domenica 10 agosto 2014

Molto ingenui


Scrive Scalfari:

Il secondo tema con il quale confrontarsi è la contrapposizione che molti fanno tra democrazia, cioè potere del popolo, e l'oligarchia, cioè potere di pochi […]. Se posso dare il mio giudizio, io credo che la sola e vera forma che realizza la sovranità sociale sia l'oligarchia.

Per avvalorare la sua tesi, Scalfari chiama in causa nientemeno che Platone, vissuto, come si ricorderà, qualche tempo addietro, in una società divisa tra liberi e schiavi dove questi ultimi, a prescindere dal regime politico vigente, contavano meno di zero.

E, soprattutto, Scalfari ci ricorda che secondo lui finora non si è realizzata in Italia la “sovranità sociale”, peraltro senza chiarire in che cosa esattamente consista tale fantomatica “sovranità sociale”. Se s’intende quella delle classi dominanti, essa è stata pienamente soddisfatta; se invece s’intendono gli obiettivi di promozione sociale sanciti dalla costituzione, è vero che essa non è stata realizzata se non in minor misura, ma per i limiti propri di una società di classe.



Dunque per Scalfari “la società sarà affidata ai migliori e verrà giudicata dal cosiddetto popolo sovrano come consuntivo delle sue azioni sia in politica sia nelle istituzioni sociali ed economiche attraverso libere elezioni”.

Sulle capacità di discernimento del “cosiddetto popolo sovrano” e sul condizionamento che su di esso viene esercitato, naturalmente Scalfari sorvola, e tratta la società degli oligarchi come se fosse un qualcosa di neutro, la cui azione può essere determinata da volontà di bene o di male a prescindere dagli interessi di classe che la dominano “nelle istituzioni sociali ed economiche”. Egli considera che in una società dove spadroneggia il monopolio economico, il fatto decisivo sia costituito dal ricambio tra gli elementi migliori dell’oligarchia, e nella sua livida faziosità non può confessare che si tratti di personale politico di fiducia selezionato da chi detiene il potere reale sulla base di prove di fedeltà al sistema stesso.

Ecco dunque, secondo la proposta di Scalfari, che la società viene salvata tanto meglio quanto più un interesse ristretto prevale sugli interessi più larghi. Non dunque le contraddizioni del sistema economico sono la causa fondamentale della crisi sociale, bensì è l’assetto istituzionale a non essere adeguato alle questioni sociali inasprite dalla crisi. Si tratta di una diagnosi di natura psicologica che al pensiero ingenuo appare vera, ed è su tale superficialità che la borghesia conta, ed è su tale base teorica che ha fatto appello, storicamente, nel proporre un nuovo assetto politico quando il suo potere vacilla.


Va da sé che quest’ottica ribaltata, prima che spiegare dovrebbe essere spiegata, e non avendo i lettori di un blog, di norma, alcun interesse per le questioni teoriche, credo sia sufficiente rilevare che in realtà sono gli ordinamenti politici ad adeguarsi ai processi economici, e sono gli interessi economici che esprimono al suo livello essenziale i rapporti tra le classi. Scalfari, dalla sua posizione di classe, ha tutto l’interesse a mascherare questa decisiva determinazione. Ha ragione il Vaticano, i suoi lettori sono ingenui. Molto.

5 commenti:

