lunedì 12 gennaio 2015

Tendenze e contraddizioni


Il capitale è un rapporto di produzione (capitale costante e capitale variabile),
un rapporto di classe (borghesia e proletariato),
un rapporto di forza.


Il XXI secolo non è più una novità, e i primi tre lustri forniscono dati sufficienti per consentire di individuare, seguendo le costanti storiche di movimento del capitalismo, i principali processi e tendenze che determineranno la natura e la direzione degli eventi economici, geopolitici e sociali negli anni a venire. Dev’essere chiaro che non si tratta di un movimento lineare ma che procede per deviazioni, rallentamenti e controtendenze. Dunque si tratta di tener conto della “mediana” risultante dalla continua successione di zig-zag.

Si deve anzitutto rilevare come i primi quindici anni del secolo abbiano smentito, nel modo più netto, la trionfalistica dichiarazione con la quale si poneva fine alla storia in seguito alla dissoluzione dell'Unione Sovietica, e abbiano confutato anche la fola che il capitalismo possa rappresentare il vertice insuperabile della realizzazione umana.



Le strutture economiche e politiche stanno precipitando con sempre maggiore velocità nell'abisso. Gli intervalli in cui si succedono le crisi geopolitiche, economiche e sociali, sono diventati così brevi che è impropria anche la definizione d’intervalli. Queste crisi non sono più “episodi” isolati, di ciclo si diceva un tempo, ma hanno assunto caratteristiche permanenti della realtà contemporanea, e anzi molti indicatori oggettivi portano a ritenere, persino presso la pubblicistica borghese, che il disequilibrio globale proseguirà con ancora maggiore intensità negli anni a venire.

Si deve ammettere l’evidenza, ossia che il capitalismo è a un cambio d’epoca, in una nuova fase della sua crisi, la quale, pur traendo origine dalle contraddizioni fondamentali che da sempre lo caratterizzano, non può essere semplicisticamente assimilata alle precedenti per diversi motivi (*).

Rileviamo in sintesi alcuni degli elementi principali dell’attuale crisi.

La crisi economica globale innescata dal crollo di Wall Street nel 2008 persiste. Lungi dal segnalare una ripresa economica, il carattere permanente e sempre più folle della crescita dei valori azionari mondiali, con infusioni apparentemente infinite di liquidità da parte della Federal Reserve, testimonia il trionfo di parassitismo economico, del fondamentalismo di mercato come l’ha chiamato il governatore della Banca d’Inghilterra, l'accumulo incessante e senza precedenti di ricchezza personale da parte dell’élite aziendale e finanziaria, e ciò avviene nonostante un’economia "reale" stagnante (**).

Il fatto che la Banca centrale europea, per esempio, decida l’acquisto, come già il Tesoro americano e quello giapponese, di titoli il cui valore non è nemmeno quello della carta in cui è iscritto, è la dimostrazione che questa situazione comatosa è generale e non risparmia alcuno.

Non vi è settore nazionale o regionale dell'economia mondiale che stia vivendo una crescita robusta. La materia prima per eccellenza, il petrolio, ha dimezzato in pochi mesi il suo prezzo, e ciò dipende in parte dalla stagnazione economica. Solo una merce potrebbe raggiungere prezzi molto elevati, l’oro, se non fosse per la spregiudicatezza con la quale viene manipolato al ribasso, per esempio con i relativi futueres. I tassi d’interesse sono al minimo storico, la deflazione è presente ovunque, tranne che nelle tariffe sottoposte a monopolio dai “cartelli”, associata al costante calo della domanda.

Discorso non diverso per quanto riguarda la disoccupazione, specie per le aree capitalistiche tradizionali in cui è stato micidiale l’impatto, solo per citare la Cina, di un miliardo di nuovi salariati scagliati nella fornace del capitale.

In Europa, la crescita economica nel 2014 è stata trascurabile, con la sua più grande economia, la Germania, che ha evitato a malapena una recessione ufficiale. La Russia è in crisi profonda, con il rublo in caduta libera. In Asia, il Giappone è caduto in recessione nel terzo trimestre dello scorso anno, mentre l'economia cinese sta rallentando in modo significativo e non è escluso che si aprano scenari “interessanti” sotto quel cielo.

Negli Stati Uniti, il “recupero” sbandierato dall'amministrazione Obama è inesistente per la stragrande maggioranza della popolazione, stretta tra diminuzione dei salari e disoccupazione di massa, mascherata nei dati e dalla sottoccupazione. Le economie dell'America Latina e quelle cosiddette in via di sviluppo sono estremamente vulnerabili ai capricci dei mercati finanziari, alla fuga dei capitali e a causa di politiche monetarie cervellotiche.

