giovedì 11 settembre 2014

La prima forma


Lui ha 38 anni, sposato da qualche anno, hanno un bambino, un cane, una casetta con mutuo solvibile in tempi normali. Sennonché l’operaio specializzato è stato lasciato a casa, e anche sua moglie, ragioniera di uno studio di commercialista, ha avuto il benservito per “calo di lavoro”. Brava gente che faceva almeno e ben volentieri quaranta ore di straordinario il mese, anni addietro.

In realtà lui non è stato licenziato. Prima di ricevere il licenziamento, per orgoglio, ha dato le dimissioni. Ora ha capito la cazzata che ha fatto. Aveva sempre sostenuto che chi ha voglia di lavorare un posto lo trova. A prescindere. E infatti ha trovato un altro lavoro, commesso in un banco di pesce. Bella sberla per un tecnico come lui, ma per sopravvivere si prendono anche quelle.

Per quanto si faccia il culo, il suo padroncino gli ha detto che non va bene, gli costa troppo tenerlo. Adesso è a casa a tagliare la siepe, come un disoccupato qualsiasi, come uno scansafatiche “da Roma in giù”. E gli capita di piangere, naturalmente di nascosto, ed è depresso, la moglie molto preoccupata. Uno come lui un altro lavoro qualsiasi lo troverà, si spera, ma intanto il mutuo bussa alla porta e così anche altre spese. La loro è una situazione simile a quella di tante altre famiglie, non peggiore di altre.

*


A che cosa serve la democrazia se non assicura e sviluppa la libertà di tutti? È questo il più grande dei problemi politici della modernità, il compito difficile: conciliare libertà e democrazia. Il pensiero rivoluzionario ha precisato: in che cosa consiste tale libertà se si è costretti dal bisogno a soggiacere al capriccio del caso, di un padrone dal quale dipende il tuo sostentamento e quello della tua famiglia?

Dunque a che cosa serve la democrazia se non si accompagna alla libertà dal bisogno? È a questa domanda che va data risposta, pur se molti liquidano la questione sostenendo che libertà dal bisogno e uguaglianza sociale sono utopie, anzi, delle vere e proprie manie. Pertanto, secondo costoro, dovremmo accontentarci e adattarci a questo tipo di repubblica, guarnita di forme democratiche mischiate con appendici feudali, sotto tutela dei ceti sociali forti, della burocrazia, un sistema che impone situazioni degradanti e insostenibili con “mezzi legali”, e lavoro e diritti sono spesso mera elemosina.

Sappiamo tutti molto bene come i tentativi di conciliare libertà e democrazia siano falliti tutti, finora. E non per questo possiamo eludere la domanda e lasciare inevasa la risposta, inesplorata la strada. Risposta che deve essere necessariamente pragmatica e realistica, che non può poggiare in esagerazioni fantastiche, e che non può prescindere da una premessa, ossia che in una società divisa in classi è impossibile conciliare libertà e democrazia. E però la lotta di classe va combattuta, cari amici più giovani, non solo subita quella che ci viene fatta dai padroni del mondo. La prima forma di lotta di classe è quella contro la comunicazione di classe, ossia contro le idee false e interessate della classe dominante (e dei suoi giullari).

9 commenti:

  1. Voglio essere sincero. Se il tecnico al banco del pesce o nel frutteto a raccogliere le pesche è uno di quei numerosi settentrionali che - anche dopo il licenziamento e il declassamento - la colpa è dei meridionali che non lavorano, abbiamo vissuto sopra i nostri mezzi e adesso ci sta bene, se uno si fa il mazzo il lavoro lo trova e tutto quel grumo di falso, stupido buonsenso piccolo borghese, di quell'ideologia tra calvinismo spicciolo e cronaca reazionaria, da ignorante bottegaio all'angolo di strada che è l'anima più profonda di una certa Italia.

