sabato 25 aprile 2015

Il ruolo della tecnologia nel cambiamento


L’introduzione e lo sviluppo delle macchine nel processo produttivo si presenta come forza rivoluzionaria e ciò appare al senso comune come il motivo più caratteristico del modo di produzione capitalistico rispetto a tutti i modi di produzione precedenti. E che ciò sia vero nessuno può negarlo. L’intelligenza pratica intuisce i motivi della spinta allo sviluppo tecnologico, cioè come effetto della dinamica del processo di valorizzazione del capitale, ma non ne coglie la dialettica interna (e non è qui il caso di ripetere cose già dette).

Tutte le trasformazioni avvenute nei modi di produzione precedenti non hanno mutato sostanzialmente i rapporti di produzione, limitandosi a sostituire una forma di proprietà ad un’altra, una forma di sfruttamento con un’altra: dalla proprietà schiavistica, alla proprietà feudale, alla proprietà capitalistica; dallo sfruttamento degli schiavi, allo sfruttamento dei servi della gleba, allo sfruttamento degli schiavi moderni.

Qualunque fosse il livello di affrancamento e di benessere raggiunto dall’antico schiavo e dal servo della gleba, essi non erano mai effettivamente liberi dai propri obblighi e doveri verso i loro padroni. Ci vollero secoli di lotte e di rivoluzioni per liberarli dal giogo di tale schiavitù e a ciò contribuì in modo decisivo lo sviluppo economico e l’affermarsi del modo di produzione capitalistico. Tuttavia ciò ebbe come risultato immediato il fatto che le condizioni materiali di lavoro si presentassero non appartenenti all’operaio ma al capitale, con la sottomissione dell’operaio e l’assorbimento del suo lavoro.



Per venire all’oggi, nonostante le apparenze e le credenze opportunamente instillate, il livello di libertà e di benessere raggiunti dal proletariato non sarà mai tale da renderlo padrone della propria vita e libero di decidere il proprio destino fino a quando la propria attività e con essa la propria vita saranno subordinati alla produzione e riproduzione dei rapporti sociali che lo sottomettono alle esigenze di valorizzazione del capitale.

È vero peraltro che sulla base delle possibilità oggi raggiunte dalla tecnologia e dalla scienza si fanno sempre più marcate certe contraddizioni e tendenze, e dunque la possibilità di liberare il proletariato dalla forma di sfruttamento del lavoro salariato, e tuttavia ciò è inattuabile nell’ambito del modo di produzione capitalistico, poiché nello stadio del dominio reale del capitale, la logica di sviluppo (condizione, forme, settore di applicazione) delle macchine e così come dell’applicazione tecnologica della scienza è tutta interna al processo di valorizzazione..

Va del resto anche osservato che se la contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione ha un carattere oggettivo ed è alla base della crisi generale del modo di produzione capitalistico, tuttavia il ruolo che deve svolgere la soggettività rivoluzionaria è decisivo, poiché la soggettività si produce e si manifesta proprio su tale contraddizione oggettiva, non può prescindere da essa, ma è la protagonista assoluta sulla scena storica del cambiamento.

Se nello scontro interimperialistico in atto non interverranno fatti tali da mettere in gioco la sopravvivenza dell’umanità e della sua civiltà, sarà necessaria una rivoluzione davvero epocale per superare questo sistema di produzione divenuto esiziale e anacronistico sotto ogni aspetto, e non c’è arma che non venga impiegata dalle classi dominanti per screditare anzitutto il marxismo, e non c’è violenza, strage o genocidio che non saranno tentati per bloccare il corso impresso dalle cose alla storia. In tali condizioni, non esiste alcuno spazio reale per il compromesso, nessuna scorciatoia.




2 commenti:

  1. Vorrei essere smentito, ma guardandomi intorno non vedo punta «soggettività rivoluzionaria» se non quella che, sempre lucidamente, si esprime qui.

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    1. la vecchia talpa sembra in sonno poi all'improvviso ... chissà. la storia si misura sui tempi lunghi, il nostro è solo un batter d'ali, spesso nemmeno quello

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