martedì 23 settembre 2014

Ciò che in questo mondo chiamiamo il male ...


Ormai è noto a tutti che cos’è il premio IgNobel istituito dalla rivista Annals of Improbable Research. Il prestigioso premio fa la parodia a quello istituito a suo tempo dell’inventore della dinamite, ed è assegnato alle ricerche più improbabili e più ridibili.  Quest’anno il premio per l’economia è stato assegnato ai tecno-burloni dell’Unione europea con sede a Bruxelles, anche se verrà consegnato, immaginiamo idealmente, all’Istat, l'Istituto nazionale di statistica italiano, “per aver preso orgogliosamente l’iniziativa di adempiere al mandato dell’Unione Europea di aumentare l'entità ufficiale della propria economia nazionale includendo i proventi da prostituzione, vendita illegale di droghe, contrabbando oltre che di tutte le altre operazioni finanziarie illecite tra partecipanti volontari”.




Il Sistema europeo dei conti nazionali e regionali (ESA 2010) è il nuovo quadro contabile dell'UE che ha lo scopo di offrire una descrizione sistematica e dettagliata di un’economia. Il SEC 2010 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 26 giugno 2013 ed è in vigore da questo mese. Dicono i tecnocrati di Bruxelles che la struttura del SEC 2010 è coerente con gli orientamenti internazionali in materia di contabilità nazionale, e perciò prevede l’inclusione delle attività criminali di cui sopra.

C’è poco da ridere se i futuri relatori sullo stato dell’economia nazionale saranno gli epigoni di Totò Riina e Raffaele Cutolo. Del resto, sulla correttezza dei conti c’è da fidarsi molto più di loro che di Tremonti, Brunetta, Renzi e Padoan.

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Marx, come al solito, aveva previsto anche questo, e per rendere onore alla folle logica del capitalismo, scrisse:

«Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò anche il professore che tiene lezioni sul delitto criminale, e inoltre l’inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto “merce” sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come [afferma] un testimonio competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale procura al suo stesso autore.

Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici.

Il delinquente produce un’impressione, sia morale sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali e con ciò legislatori penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e perfino tragedia, come dimostrano non solo La colpa del Müllner e I masnadieri dello Schiller, ma anche l’Edipo [di Sofocle] e il Riccardo III [di Shakespeare].

Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva cosi questa vita dalla stagnazione e suscita quell’inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo, in una certa misura, la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un’altra parte della stessa popolazione. Il delinquente appare così come uno di quei naturali “elementi di compensazione” che ristabiliscono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di “utili” generi di occupazione.

Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sfere commerciali (vedi il Babbage) senza la frode nel commercio? La chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirla quanto all’onesta sollecitudine per il progresso della produzione?

Il delitto, con i mezzi sempre nuovi con cui dà l’assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi modi di difesa e così esercita un’influenza altrettanto produttiva quanto quella degli strikes [scioperi] sull’invenzione delle macchine. E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale? O anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l’albero del peccato non è forse in pari tempo l’albero della conoscenza? Il Mandeville, nella sua Fable of the Bees (1705), aveva già mostrato la produttività di tutte le possibili occupazioni ecc., e soprattutto la tendenza di tutta questa argomentazione:

“Ciò che in questo mondo chiamiamo il male, tanto quello morale quanto quello naturale, è il grande principio che fa di noi degli esseri sociali, è la solida base, la vita e il sostegno di tutti i mestieri e di tutte le occupazioni senza eccezione […]; è in esso che dobbiamo cercare la vera origine di tutte le arti e di tutte le scienze; e […] nel momento in cui il male venisse a mancare, la società sarebbe necessariamente devastata se non interamente dissolta” (*).

Sennonché il Mandeville era, naturalmente, infinitamente più audace e più onesto degli apologeti filistei della società borghese».


(Teorie del plusvalore, I, pp. 416-18, MEOC, vol. XXXIV; nell’edizione Einaudi, quella che riprende l’edizione di Kautsky, la digressione marxiana si trova collocata in un’altra posizione rispetto al testo della MEOC, ossia alle pp. 362-64. Quella che riporto qui è la versione MEOC e mi pare che questa mia sia anche quella più esatta e completa rintracciabile in Internet).

(*) The Fable of the Bess, V ediz., Londra, 1728, p. 428. 

4 commenti:

  1. Questa è davvero una visione ampia del mondo.
    Roberto

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  2. Imperdibile da la stampa:
    I Rockefeller dicono addio al petrolio: “Il futuro dell’economia sarà verde”

    L'erede del signore dell'oro nero assicura che le istanze verdi sono nel Dna di famiglia: «Mia figlia di otto anni quando ho il rossetto non mi bacia, sa che è fatto con olio di palma, e sa che per crescere le palme si distrugge l’habitat naturale degli orango tango».

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