    Se il tecnico è uno così, uno che neanche il licenziamento e il declassamento malgrado il mazzo che si è fatto gli aprono gli occhi sulla realtà del sistema in cui vive, per quanto mi sforzi non riesco molto a solidarizzare con lui e la sua triste situazione.

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    1. e infatti caro Mauro questo non è un post di solidarietà, né di giudizi morali. ciao

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  2. Il compito che i giovani (occidentali in primis ma non solo) devono affrontare, oltre alla lotta di classe, è la problematica dell’ambiente dove vivono e vivranno, a maggior ragione visibilmente e scientificamente perché di dati fisici e misurabili si tratta. L’età della ricchezza è finita e prima o poi è opportuno che ce ne se debba rendere conto.
    La dialettica si sposta tra possibilità di lavoro e condizioni di vita, che con intelligenza può (o dovrebbe) essere sinonimo di qualità di vita. E’ un’enorme problema.


    I Giullari. ‘Penso di supporre’ che per testimoni delle idee false e interessate Scalfari e Bertinotti oggi, siano stati arruolati per simpatia anagrafica, ma utilizzando una vecchia metafora ‘è come sparare sulla Croce Rossa’.

    ( Bertinotti Fausto, nato a Milano nel 1940, diploma di perito tecnico industriale, sindacalista. Lingue conosciute : francese
    Ultima pubblicazione ‘Le idee non muoiono’ – Ponte alle Grazie – 2000 )

    Più di così.

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    1. concordo sulla questione che definisci "ambientale", che non può essere risolta se non insieme alle altre, né prima e né dopo. insieme. ma la sola cosa che può stimolare un mutamento radicale può venire solo dall'economia, quindi poi da un progetto di società. fino a quando l'aut aut è tra natura e consumo, vincerà sempre quest'ultimo.
      usate un nick se potete quando scrivete i commenti. grazie

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  3. ti sei dimenticata dei genitori che lo "aiutano".
    ah no, vedo infine che ne hai linkato uno.
    la democrazia è la comunicazione dominante, no?
    quanti più sono tanto più una menzogna diventa verità.

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  4. sì, da lì è nato il riferimento
    però bisogna leggerla bene l'intervista, merita e ci dice quanto questo emerito bocciato tre volte all'istituto tecnico sia furbo col culo degli altri

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  5. Il progetto o modello di società è pregiudiziale infatti. Non esiste organizzazione sociale senza una struttura di potere, la questione è “quale” apparato di potere. Spolverate teoriche. Convinzioni (sempre deboli) dopo (robusti) ragionamenti.

    Il semplice buonsenso suggerisce che il denaro o la carta farlocca (sono sinonimi) non possono creare altro denaro senza retrogusto, lo spirito è quasi forte ma la carne...come fulgido esempio giganteggia il nostro Fausto B., per quattro soldini messi insieme con le cariche, la frequentazione di tv e qualche salotto buono ha mollato il martello - era metalmeccanico - e si è precipitato sui buffet. La razza umana è fatta così.

    Adesso bisognerà capire quanto tempo occorrerà (per i giovani si intende)
    per decidere le priorità, nel senso che mentre decidono dove tagliare magari il ramo sta già per crollare (vedi p.e.China progress - evoluzione fai da te).

    ***

    La situazione nazionale e internazionale per eufemismo è molto 'complessa', una cosa che ritengo l'asso nel gioco sul marciapiede delle tre carte è il TTTIP - Transatlantic Trade and Investment Partnership, cioè per Partenariato Transatlantico sul commercio e gli investimenti - Pochi ne parlano: tra tutti ,come viene definito, il bischero liquido. Una rapina
    senza ritorno.

    ****
    Il nick name (nom de plume) è 'lr' tralasciato non per reticenza ma per
    l'assoluta ininfluenza del proprio pensiero scettico.


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    1. tutto ciò che vuole, ma moneta e denaro non sono la stessa cosa, oh proprio no.

      di Transatlantic Trade ne ho già parlato.

      il nick serve anzitutto a me, per distinguere. grazie

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