Possiamo osservare – anche senza indulgere in tediose teorizzazioni “marxiste” e dunque evitando di sviluppare esantemi – che vi sono buone ragioni per ritenere che il capitalismo globale è in preda a stagnazione secolare, che non riflette una “sfortunata confluenza di problemi transitori in alcune delle più grandi economie del mondo”, ma una crisi storica che ha come causa profonda e fondamentale “fattori strutturali”.

Sul piano geopolitico, con il proseguo della crisi, si stanno acutizzando i conflitti e le dispute, posto da un lato il carattere globale del capitalismo finanziario, della produzione e dei mercati, e, d'altra, il sistema stato-nazione in cui il capitalismo è storicamente e politicamente radicato. Come nel 1914 e nel 1939, le potenze imperialiste cercano di trovare una via d'uscita dalla crisi economica, sforzandosi, a scapito dei loro concorrenti, di rafforzare la posizione della "loro" nazione nell'arena mondiale.

Nel quadro di questo processo, brutale e pericoloso, gli Stati Uniti stanno giocando ovviamente un ruolo di primo piano. L'infinita “guerra al terrorismo”, lo strumentale e contraddittorio utilizzo delle bande armate islamiste, o quelle nazional-fasciste, si è rivelata, il mezzo con cui gli Stati Uniti stanno tentando di mantenere la loro egemonia mondiale (***).

La classe dirigente americana non solo aspira, ma di fatto governa ancora il mondo, pur nel colossale mutamento della bilancia globale, pur tra inevitabili contraddizioni, oscillazioni e difficoltà. E ad ogni buon conto il nodo cruciale da sciogliere è Pechino. Essa è convinta che la Cina rappresenti nel presente e soprattutto nel prossimo futuro un ostacolo inaccettabile alla dominazione americana in Asia e nell’area asiatica del Pacifico, ma anche a riguardo della sua penetrazione in altri continenti, non esclusa l’Europa (****).

Il conflitto con la Russia per l'Ucraina, esploso nel 2014, è solo un teatro di questa lotta globale. La classe dirigente americana ritiene che non può regolare i conti con la Cina in Asia senza essersi assicurata il controllo della massa continentale eurasiatica. Perciò l’installazione di un regime fantoccio a Kiev mira ad infliggere una sconfitta decisiva alla geopolitica della Russia, dapprima costringendo Putin ad accettare il dominio americano, e ora puntando alla sua sostituzione creandogli gravi difficoltà interne.

Gli Stati Uniti, tuttavia, non sono l'unico attore nella politica dell'imperialismo mondiale. Anche se si è lacerato negli anni, la Gran Bretagna si augura che il suo "rapporto speciale" con gli Stati Uniti – e la sua politica anti-UE – sia in grado di facilitarle la riconquista di una parte del suo antico splendore imperialista.

Per quanto riguarda la Francia, che solo dieci anni fa si dimostrò particolarmente critica sull'invasione americana dell'Iraq, il suo atteggiamento si sta trasformando – a colpi di arresti preventivi di candidati presidenziali e chissà forse anche a colpi di AK 47 – nel più fedele alleato di Washington. In cambio si garantisce a Parigi il sostegno per i soliti saccheggi francesi in Africa settentrionale e centrale.

Tutti i membri della congrega capitalistica assomigliano a un branco di lupi affamati, alla ricerca di prede. Uno sviluppo significativo negli ultimi anni ha avuto la rinascita imperturbabile delle ambizioni imperialiste da parte della Germania e del Giappone. Entrambi sono in procinto di formulare programmi per l'espansione e la distribuzione internazionale delle loro forze militari.

Quest’anno segnerà il 70° anniversario della fine della seconda guerra mondiale, il conflitto imperialista che ha distrutto decine di milioni di vite tra il 1939 e il 1945. Le élite dominanti di tutte le potenze contendenti, sia fasciste e sia democratiche, hanno rilevato all’umanità e alla sua storia di quale barbarie sia capace l'ordine capitalistico.

Nell'esaminare le strategie e le politiche delle élite dominanti delle diverse potenze, sarebbe un errore sottovalutare la loro spietatezza o sopravvalutare la loro intelligenza. E tuttavia lo spettro di una terza guerra mondiale non nasce da singole ambizioni di un leader, o da semplici errori di calcolo geopolitico. La guerra è la conseguenza obiettiva dalla logica politica che ha come mezzo la lotta inarrestabile tra potenze imperialiste per obiettivi di egemonia.

Pertanto la guerra può essere evitata solo attraverso il rovesciamento del sistema stato-nazione, la cui persistenza è la fonte non solo di guerre su ampia scala, ma anche di sanguinosi conflitti fratricidi all'interno di anacronistici confini statali ed etnici. Il superamento del sistema stato-nazione non può però configurarsi senza la conquista rivoluzionaria del potere politico da parte della classi sfruttate e la creazione di un nuovo sistema economico e di relazioni tra i popoli.



