mercoledì 18 marzo 2015

Lampi di guerra nell'Egeo



Oggi c’è il freccia rossa e il freccia argento (e, per la madonna, anche certi treni per pendolari!) e si stenta a credere che fino a circa 40anni or sono vi fossero ancora delle tratte ferroviarie servite con locomotive a carbone. Tra gli anni sessanta e i primi anni del decennio successivo ho viaggiato in alcuni casi proprio con quei treni trainati da vecchie locomotive a carbone. Nulla di romantico, posso assicurare. La prima volta viaggiai sulla Belluno-Calalzo, subito prima della strage del Vajont, poi anche nell’Italia centrale, per esempio.

D’estate, con i finestrini aperti (l’aria condizionata nei treni non solo non era ancora realtà, ma nemmeno concetto), poteva entrare la caligine fuoriuscita dal fumaiolo del locomotore. Si adagiava calma e silente sui vestiti. D’istinto si soffiava per toglierla, poi si provava con altri metodi empirici e tragici. Credo che in certe condizioni di vento la stessa cosa accadesse ai passeggeri che viaggiavano con i piroscafi alimentati a carbone, in epoche precedenti a quella di cui sto dicendo.

A proposito di piroscafi, ve n’erano che percorrevano, agli inizi del secolo scorso, la tratta tra Venezia e Costantinopoli. Arrivare nell'antica capitale bizantina via mare, cioè ad Istanbul, è emozionante ancor oggi, specie se la traversata dell’Egeo è stata di notte in situazioni di burrasca, come è capitato a me. All’imbocco del Mar di Marmara, oggi come ieri, le navi di una certa stazza imbarcano un pilota locale come guida. Il museo d’arte orientale di Istanbul, pochissimo visitato, merita il viaggio nella città turca già per i suoi giganteschi sarcofagi di Sidone con splendidi bassorilievi.

*


Dev’essere stata tanta l’emozione e la paura provata dai passeggeri e dall’equipaggio di quel piroscafo, il Sicilia, partito da Venezia ai primi di agosto del 1914 e diretto a Costantinopoli, quando si trovò a incrociare nel mare Egeo alcune navi da guerra tra loro nemiche, le quali manovravano e sparavano con i loro grossi calibri. Poco gl’importava ai comandanti degli incrociatori che il piroscafo diretto a Costantinopoli mostrasse la bandiera di un paese che si era dichiarato “non belligerante”. Quella della non belligeranza, anziché di neutralità, è una formula tutta italiana. Un tipico esempio dei soliti ridicoli escamotage dell’establishment italico di ogni epoca, del doppiogiochismo nel momento del tradimento.

Nel caso il piroscafo fosse stato colpito, vai poi a sapere da quale delle navi belligeranti, le conseguenze diplomatiche e politiche sarebbero state pesanti, non tanto da parte dell’Italia, quanto da parte degli Stati Uniti d’America, poiché a bordo di quel piroscafo, che giunse per fortuna sano e salvo la mattina del 10 agosto a Costantinopoli, c’erano la figlia, il genero e tre nipoti dell’ambasciatore Henry Morgenthau, i quali non mancarono di fare un drammatico racconto di quanto era accaduto e avevano veduto e udito. Un cenno di questo episodio si riscontra nel celebre libro I cannoni d’agosto, di Barbara Tuchman.

La scrittrice americana non dice però che su quel traghetto viaggiava sua madre, Alma Morgenthau, figlia dell’ambasciatore e moglie di Maurice Wertheim, un banchiere ebreo. Ed infatti il nome da nubile della scrittrice è Barbara Wertheim. Uno dei tre nipoti a bordo di quel piroscafo era proprio lei. Non poteva ricordare in prima persona l’episodio cui poi fece accenno nel suo libro poiché all’epoca aveva solo due anni. Gli altri due nipoti dell’ambasciatore, a bordo del piroscafo, e sorelle della Tuchman, erano Josephine Wertheim, di quattro anni, e Anne Rebe Wertheim, una bimba di pochi mesi.

