domenica 27 luglio 2014

Uguali ma separati


Ci raccontavano della fine delle ideologie e perciò della fine della lotta di classe proprio nel momento storico in cui la borghesia stravinceva la sua. È questo un giudizio sulla storia quale eredità e progetto di una società di sfruttamento. Chi se ne accorge più, posto che ogni messaggio è stato semplificato, che ogni critica è stata sviata e depotenziata e subiamo un capitalismo senza razionalità e una società verso la quale non abbiamo alcun effettivo controllo?

Siamo arrivati al punto, defunte le ideologie e la lotta di classe, che nelle abitazioni condominiali si differenzia l’ingresso: porte per i ricchi e quelle per i poveri (leggi). Siamo sicuri che sia un’invenzione recente? Già si può affermare che se i nazisti fossero stati più attenti agli sviluppi dell’urbanistica moderna, avrebbero trasformato i campi di concentramento in case popolari. La soluzione finale del problema uomo!



Abitare è diventato il “bevete coca- cola” del mercato immobiliare, così come si rimpiazza la necessità del bere con quella di bere certa roba. C’è qualcosa di ammirevole nel far coesistere nella parola “abitare” milioni di esseri ai quali è tolta fin la speranza di vivere una vita umana. Non diversamente che nei centri commerciali, in ogni agenzia immobiliare è esposto un cartello con scritto: Fate della vostra vita un affare.

Le nuove città hanno cancellato anche le ultime tracce della memoria storica, salvo di quella mitica a uso turistico. Non serve porre mente a Scampia o allo Zen, l’urbanistica è dappertutto la realizzazione concreta più compiuta di un incubo, la proiezione nello spazio della gerarchia sociale. Fate caso, gli antichi cimiteri sono le zone verdi più naturali, le sole ad integrarsi armoniosamente nel quadro delle città moderne, come gli ultimi paradisi perduti.

Anche laddove, per motivi economici e sociali, diventa necessaria e programmabile una certa urbanistica di prestigio, lo spettacolo urbanistico è organizzato scenicamente e corrispondentemente al ruolo di ognuno: strade, prati all’inglese, laghetti con cigni, fiori naturali e foreste fittizie lubrificano gli ingranaggi della soggezione, la rendono amabile.

L’urbanistica e l’informazione nelle società attuali sono complementari: organizzano il silenzio. Lo provano i graffiti, segni proibiti di rifiuto, come nell’antica Pompei, che il potere s’è affrettato, dopo un primo momento di dubbio, a cooptare. L’arte deve rassicurare, è l’ultima gentilezza di un potere che si è assicurato totalmente il controllo delle coscienze. Per il resto, noi, non potendo cambiare vita, la trascorriamo a demolire e ricostruire la nostra bicocca e sognare una vita nostra che non avremo mai. In un vecchio romanzo di fantascienza di Yves Touraine, L'Été sur la Grange-Haute, lo Stato offre ai pensionati perfino un masturbatore elettronico. Ora si può acquistare con la social card.

3 commenti:

  1. Questo post richiede la massima diffusione, quindi condivido come posso.

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  2. Sono molto perplesso sull'attuazione democratica in termini reali della 'back door' nella citata edilizia newyorkese, infatti per chi abbia avuto occasione di cercar casa là in affitto solamente, si sarà reso conto della selezione esercitata dal condominio interessato e questo non solo riguardo la propria situazione patrimoniale. Il caso pratico porta a confermare in aggiunta una buona dose di bigottismo (no divorced p.e.). Pertanto risulterebbe piuttosto difficile la realizzazione di una coesistenza condominiale per così dire interclassista (poi parliamo di prezzi/mq e conseguenti stili di vita).

    A Londra è possibile trovare la presenza nei quartieri 'alti' di Council Houses che potrebbero testimoniare una qualsivoglia volontà di coesistenza, che viene comunque smentita nei fatti. La rigidità sociale è molto più accentuata che da noi indipendentemente dai perimetri urbanistici, diversità fondamentale è il rispetto anche da parte degli upper dell'istituzione pubblica a differenza del nostro Paese mediorientale.

    Comprendo che trattasi di argomento delicato e controverso, ma in
    qualche caso la coabitazione, definiamola per comodità interclassista e all'oggi spesse volte interculturale e interetnica, qualche problema lo crea. Se ne può discutere ampiamente.

    Quella che si definisce urbanistica di prestigio lo diventa unicamente per motivi di investimento e di speculazione fondiaria, e per chi abbia avuto occasione di girare il mondo si sarà accorto che questa è prassi comune.
    E la sua amabilità spesse volte dipende dalla scarsa cultura degli acquirenti in tutti i sensi; frequentemente queste 'oasi' sono piazzate in ritagli fondiari che di esclusivo hanno solo l'isolamento per censo e il prezzo (v.insediamenti berlusconiani e compagnia bella).
    Sulla qualità architettonica è chiaro che in alcuni casi l'investitore punta sulla autoreferenzialità del team progettuale, perchè diventa sterile la polemica critica a Richard Meier piuttosto che Libeskind, che non sia dovuta a mera invidia professionale corporativa.

    Altro mi sembra l'urbanistica nordica che, se può soffrire in parte della consuetudine speculativa, offre agli abitanti ben altre prospettive relazionali e qui mi sembra fondamentale lo status di cultura media e di standard progettuale. Nella breve esistenza che ci è concessa e avendone la possibilità, pur nel capitalismo più ostentato e in attesa dei tempi forse migliori, sotto il profilo eminentemente urbanistico è preferibile vivere a Stoccolma o Amburgo piuttosto che Napoli o il Cairo.

    A mio gusto trovo i cimiteri, e nello specifico mi riferisco a quelli delle grandi città che non siano il Verano o Pere Lachaise, piuttosto
    alternativi a zone verdi naturali: il cimitero Maggiore di Milano, che ha la superficie di un paese, più che altro fa propendere verso una consuetudine massiccia per la cremazione. Il piccolo cimitero in Chiantishire o in valle del Brenta fa parte dell'oleografia turistica e non fa testo.

    Relativamente ai graffiti forse è opportuno un distinguo tra gli sgorbi di qualche adolescente maldestro e i lavori p.e.di Bansky: ora non so se anche in questo caso rientra in una sorta di cooptazione subdola del capitale o si è cooptato da solo. Anche se isolati e probabilmente ininfluenti, i casi di Berlino o Amburgo oltre a manifestazione di disagio
    costituiscono un modus vivendi alternativo e una prospettiva di lotta (al momento vincente) alla speculazione edilizia.

    Demolire e ricostruire la propria bicocca finchè ce lo permetteranno, sognare dipende, o il computer o il bungalow. Sta a noi.

    A bientot

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