domenica 25 gennaio 2015

No, non si tratta del formaggio di fossa


I lavoratori gridano per avere il pane
I commercianti gridano per avere i mercati
Il disoccupato ha fatto la fame.
Ora fa la fame chi lavora.
Le mani che erano ferme tornano a muoversi:
torniscono granate.





Eugenio Scalfari nel suo odierno editoriale cita questa poesia di Bertold Brecht. Allora Scalfari legge Brecht? Questa gente non legge veramente nulla, credetemi, salvo i risvolti di copertina, recensioni e prefazioni. Questo stralcio di una poesia di Brecht è riprodotto in copertina all’edizione einaudiana uscita due settimane fa e che ha per titolo Poesie politiche. Oltretutto Scalfari, nel suo commento, sembra non cogliere il senso esatto della strofa. Meglio sorridere su queste cose.

M’interessa di più cosa ammette Scalfari oggi anzitutto in riferimento al famigerato Jobs Act e più in generale sulla politica economica di questo governo a capo del quale siede una persona non solo troppo giovane, ma soprattutto molto ignorante perché possa anche solo cogliere la dimensione reale dei problemi.

“Quelli che portano all’abisso la nazione /”, si legge nel Breviario tedesco di B.B., “affermano che governare è troppo difficile / per l’uomo qualsiasi”. Con Renzi siamo in presenza dell’uomo qualsiasi ma nella versione del paradosso.





Scrive Scalfari:
Il "Jobs Act" infatti, se la domanda non riprende, non può avere alcun effetto perché le imprese non hanno alcun motivo per assumere. Oppure assumono per incassare i benefici che quella legge prevede ma dopo un anno licenziano i neo assunti o addirittura li conservano ma trovano un qualsiasi pretesto per licenziare i lavoratori che da tempo sono in quell'impresa.
Ancora una volta la conferma di quanto è a tutti noto e che a mia volta scrivevo mesi or sono: quella legge ha lo scopo precipuo di licenziare i lavoratori con contratti a tempo indeterminato per assumerne di precari, con ciò incassando i benefici della legge e risparmiando sui contributi. Perciò quanto sostiene Scalfari nel proseguo dell’articolo è falso:

Un altro modo di far aumentare la produttività e la competitività è la diminuzione del costo del lavoro tutelando però il salario netto dei lavoratori.

Sembra che Scalfari, dunque, non abbia colto il vero significato del Jobs act, e tuttavia non si può credere una cosa del genere pur con l’attenuante della senilità. L’aumento di competitività è già nella diminuzione dei contributi ottenuta licenziando i vecchi lavoratori per assumere i precari. Ecco dunque che tutto il ragionamento di Scalfari sul taglio del cuneo fiscale viene a cadere. Lo strumento per ottenerlo è a carico dei salariati, da un lato con il loro licenziamento e dall’altro con la sostituzione dei lavoratori a tempo indeterminato con quelli precari.

Una considerazione di Scalfari però è condivisibile e riguarda l’aumento della produttività:

In teoria l'aumento della produttività (che è preliminare alla competitività) dovrebbe esser opera degli imprenditori: nuovi modi di produrre, nuovi modi di distribuire, nuovi prodotti da lanciare sui mercati. La diminuzione del tasso di cambio dell'euro rispetto al dollaro facilita le esportazioni sempre che le imprese offrano beni e servizi che abbiano un volto nuovo. Quante sono le possibilità che questo avvenga? Spero di sbagliarmi, ma la mia risposta è zero. Le probabilità che l'offerta abbia un volto nuovo per poter rilanciare la domanda sono zero.

L’innovazione cui allude Scalfari, deve, com'egli del resto afferma, aver luogo nella produzione, con l’innovazione nelle condizioni di produzione e quindi nello stesso processo lavorativo. Ed è su questo punto che anzitutto si deve essere chiari.

Per aumento della forza produttiva del lavoro dobbiamo intendere in genere un mutamento nel processo lavorativo per il quale si abbrevia il tempo di lavoro richiesto socialmente per la produzione di una merce, per il quale dunque una minor quantità di lavoro acquista la forza di produrre una maggior quantità di valore d’uso.

Qui non si tratta del formaggio di fossa, ma della produzione in generale!

E però siamo al concetto di plusvalore relativo, ossia il plusvalore che deriva dall’accorciamento del tempo di lavoro necessario e dal corrispondente cambiamento nel rapporto di grandezza delle due parti costitutive della giornata lavorativa. Ma lasciamo stare queste cose “difficili” e noiose che oggi è domenica. Resta il fatto che l'unico modo che ha il padronato in Italia (ma non solo) di aumentare la produttività è quello di aumentare lo sfruttamento del lavoro e trasferire i profitti all'estero (basta leggere i dati ufficiali degli ultimi mesi).

Chi è ancora vivo, non dica: mai!


3 commenti:

  1. No non è formaggio di fossa ... è solo granone!
    Di questi tempi tutte le riforme del padrone mirano solo a far lavorare di più lo schiavo e pagarlo di meno per attrarre nuovi padroni. La precarizzazione é solo un passaggio.
    Popolo negletto che continua a riprodursi come polli in batteria e che sogna solo un po'di mangime da beccare. Scalfari è uno scienziato che studia mangimi a basso costo e come far fare più uova alle galline.
    Il motto del pollo: beccare meno per beccare tutti.
    Ciao cara buona domenica.

    RispondiElimina
  2. E che tutto questo avvenga con il placet di una cosiddetta formazione politica di sinistra (°U°) è veramente catartico (nel senso di purgativo).

    RispondiElimina