(*) Più volte nel blog ho illustrato, per quanto ho potuto e saputo, le contraddizioni di fondo del modo di produzione capitalistico (chi volesse può trovare teoria e “numerelli” cliccando qui).

(**) I 400 individui più ricchi del pianeta nel 2014 hanno visto il loro valore netto combinato crescere di 92 miliardi dollari, a 4.100 miliardi dollari. Il numero totale di miliardari è salito a un record di 2.325 lo scorso anno, in crescita di oltre il 7 per cento rispetto all'anno precedente. Il patrimonio netto di questo piccola parte della popolazione mondiale è aumentato del 12 per cento, a 7,3 miliardi di dollari.

Il patrimonio netto dei 400 americani più ricchi è aumentato a 2.290 miliardi dollari nel 2014, quasi il doppio di quello che era nel 2009. Dal 2010, il reddito medio familiare negli Stati Uniti è diminuito del 5 per cento. Gli stessi processi sono presenti in ogni paese. Dei tre miliardari che hanno goduto il maggior incremento nella loro ricchezza dello scorso anno, due vivono in Cina. Il più ricco un per cento della popolazione mondiale ha visto la propria quota di aumento di ricchezza globale al 48,2 per cento nel 2014, rispetto al 46 per cento nel 2013, secondo il Credit Suisse.

(***) Il Rapporto del Senato del Select Committee on Intelligence sulla tortura rivela inconfutabilmente che il presidente degli Usa, il vice presidente, il segretario alla difesa, il direttore della CIA, e altri importanti membri dell'amministrazione Bush hanno commesso atti criminali. E tuttavia, come chiarisce la risposta dell'amministrazione Obama in merito alla vicenda, chi ha autorizzato, progettato e realizzato il programma di tortura non sarà considerato legalmente responsabile.


(****) A rivelare quanto sia contraddittoria la fase e l’intreccio dei rapporti, pare che la reciproca “attrazione” Italia-Cina, possa godere del placet di Washington in cambio del sostegno italiano al TTIP. Cosa non s’è costretti a fare per forzare i “vincoli europei” che ci soffocano.

4 commenti:

  1. Questo post è un sunto formidabile della situazione geopolitica e socioeconomica globale. La conclusione apre uno spiraglio della porta che i popoli dovrebbero spalancare. Il problema è che si vedono soltanto gli uscieri e punti o pochi seri (e sani) spingitori.

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    1. grazie Luca, non posso dire che tanta fatica non ha meritato un commento, tanto più gradito s'esso è il tuo

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  2. “Pertanto la guerra può essere evitata solo attraverso il rovesciamento del sistema stato-nazione, la cui persistenza è la fonte non solo di guerre su ampia scala, ma anche di sanguinosi conflitti fratricidi all'interno di anacronistici confini statali ed etnici. Il superamento del sistema stato-nazione non può però configurarsi senza la conquista rivoluzionaria del potere politico da parte della classi sfruttate e la creazione di un nuovo sistema economico e di relazioni tra i popoli.”

    Cara Olympe, forse questo articolo, che racconta anche di azioni di resistenza(Davide vs Golia), può essere utile per capire la potenza del nemico, e sperare che il CASO ci metta lo zampino. Saluti

    http://www.globalresearch.ca/la-rete-mondiale-delle-basi-usa/13387

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  3. [...] non ha meritato un commento. [..] Pas de problème.

    Forse la situazione contingente non è particolarmente favorevole per esprimere commenti più che riflessioni e, in secondo luogo, la sintesi è articolata in modo tale da renderne superflui i commenti oltre la presa d'atto, fatta eccezione per la gratificazioni - ovviamente gradite - che il conduttore si aspetta (questo potrebbe costituire il tema di un post a parte).

    Daltro canto si suppone - suppone - che i lettori di qui mediamente o per propria cultura o per frequantazioni di blog paralleli, si siano già fatti un quadro geopolitico e storico che collimando con quanto espresso, pertanto acconsentano tacendo. Che è una gran bella cosa.
    Non essendo in ambito scolastico, ritengo che la vis didascalica prescinda dal numero degli ascoltatori, Hyde Park corner insegna.

    Si potrebbe porre un quesito come epilogo teorico dell'excursus storico: dopo il naturale caos che "lo zampino del CASO" potrebbe o dovrebbe produrre, mi sto chiedendo quale, a grandi linee, possa essere la possibile articolazione del sistema economico tenendo conto della complessità dei limiti numerici, ma soprattutto sull'etica di quali leaders si possa contare.
    Di questi ultimi sono più interessato.
    (speriamo che tale sistema preveda pregiudizialmente l'abolizione del diritto ereditario e lo svuotamento delle città).

    Ingenuità premature.Vedremo.

    lr

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