mercoledì 12 agosto 2015

Come se l'autore ...


“[…] come se l’autore avesse improvvisamente cessato
di aver fiducia nell’intelligenza e nella pazienza del lettore.”

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Prima che la notizia la divulghi Renzi con un suo hashtag contro il decadentismo che non aiuta la “crescita”, segnalo che oggi cade il 60° anniversario della morte di Thomas Mann.

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“Quando nel 1901 apparvero I Buddenbrook [Verfall einer Familie: Decadenza di una famiglia], l’aristocrazia mercantile era ben lungi dal prevedere il suo rapido declino, credeva forse di avere altri settecento anni davanti a sé”. Così scriveva Cesare Cases nell’Introduzione al romanzo di Mann. Qualche pagina dopo: “Nulla permette di supporre che l’autore di questo libro creda nella fine dei valori borghesi, nemmeno in una fine di fatto, e non di diritto, a opera degli Hagenström”, cioè dei nuovi padroni del civico numero 4 della Mengstraße.

Si deve credere, come già ebbe a suggerire Giuseppe Tomasi, che il processo storico proceda come “una lenta sostituzione di ceti” che infine lascia “tutto com’è”? La ragione profonda non è analizzata e viene colta solo in superficie. Fu già Marx a porla in chiaro con una riflessione su cui anche troppi marxisti o sedicenti tali hanno fatto finta di nulla:

[…] in tutte le rivoluzioni finora avvenute non è mai stato toccato il tipo dell’attività, e si è trattato soltanto di un’altra distribuzione di questa attività, di una nuova distribuzione del lavoro ad altre persone […].

Per converso di una nuova distribuzione del potere. Sempre nell’Ideologia tedesca, nel secondo capitolo, scrive:

Ne consegue che tutte le lotte nell’ambito dello Stato, la lotta fra democrazia, aristocrazia e monarchia, la lotta per il diritto di voto, ecc. ecc., altro non sono che le forme illusorie nelle quali vengono condotte le lotte reali delle diverse classi […].


E a proposito di forme illusorie, lo sviluppo tecnologico è cosa buona o cattiva? Entrambe? In rapporto al capitale, alla fatica (ma non al tempo liberato), in rapporto a che cosa è buono o cattivo tale sviluppo? Certo, per chi vede tale sviluppo solo sotto l’aspetto dell’automazione e della robotizzazione, ci si può ricamare sopra di fantasia. Dal punto di vista oggettivo rafforza il potere del capitale da un lato e aumenta la condizione di sottomissione e di miseria dell’operaio dall’altro, ossia in rapporto inverso con la potenza e la qualità della sua produzione. E però viene a crearsi una situazione inedita laddove la quantità di lavoro erogato nella produzione non è più la fonte principale per la creazione di ricchezza della società, e la quantità di prodotti disponibili non è determinata dalla quantità del lavoro erogato, immediato, ma dalla sua stessa forza produttiva. E ciò ha un’implicazione storicamente straordinaria, pur rimanendo nel modo di produzione capitalistico la quantità di tempo di lavoro immediato fattore decisivo della produzione di plusvalore. Ecco dunque il punto: quali effetti avrà sul capitalismo tale sviluppo, quali implicazioni sulle sue contraddizioni, sul processo di accumulazione, oltre al fatto, palese, di aumentare enormemente la disoccupazione e di creare qualche posto da smanettone? A chi saprà rispondere andrà in regalo un cubo di Rubik.

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Nel prossimo post, sempre a riguardo di forme illusorie, fornirò alcuni dati molto interessanti a riguardo del ruolo dell’astensionismo in un particolare frangente storico, laddove essi dimostrano come la diminuzione degli astensionisti favorì l’affermazione di Hitler. Non resta che attendere trepidanti.

8 commenti:

  1. "la quantità di tempo di lavoro immediato fattore decisivo della produzione di plusvalore"

    E' proprio il nodo su cui riflettevo ma, lavorando adesso come schiavo. non ho tempo di andare a riguardarmi i passi del capitale in merito.

    Se hai voglia ti uso come wikipedia per un chiarimento.

    Se ricordo bene, per Marx, il capitale costante non aggiunge più valore al prodotto di quanto ne incorpori.
    Ma non è che può funzionare anche così: una volta ammortizzato nella realizzazione della vendita d una certa quantità di prodotti il costo del capitale costante - in specifico la sua parte di macchinari - la produzione successiva può rappresentare una parte di plusvalore nella formazione del prezzo, e quindi diventare profitto?

    Spero di non essere molesto e di aver spiegato la questione. un abbraccio, ciao.g

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    1. ma quale molesto. mio caro amico avevo già visto in un tuo precedente commento che la cosa non ti era proprio chiarissima, am appunto, in amicizia, ho lasciato correre (con un po' d'angoscia). ora che me lo chiedi ti rispondo volentieri, ma solo dopo pranzo, insomma in giornata. ciaoooo

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    2. il capitale costante non aggiunge più valore al prodotto di quanto ne incorpori. Però non lo cede tutto in una volta, almeno per quanto riguarda il capitale fisso (che è concetto diverso da quello di capitale circolante). Solo la forza-lavoro (la parte non retribuita) è plusvalore. Quanto al prezzo cui viene venduta una merce (paradossalmente anche sotto il suo valore) è tutt’altro paio di maniche. È vero che profitto è sinonimo di plusvalore, ma in rapporto al capitale non sono la stessa cosa:
      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2015/04/perche-cala-il-prezzo-delle-uova.html

      il saggio del profitto viene calcolato in rapporto a tutto il capitale, il saggio del plusvalore solo in rapporto al capitale variabile (salari)

      di poi, attenzione: allo stesso modo che il progresso tecnico fa scendere il valore delle merci impiegate come capitale costante, in modo altrettanto progressivo consente all’operaio di mettere in movimento una quantità notevolmente maggiore dello stesso capitale.

      A disposizione.

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    3. Grazie Marxpedia, sempre gentile.
      Brutta cosa avere poco tempo per leggere.
      Ciao, una buona giornata.

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  2. la diminuzione degli astensionisti favorì l’affermazione di Hitler.

    Fu questione di marketing . In termini "sociali" l' NPD forniva un prodotto nuovo rispetto ad altri che avevano già mostrato i loro "limiti".
    In sostanza l' NPD sfrutto' un buco ( la non-minaccia alla proprietà' privata ) in un sistema "democratico" borghese che disattendeva un "mercato" politico chiuso. ad ogni istanza sociale .

    E anche se questa precondizione sembra sempre piu' ritornare , la lezione è stata imparata e quindi nessuno "trepidi" ; il sistema non permetterà ' più alcuna "sovverzione democratica" di se . All' occorrenza , prima che la cosa degeneri , qualche "incidente" una buona " propaganda" e fossanche qualche "carro armato " metteranno tutto a posto :-)

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  3. " quali effetti avrà sul capitalismo tale sviluppo, quali implicazioni sulle sue contraddizioni, sul processo di accumulazione, oltre al fatto, palese, di aumentare enormemente la disoccupazione e di creare qualche posto da smanettone? "

    è molto semplice, cara Olympe. L' enorme aumento della disoccupazione verrà tenuto a bada dal reddito di cittadinanza e l'accumulazione di capitale si trasformerà in accumulazione di conoscenze e risorse tecnico-scientifiche.

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  4. Proprio oggi si parla del futuro valore degli smanettoni. Anzi, del loro "valore attualizzato", vogliamo mettere ?

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/13/il-conto-salato-degli-studi-umanistici/

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