua espulsione dalle terre; 3. Legislazione sanguinaria contro gli espropriati dalla fine del sec. XV in poi. Leggi per l'abbassamento dei salari; 4. Genesi dei fittavoli capitalisti; 5. Ripercussione della rivoluzione agricola sull'industria. Creazione del mercato interno per il capitale industriale; 6. Genesi del capitalista industriale; 7. Tendenza storica dell'accumulazione capitalistica.

12 commenti:

  1. e si comportano come se il profugo di guerra e quello economico non fossero due facce della stessa merdosa medaglia

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  2. La miseria

    A mio avviso,nasce l'esigenza di un opera che lasci ai posteri (se ne rimarranno) di una Enciclopedia che rappruppi e sistematizzi tutte le "miserie"del capitalismo.
    Il Titolo potrebbe essere La Miseria del capitalismo.
    Potrei collaborare alle voci "riformismo" e democrazia.
    Non rimpiango chi si dovra'occupare della voce "stragi"

    caino

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  3. Non so altrove, ma in Italia il dibattito verterà sicuramente molto più sul nuovo palinsesto televisivo della prossima stagione autunno-inverno. Una vita da struzzi.

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  4. Mi permetto d'inserire dei versi di Bertolt Brecht che mi sembrano molto significativi.
    "E il nemico ci sta innanzi
    Più potente che mai.
    Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
    Una apparenza invincibile.
    E noi abbiamo commesso degli errori, non si può negarlo.
    Siamo sempre di meno. Le nostre
    Parole d’ordine sono confuse. Una parte
    Delle nostre parole
    Le ha stravolte il nemico fino a renderle
    Irriconoscibili.

    Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
    Qualcosa o tutto? Su chi
    contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
    via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
    comprendere più nessuno e da nessuno compresi?

    O contare sulla buona sorte?

    Questo tu chiedi. Non aspettarti
    Nessuna risposta
    Oltre la tua".

    (Bertolt Brecht da :Poesie di Svendborg )

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  5. LA GUERRA GLOBALE? È GIÀ IN CORSO
    intervista di Fabio Mini
    http://sollevazione.blogspot.it/2015/08/la-guerra-globale-e-gia-in-corso_22.html

    E se lo dice anche un generale... Ciao, e sempre complimenti, sei come il vino buono, col tempo migliori g
    p.s volevo fare delle considerazioni sull'uso politico della migrazione, nel lungo periodo per rendere la società civile priva di radici e di amalgama culturale e "meticciarla alla kalergy" per renderla più arrendevole, ma non ho l'energia. allego solo due citazioni di marx da solevazione:

    «Il progresso industriale che segue la marcia dell'accumulazione, si attua anche aumentando in apparenza il numero dei lavoratori impiegati rimpiazzando una forza superiore e più cara con più forze inferiori e meno care, l'uomo con la donna, l'adulto con l'adolescente e il bambino, uno yankee con tre cinesi. Ecco diversi metodi per diminuire la domanda di lavoro e rendere l'offerta sovrabbondante, in un parola per fabbricare una sovrappopolazione.
    «L'eccesso di lavoro imposto alla frazione della classe salariata che si trova in servizio attivo ingrossa i ranghi della riserva aumentandone la pressione che quest'ultima esercita sulla prima, forzandola a subire più docilmente il comando del capitale» [Il Capitale, Libro, I, 7,25]

    «Il progresso industriale che segue la marcia dell'accumulazione, si attua anche aumentando in apparenza il numero dei lavoratori impiegati rimpiazzando una forza superiore e più cara con più forze inferiori e meno care, l'uomo con la donna, l'adulto con l'adolescente e il bambino, uno yankee con tre cinesi. Ecco diversi metodi per diminuire la domanda di lavoro e rendere l'offerta sovrabbondante, in un parola per fabbricare una sovrappopolazione.
    «L'eccesso di lavoro imposto alla frazione della classe salariata che si trova in servizio attivo ingrossa i ranghi della riserva aumentandone la pressione che quest'ultima esercita sulla prima, forzandola a subire più docilmente il comando del capitale» [Il Capitale, Libro, I, 7,25]

    «Il progresso industriale che segue la marcia dell'accumulazione, si attua anche aumentando in apparenza il numero dei lavoratori impiegati rimpiazzando una forza superiore e più cara con più forze inferiori e meno care, l'uomo con la donna, l'adulto con l'adolescente e il bambino, uno yankee con tre cinesi. Ecco diversi metodi per diminuire la domanda di lavoro e rendere l'offerta sovrabbondante, in un parola per fabbricare una sovrappopolazione.
    «L'eccesso di lavoro imposto alla frazione della classe salariata che si trova in servizio attivo ingrossa i ranghi della riserva aumentandone la pressione che quest'ultima esercita sulla prima, forzandola a subire più docilmente il comando del capitale» [Il Capitale, Libro, I, 7,25]


