martedì 10 marzo 2015

Non chiamatela minaccia, e nemmeno provocazione



A proposito di Draghi e del cosiddetto quantitative easing (vedi qui) è presto detto a cosa serve: portare l’inflazione verso il 2 per cento, come dichiarato. Come non dichiarato, il QE serve a svalutare ancor più l’euro, dunque a rendere più a buon mercato le merci europee, anzitutto la merce per eccellenza. Sappiamo bene qual è. In tal modo si tende a favorire l’esportazione, e sfavorire l’importazione riducendo il consumo di prodotti esteri. Con la riduzione del potere d’acquisto dei salari non è detto che una quota maggiore di essi vada in consumi di prodotti europei. E comunque i consumi verranno a contrarsi ulteriormente, anche se si spera vi saranno maggiori investimenti e quindi creazione di salari aggiuntivi. Questo è negli auspici ed è però tutto da verificare, come il Giappone insegna. Chi invece ne trarrà sicuro vantaggio saranno le banche, che potranno impiegare in credito (si spera) o in speculazione (è probabile) le riserve monetarie che il QE libera per mezzo dell’acquisto di titoli detenuti dalle banche. La sostanza, all’osso, è questa.

Da non dimenticare un dettaglio: gli “accomandatari” dell’operazione sono gli Stati, cioè il cetriolo è, ancora e sempre, dietro a noi. Ma non chiamatela minaccia, si chiama: “favorire la crescita”.

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Chiaro che il nodo greco, ora, è tutto politico, e non economico e monetario. Ad ogni buon conto, il ministro della difesa greco, quel simpaticone di Kammenos, minaccia la Ue, ossia la Germania che della UE è padrona assoluta:

“Se l’Europa ci abbandona nella crisi, la sommergeremo di migranti, e tanto peggio per Berlino se in mezzo a quella marea umana di milioni di profughi economici si mescoleranno anche jihadisti dello Stato islamico”.

E però nel frattempo, il governo greco, quello “de sinistra” col ministro "de destra", manda le proprie navi da guerra a mostrare i muscoli alla Russia nel Mar Nero, in compagnia di Usa, Canada, Italia, Germania, Turchia, ecc.. Il contrammiraglio Brad Williamson (un americano, ovviamente), ha dichiarato che “La formazione e le esercitazioni condotte nel Mar Nero servono a prepararsi ad intraprendere qualsiasi missione Nato potrebbe richiedersi per adempiere ai propri obblighi per la difesa collettiva”. Nel Mar Nero! Chissà cosa direbbe lo stesso ammiraglio se la flotta russa andasse ad adempiere ai propri obblighi per la difesa davanti alla baia di New York!


Giovedì scorso, il parlamento ucraino ha approvato una proposta del presidente Petro Poroshenko, che ordina un aumento pari a un terzo dell'esercito schierato ad est, cioè fino a 250.000 effettivi.

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