L'Autrice in seguito disse di ricordare, nonostante avesse allora solo poco più di due anni, alcune immagini della città di Costantinopoli, dei flash che poi ritroverà in occasione della sua visita del 1976 alla città. L’episodio della battaglia navale diventò ovviamente una leggenda di famiglia, a tal punto che la Tuchman quando iniziò a scrivere il libro aveva in mente di raccontare quell’avventura, salvo poi avvertire il bisogno d’inserirlo in una più vasta trama storica. Da vicenda centrale del libro quale doveva essere, l’episodio finì per essere condensato in pochissime righe senza alcun esplicito riferimento di carattere personale.

Lo scontro navale tra le unità della marina tedesca e il ricognitore inglese lo racconterò in un prossimo post, forse.

*


È un vero peccato che in occasione del centenario della guerra non si sia ristampato il libro della Tuchman (vincitore del Pulitzer) e sia introvabile anche presso i rivenditori dell’usato e le librerie antiquarie. Su e-bay ne ho vista una copia quotata a 50 euro. Il libro in questione è di sicuro interesse, vale la pena leggerlo, e però per quanto sia accurata la ricostruzione storica e brillante il racconto, soffre a mio parere di alcune semplificazioni. Anche di questo, forse, parlerò in un prossimo post.

9 commenti:

  1. Io ce l´ho, o meglio, ce l´ha mio padre nella sua abbastanza fornita biblioteca. Ammetto che da anni sono lì lì per leggerlo, ma non vi sono mai riuscito: una grossa pecca per un appassionato (e sedicente esperto, aggiunto) della storia della prima guerra mondiale non solo dal punto di vista militar-politico, ma anche sociale e culturale.

    Saluti
    Massimo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. scorre come un romanzo, del resto la storia che altro è?

      Elimina
  2. Credo che ci sono ben altri chiari di luna da...approfondire.
    http://www.ansa.it/sito/photogallery/primopiano/2015/03/18/guerriglia-a-francoforte-blockupy-assaltati-tram-auto-e-pompe-benzina.-e-protesta-contro-bce_00800fbe-6b3e-4c00-a24c-ffe50b1b7902.html

    RispondiElimina
    Risposte
    1. credo l'opposto: che ci sia molto più da imparare dal passato che dalle miserie del presente

      Elimina
    2. il presente è confuso... fissarsi sui dettagli del presente ci impedisce di vedere quello che accade realmente

      Elimina
  3. è sempre un piacere leggerti, un saluto!

    RispondiElimina
  4. Cara Olympe,
    apprezzo molto questo pezzo sull'Egeo,vapori ,trenini a vapore.
    Sembra l' inizio di un libro dei Wu Ming.
    Anche dalle mie parti 50 anni fa vi era ancora una locomotiva a vaporefu li che appresi l'esistenza delle classi, 1 classe,2 classe,terza classe..sopra era vietato salire..mica eravamo in India.
    MI RICORDO i bellissimi sedili e panche in legno della terza classe,oggi farebbero un figurone in una birreria.
    Poi sparirono le classi,infine spari pure il treno,comodi autobus strapieni in classe unica ove si poteva apprezzare l'odore dell'umanita',vicini vicini...riscaldamento optional,...
    Quelli che una volta andavano in prima classe,credo oggi vadano a piedi..per questioni ecologiche presumo,e per la linea...

    Sai qul'e' il problema...penso che sia una disgrazia capire un po' di Marx,inisci per dargli ragione e cosI ti incazzi.
    Meglio ascoltare quelli che senza averlo letto,sovente senza nemmeno capirlo per i leggiucchiosi,ne parlano sempre male.
    Ahh i vagoni della terza erano sovente al fondo..provate a spiegare il perche'...

    RispondiElimina
  5. Interessante e piacevole come al solito. Mi impegno a trovare il testo in formato elettronico.

    RispondiElimina