sabato 11 luglio 2015

Quella cattiva coscienza soggettiva


Ciò che è sempre in questione, al centro del pensiero critico e resta però inespresso, è l’ipotesi di un possibile diverso. Tale assenza di alternativa crea quel vuoto che è il destino dell’agire contemporaneo da almeno alcuni decenni. La sfiducia e la rassegnazione non bastano a spiegare questo stato di cose.

Vero è che un secolo di tentativi rivoluzionari è fallito, nel senso che una società senza classi non solo non è stata realizzata ma viene ora percepita come un progetto chimerico. E tuttavia, proprio alla luce di questi eventi, siamo ben coscienti (o dovremmo esserlo) da un lato che la liberazione materiale è preambolo alla liberazione umana e alla sua storia, e dall’altro che un simile progetto non può essere giudicato semplicemente sulla base dei suoi incerti. 



L’accumulazione della produzione e delle capacità tecniche va ancora più in fretta di quanto un tempo si poteva ragionevolmente immaginare. Siamo entrati in un’epoca in cui lo sviluppo e l’accrescimento dei mezzi materiali sembra non avere fine, l’impiego della tecnologia elettronica ha cambiato il mondo di segno e prospetta un futuro di cui non riusciamo a indovinare i limiti e tracciarne i confini.

Tuttavia dobbiamo prendere atto che tale sviluppo e le sue dinamiche economiche rimangono al servizio d’interessi fondamentalmente statici, ostacolo a una vita sostenibile, che conducono alla distruzione del pianeta e alla morte. La natura non è un problema tra i tanti, ma il contesto di ogni altra cosa.

Nessuna scorciatoia è possibile, alcun rimedio praticabile all’interno della gabbia del profitto. E però appare chiaro che non basta dire di No (da ultimo, il caso greco è eloquente). Anche perché ciò che nell’ideologia è menzogna incosciente (e solo iddio sa quanta ce n’è), diventa menzogna sistematica quando copre gli interessi al potere e garanzia della loro conservazione.


Dobbiamo allora chiederci innanzitutto se la nostra critica del presente è davvero sincera e coerente come lo è l’apologia che sostiene e valorizza il modello regnante. La vera critica, l’amore per la verità per se stessa, non conosce quella cattiva coscienza soggettiva che è invece così tipica del discorso pubblico. Perché l’autentica critica non è legata ad alcuna forza dominante del presente, né all’idea prevalente che non c’è alternativa migliore a questo sistema.

2 commenti:

  1. La politica esegue pedissequamente gli ordini impartiti dai padroni del mondo, delle multinazionali, dai banchieri etc. La politica è esclusivamente al servizio del padroni. Come Tsipras, Varoufakis e chiunque altro. I politici stanno al popolo come i pastori stanno alle loro pecore. Ragionare da mane a sera su cosa andrebbe fatto e non fatto per migliorare la vita è l'unica libertà concessa all'umanoide schiavo per fargli trastullare il cervello e sognare di poter cambiare il mondo ed il suo destino. Tanto vale per tutto e quindi anche per il voto, i referendum, la protesta ed i giro girotondi. La protesta civile equivale al pianto del condannato a morte mentre il boia affila la lama della ghigliottina e sistema la gerla per raccoglierne la testa mozzata.
    D'accordo con te su tutto compresa l'inutilità del referendum passato, di quelli futuri e di qualsiasi decisione presa da qualsiasi politico di destra o di sinistra. Vanno secondo me eliminati i rappresentanti del "popolo" che rappresentano esclusivamente i loro padroni. Su questo equivoco di democrazia si mantiene in vita il pianeta. Un mondo di schiavi tutto sommato felici di lavorare per il proprio padrone. Buona estate e grazie per quanto scrivi e per la voglia di farlo. Ciao.

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