mercoledì 10 giugno 2015

Prima le catene


Ieri sera ascoltavo uno sconsolato segretario generale dei metalmeccanici ammettere che una grave questione è l'astensione dal voto. Che metà degli elettori non si sentono rappresentati. Soprattutto si doleva del fatto che in questi anni il sindacato non è riuscito ad ottenere nulla dalla contrattazione, nulla dalle cosiddette riforme del lavoro, nulla dal lato dell’occupazione, eccetera. Maurizio Landini non ha detto che astensione e fallimento delle politiche riformistiche sono due lati della stessa medaglia. Sicuramente lo pensa, ma se ne guarda bene dal dirlo pubblicamente.

Landini, a ragione, nota come le diverse categorie di lavoratori siano divise, come sia dunque necessario anzitutto ricercare l’unità dei salariati. E allora, per il momento, è stato organizzato un incontro dove erano presenti 300 associazioni ed è stata data la parola a molti. Dice anche, Maurizio Landini, che vuole rivolgersi agli imprenditori per stabilire insieme una specie di programmazione per obiettivi.

Sul piano delle riforme e sul piano sindacale l’iniziativa di Landini è ottima, essa risponde alla situazione e del resto che altro fare? Credo però che si tratti dell’ennesimo bluff. Faccio solo un esempio per quanto riguarda l’occupazione. È certo che Landini ha delle idee ben precise per quanto riguarda questo tema, ma non è necessario che egli le esponga in dettaglio: si tratta d’illusioni. Sul piano generale il capitale ha sempre meno bisogno di braccia a causa della centralizzazione e concentrazione dei capitali e dell’imponente sviluppo tecnico e tecnologico. Ha sempre meno bisogno di forza-lavoro specie nelle aree di più antica industrializzazione e dove il lavoro è più tutelato e meglio pagato. Nell’ambito del modo di produzione capitalistico funziona così e ogni idea di riforma è destinata a scontrasi con questa realtà.



Queste cose Landini le sa bene. Il problema della disoccupazione si può risolvere in un unico modo: ridurre drasticamente l’orario di lavoro. In un sistema dove l’unica razionalità è l’estorsione del plusvalore, ovvero la massimizzazione dei profitti, proporre una riduzione significativa dell’orario del lavoro per creare nuova occupazione è fuori discussione. Non è compatibile.

L’unità dei lavoratori è un’ottima cosa, ma per farne che cosa? Per mandarli a votare compatti, per eleggere dei nuovi e combattivi rappresentanti che andranno a parlare con i portavoce di coloro che ci tengono per i coglioni? In tal modo verranno spesi altri anni per rincorrere la riforma fiscale, nuovi investimenti pubblici, tutele e altre promesse e bei discorsi in televisione dove tutti hanno una loro parte di ragione. Sono finiti da un pezzo quei tempi. Possibile che quanto sta avvenendo in Grecia non insegni nulla?

Oggi non è possibile risolvere nessun problema senza rivoluzionare tutto il sistema. È chiaro che il sistema opporrà resistenza e combatterà con ogni mezzo. La questione è altra: quanti hanno interesse e vogliono effettivamente perseguire un cambiamento radicale? I soliti furbi ti chiedono: per fare che cosa? Come se l’esempio della riduzione dell’orario di lavoro e il miglioramento complessivo delle sue condizioni non fosse già l’inizio e il presupposto di ogni altra “cosa”. Come se degli schiavi prima ancora di liberarsi delle catene si lambiccassero su come organizzare il tempo libero.  

Nessun cambiamento radicale ed epocale è mai intervenuto per vie pacifiche. Finora la lotta di classe l’hanno fatta i padroni, ce la sbattono in faccia e con grande successo come sappiamo. A noi hanno perfino inibito di pronunciare parole come “lotta di classe”. E allora, va bene l’unità degli sfruttati, ma cominciamo anche a chiamare le cose con il loro nome. Cominciamo col dire a chi esercita contro il lavoro mille forme di vessazione e violenza che non possiamo rispondere con un dibattito, cioè con le sole parole. E però anche per quanto riguarda le parole cominciamo a mostrare che non ne abbiamo paura. Se lasciamo ai padroni il monopolio delle parole e della comunicazione abbiamo già perso.


E se poi le 300 associazioni e quanti prendono la parola nei dibattiti si tireranno indietro, se diranno che usiamo parole troppo forti, sconvenienti, inopportune, se proponiamo iniziative che non possono seguire perché loro sono anzitutto gente per bene, democratica, allora se ne prenda atto: il momento non è ancora giunto e lasciamoli fare ancora democraticamente e responsabilmente da soli.

10 commenti:

  1. Sarei proprio curioso di vedere la reazione di Landini se leggesse quanto sopra scritto.

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    1. hanno le risposte preconfezionate. e poi lui fa sindacato mica politica, dice

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  2. "Maurizio Landini non ha detto che astensione e fallimento delle politiche riformistiche sono due lati della stessa medaglia. Sicuramente lo pensa, ma se ne guarda bene dal dirlo pubblicamente".

    Scusami Olympe, ma perchè uno come Landini si guarda bene dal dirlo pubblicamente?
    Ci ho riflettuto, ma anche se non è un comunista, Landini che interessi avrebbe a difendere questo stato di cose?

    Ciao, Franco.

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    1. altrimenti la sua iniziativa politica a che cosa servirebbe?
      ciao

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  3. Romanzo
    Quando mi ero appena affacciato al mondo del lavoro , imperversavano i primi libri del "tragico Fantozzi". Ascoltando i discorsi mattutini di parecchi colletti bianchi ,tutti rivedevano , ovviamente con la convinzione precisa che Fantozzi fosse l'interlocutore . Ovviamente il livello kulturale era quello ben noto che li sdogava dal frequentare i cineclub dove proiettavano i film di Sergei Eisenstein.
    Oggi molti sanno ancora chi era Fantozzi , pochissimi chi era Eisenstein.
    Una generazione di Fantozzi ha passato il testimone a una generazione che non sa chi sia Fantozzi né Eisenstein...
    Si vede..

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  4. Non esiste la possibilità di una via d'uscita razionalmente perseguita perché la gente, e cito quasi alla lettera, per educazione, tradizione e abitudine - e perché il potere di plasmare le menti ha raggiunto un livello senza precedenti - riconosce le forme sociali ed economiche di questo mondo come leggi naturali ovvie. La conseguenza non può essere che una: se non ci arriviamo noi, ci porterà il corso degli eventi. E il corso degli eventi farà molto più male di un'uscita in qualche modo governata, che già un po' male lo farebbe necessariamente.

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  5. diciamo chiaramente "liquidare la borghesia" e poi attendiamo il consenso dei corpi intermedi??

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