venerdì 5 dicembre 2014

Dietro il palcoscenico


La politica è sempre più comunicazione e dunque spettacolo, e ciò l’aveva ben descritto quasi mezzo secolo fa Guy Debord. E tuttavia la comunicazione, e con essa la politica, non è solo spettacolo, soprattutto essa non è neutrale, il suo carattere ideologico produce effetti decisivi sul contenuto della coscienza, ne riflette inevitabilmente la logica, le contraddizioni e i conflitti.

E ciò che vale per la coscienza vale anche per l’inconscio, laddove l’opposizione freudiana, riproposta sul terreno storico e sociale, della dinamica oggettiva di natura e storia, trova una diversa e affascinante spiegazione: diventa opposizione tra motivazioni ideologiche incompatibili, opposizione che affonda le sue radici oggettive in un preciso contesto socio-economico. Diventa opposizione tra comportamenti e linguaggi autorizzati e quelli non autorizzati, tra coscienza ufficiale e non-ufficiale, tra ideologia trasgressiva e antagonista da un lato e ideologia della conservazione dall’altro.



Opposizione che, nella formazione capitalistica, si spiega col fatto che i proletari (*) sono sospinti, dalla posizione oggettiva che occupano dentro la divisione sociale del lavoro, ad una spontanea ribellione contro la loro alienata condizione e contro gli apparati ideologico-politici della sua riproduzione; se non fosse che dall’altro lato, la classe dominante preme da ogni lato, sguinzagliando i suoi specialisti, per imporre l’interiorizzazione dei programmi di comportamento che, mentre interdicono la folla di motivazioni potenzialmente trasgressive, ne sollecitano altre apertamente o subdolamente conservatrici (**).

In ciò si spiega, per certi aspetti essenziali, l’utilizzo di specialisti dello spettacolo sul palcoscenico della politica. La ricognizione della storia personale e professionale di Berlusconi, di Beppe Grillo, di Renzi Matteo, e di tanti altri, è di per sé paradigmatica della funzione che ha assunto la comunicazione spettacolare e l’utilizzo funzionale di queste figure spettacolari in un ruolo politico. Non si deve credere che ciò sia casuale, anche se appare come tale. Casuale è solo che sia uno o l’altro personaggio ad essere in primo piano.

Dobbiamo tener conto che nella formazione della coscienza ufficiale in una società di classe, la lotta ideologica gioca un ruolo essenziale. Per forme della coscienza ufficiale dobbiamo infatti intendere anzitutto le idee del dominio, formalizzate e regolate coercitivamente in linguaggi specifici e “autorizzati” per ciascun tipo di rapporto sociale. Morale, diritto, politica, concezione del mondo, costituiscono altrettanti sistemi di ideologia legalizzata, di norme sociali, settoriali e specialistiche, con i quali ogni nostra intenzione di comportamento è costretta ad entrare in relazione.


Gli schiavi non lo sanno, ma il loro discorso interno, prima ancora di quello esterno, è espresso in una forma di coscienza ufficiale. I padroni del mondo, invece, lo sanno quanto sia importante questa lotta, sono ben coscienti che l’ideologia è un campo fondamentale della lotta di classe, perciò investono i loro quattrini nel sistema della comunicazione, anche quando perdono molti soldi. Essi non hanno alcun dubbio sul fatto (constatabile ogni giorno) che in ogni congiuntura la lotta per una parola contro un’altra diventa essenziale per i destini della lotta di classe. Ogni parola, ogni locuzione, ogni job act, ogni “esubero”, è un piccolo campo di questo scontro.

La pretesa neutralità ideologica del linguaggio, così come dei giudizi di valore, eccetera, è una mistificazione della classe dominante, un’idea forza del suo dominio. È nel flusso tempestoso della comunicazione mediatica, nel suo carattere ideologico attivo che tanto influsso ha nella nostra vita quotidiana, che si generano tutte le nuove ideologie con il loro carico di falsa coscienza. In questa gigantesca e inesauribile battaglia nessuno si può sentire escluso: si può essere vittime o vincitori, mai, in nessun caso, spettatori neutrali.

E tuttavia, quanto più larga e profonda si fa la frattura, nella temperie della crisi e nell’intensificarsi delle contraddizioni, tra chi sta sotto e chi sta sopra, tanto più si fa larga e profonda la frattura tra coscienza ufficiale e coscienza non ufficiale, tanto più forte si fa la carica antagonistica rispetto al sistema dell’ideologia legalizzata.

Si tratta però, fin qui, prevalentemente di un antagonismo indeterminato, che non ha espressione di classe, non esplora, non tocca, non rigira ogni cosa da ogni lato, che non si pone da un punto di vista degli interessi di liberazione rivoluzionaria e del conflitto assoluto con la classe dominante, e invece poggia su una critica dell’esistente di tipo laterale e perciò riassorbibile negli schemi dell’ideologia dominante.




(**) C’è da dire che il sistema sta concedendo ampi spazi alla “trasgressione”, non solo per esigenze di smercio di prodotti e servizi che ne derivano (si pensi alla pornografia). Tuttavia autorizza solo quei tipi di trasgressione funzionali al sistema stesso. Per esempio l’apertura ampia sui comportamenti sessuali, quelli che un tempo venivano considerati “devianti”, viene a trovarsi in perfetta corrispondenza non solo con nuove “sensibilità”, “valori” ed “idee”, ma con la perdita di ruolo della famiglia tradizionale nell’ambito del sistema di riproduzione della forza-lavoro.

3 commenti:

  1. Faccia ai sistemi di ideologia legalizzata si trova l'individuo monade, il quale (come attesta anche l'ultimo rapporto del Censis),o si lascia narcotizzare dal messaggio dominante, oppure, non trovando ‘casa’ nell'«antagonismo indeterminato», si abbandona ai piaceri della solitudine.

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  2. [...] Per forme della coscienza ufficiale dobbiamo infatti intendere anzitutto le idee del dominio, formalizzate e regolate coercitivamente in linguaggi specifici e “autorizzati” per ciascun tipo di rapporto sociale. [...]

    [...] carica antagonistica rispetto al sistema dell’ideologia legalizzata.[...]

    Pur con il dovuto apprezzamento, credo si possa convenire che il testo vagamente criptico è intelleggibile per una quota di lettori che abbiano maturato a pieni voti una laurea in facoltà umanistiche, area a scelta (in anni non recenti sarebbe meglio).



    Anche il commento non scherza per nulla.

    [..] La pretesa neutralità ideologica del linguaggio, così come dei giudizi di valore, eccetera, è una mistificazione della classe dominante, un’idea forza del suo dominio [..] Verissimo !

    Cari intellettuali proletari, i proletari veri ce li siamo lasciati alle spalle.
    Detto senza rancore nè tantomeno con spirito polemico, unicamente didascalico.

    LB

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