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  6. E qualche anno dopo:

    «A causa della concentrazione crescente della proprietà della terra, l'Irlanda invia la sua sovrabbondanza di popolazione verso il mercato del lavoro inglese, e fa abbassare così i salari degradando la condizione morale e materiale della classe operaia inglese.
    «E il più importante di tutto: ogni centro industriale e commerciale in Inghilterra possiede ora una classe operaia divisa in due campi ostili, i proletari inglesi e i proletari irlandesi. L'operaio inglese medio odia l'operaio irlandese come un concorrente che abbassa il suo livello di vita. Rispetto al lavoratore irlandese egli si sente un membro della nazione dominante, e così si costituisce in uno strumento degli aristocratici e dei capitalisti del suo paese contro l'Irlanda, rafforzando in questo modo il loro dominio su lui stesso. Si nutre di pregiudizi religiosi, sociali e nazionali contro il lavoratore irlandese. La sua attitudine verso di lui è molto simile a quella dei "poveri bianchi" verso i "negri" degli antichi Stati schiavisti degli Stati Uniti d'America.
    L'Irlandese gli rende la pariglia, e con gli interessi. Egli vede nell'operaio inglese nello stesso tempo il complice e lo strumento stupido del dominio inglese sull'Irlanda.
    «Questo antagonismo è artificialmente mantenuto e intensificato dalla stampa, dagli oratori, dalle caricature, in breve da tutti i mezzi di cui dispongono le classi dominanti. Questo antagonismo è il segreto dell'impotenza della classe operaia inglese, a dispetto della sua organizzazione. E' il segreto grazie al quale la classe capitalista mantiene il suo potere. E questa classe ne è perfettamente cosciente» [K. Marx; lettera a a S. Meyer e A. Vogt, 9/4/1870].

    Mi sembra che sull'immigrazione a carico dell'europa prodotta dagli usa in maniera industriale con le guerre sia perfetta la frase:
    "E' il segreto grazie al quale la classe capitalista mantiene il suo potere. E questa classe ne è perfettamente cosciente»

    Del resto per fare le enclosure ci voleva anche una lungimiranza e potenza politica lucidamnete al servizio di un progetto economico di classe.

    Altro esempio di strategia sociale di dominio, forse un modello futuro:

    Fulvio Grimaldi: “Messico, angeli e demoni nel laboratorio dell’Impero”
    http://www.pandoratv.it/?p=3800

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    1. "...per rendere la società civile priva di radici e di amalgama culturale"

      detto senza polemica purtroppo il problema si annida al livello della società civile radicata nel rapporto capitalistico e da questo conseguentemente amalgamata
      la tradizione storica specifica completa il quadro anche con notevoli differenze tra qui e là ma all interno di linee ben definite

      inoltre leggerei la strategia sociale di dominio (o progetto economico di classe) non tanto come una serie di passaggi obbligati e premeditati, come mi pare si intenda, ma come una catena logica in cui un anello richiama quello successivo in maniera autocatalitica, generandolo in base alle necessità momentanee o al più di medio termine dell'accumulazione

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    2. devi comprendere, di là di ogni altra considerazione, che devo parametrarmi a un blog e cercare di farmi capire

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    3. D'accordo con quanto dici, tranne quando scrivi "generandolo in base alle necessità momentanee o al più di medio termine dell'accumulazione", ed escludi logiche premeditate.
      Bisogna pensare,infatti, anche alle multinazionali, alle grandi finanziarie, ai grandi apparati militari che compenetrano e "condizionano" le politiche nazionali e i cui tempi di pianificazione lavorano su periodi non proprio brevi ( per noi significano il tempo di alcune generazioni) e il cui oggetto di manipolazione è ormai globale.
      Per stare ad esempi concreti, e più attuali delle enclosure, pensa alle sinergie politiche economiche dell'operazione euro e presto ttip, alle politiche del debito, alla nato, etc.,etc. Vengono da lontano e guardano molto lontano...e hanno spessori logico analitici molto profondi e articolati.
      Scriveva qualcuno che "loro abitano in cima ad altissimi grattacieli e vedono più lontano di noi che abitiamo i piani bassi".
      Per la "la tradizione storica specifica", quando te la trovi davanti tra i colleghi di lavoro, ti assicuro che se è già molto difficile intendersi nel discorso politico con gli italiani, lo è di più con tanti marocchini, filippini, romeni, slavi, egiziani, etc. , anche se non impossibile, proprio perchè "il brodo di coltura" è sempre la società capitalista e quindi anche le sue contraddizioni Ciao

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  7. Si stanno organizzando per riempire le fabbriche quando noi le lasceremo vuote per endare in guerra.

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