  1. Le oligarchie sono per definizione associazioni a delinquere e il direttore, a mio avviso, perde solo tempo a salmodiarne le virtù salvifiche.
    Lo sono in quanto gruppi di potere. Potere che i pochi esercitano sui tanti.
    Tali bande di predoni (politici) sono semplici società di servizi pagati dalle multinazionali e dai potentati economici e/o bancari con lo scopo di spremere i limoni (bastonare gli schiavi) e ricavarne quanto più succo è possibile (sfruttare i sudditi attraverso tasse, ruberie, maltrattamenti etc.) .
    Fare voli pindarici nel pensiero filosofico religioso radical chic (il senso della vita) a bordo di penne stilografiche ormai vecchie e consunte è come fare un bel rutto o una bella scorreggia dopo essersi abbuffati come porci; un tributo alla bontà del cibo ricevuto, un ringraziamento per tutta la manna che piove dal cielo.
    I politici sono solo killers che fanno il lavoro commissionato dai loro mandanti (padroni delle banche e dell'economia) che è quello di sfruttare e sterminare le maggioranze (il popolo). Sono come i lavoratori di un mattatoio in cui si ammazzano e si fanno a pezzi gli animali.
    Destra o sinistra, sopra o sotto, non contano un cazzo. Lo schema è sempre lo stesso.
    Ed è per tale motivo che ogni domenica taluni fortunati sogliono deliziare il mondo con un bel sermone di ringraziamento al buon Dio che elargisce loro tanta salute ed una bella pensione. Un semplice ed antico do ut des.
    Ormai è lo sport nazionale. Così fan tutti.
    Buona domenica.

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  2. "Potere" è un termine carico non solo d'interminatezza, ma anche di contraddizioni e tensioni interne. La classica divisione che viene introdotta è quella tra "potere di" e "potere su": tra potere di disposizione sugli oggetti e potere come azione esercitata sui soggetti umani.Ma la tenuta di una tale distinzione diviene oltremodo problematica se consideriamo il carattere contraddittorio delle sue conseguenze; per un v erso , il potere sulle persone è tale se è in grado di disporre di esse alla stregua di "cose"; per l'altro, l'assoggettamento dei soggettipuò essere contrassegno di potere in quanto si traduce in un dispositivo di controllo-disciplinamento di individui virtualmenti liberi: ossia, Potenzialmente dotati di "volontà", della capacità di agire altrimento o antagonisticamente rispetto alla relazione di assoggettamento.
    Il paradosso del poterepropriamente inteso consiste pertanto nel fatto che esso è tale solo se lo concepiamo non già come sostanza ma, appunto, come la relazione con soggetti potenzialmente Autonomi: vale a dire, dotati del Poere di agire in modo alternativo all'atto di subordinazione. Ma, stando a queste premess, vediamo emergere un'implicazione radicale del paradosso del potere, messa in luce da Etienne de La Boètie nel suo breve e luminoso Discorso sulla Servitù Volontaria: potere e libertà sono co-originari, discendono dalla medesima fonte. Proprio in quanto negazione della libertà, il potere la presuppone: non sarebbe pensabile se i "soggetti" su cui esso si esercita non fossero originariamenti liberi. Verrebbe a mancxare la fondamentale prerogativa della relazione. E un potere senza relazione non sarebbe più un Potere-Su, ma semplicemente un Potere-Di: mero potere di disposizione su oggetti. Per questa decisiva ragione il potere Necessita dell'Asservimento Volontario dei soggetti, dell'Autoesonero dal Peso della Decisione, della rinuncia ad agire liberamente operata da individui potenzialmente attivi. Giacomo Marramao
    Saluti

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  3. Da qualche parte ho letto che Eugenio Scalfari da alcuni viene definito criptofascista. Non lo leggo più da quando ho saputo la cifra (presunta) ricavata dalla vendita delle sue quote (1989) a De Benedetti.
    Molto d'accordo M.de Guoges: alcun interesse per le questioni teoriche,
    tutto il resto è commento.

    Bonne nuit

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  4. Olympe sa se Eugenio Scalfari fa parte della lunga lista degli aderenti alla Loggia P2?
    Io credo di sì, i sermoni domenicali abituali degli ultimi mesi, mi sembra lo confermino. Ieri ha difeso la teoria di Platone sul governo dei pochi, domenica prossima magari farà un editoriale in cui riabiliterà Mussolini e la dittatura fascista. Bisogna portar pazienza o sperare che Repubblica faccia la fine dell'Unità?

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