martedì 1 luglio 2014

Perché dobbiamo avere fiducia


Con il mio cellulare, fabbricato in Cina da schiavi moderni, ordino al minimarket sottocasa prosciutto e melone nella quantità desiderata. Al recapito ci pensa un ragazzo pakistano, la cui religione con il prosciutto, come si sa, fa pendant. Il melone è stato raccolto da lavoratori di nazionalità senegalese, mentre i maiali da cui trarre le cosce per il prosciutto sono stati macellati in Germania da lavoratori polacchi trattati come schiavi, ricattati e sottopagati. Le cosce suine hanno viaggiato fino in Italia in un camion guidato da un autista ungherese, lo stoccaggio del prodotto è rumeno. La globalizzazione è anzitutto questo, lo sfruttamento di quello straordinario emporio di "opportunità" chiamato mercato.



La globalizzazione, ossia la fase di massima espansione del capitalismo, non è solo questo, ovviamente. Essa prosegue a ritmi accelerati, rispetto a quanto avveniva già da secoli, allo sfruttamento della manodopera e dei territori sottoposti al suo controllo, alla distruzione delle economie agroalimentari dei paesi del Sud del mondo, laddove oggi le nostre agricolture, sussidiate e dunque garantite in termini di profitti, possono dettare legge in tema di prezzi. E perciò l’agricoltore, il coltivatore di pomodoro nigeriano, è costretto a lasciare i campi e, per non morire di fame e sottosviluppo, venire a raccogliere il pomodoro in Italia. Non vi giunge con i voli di linea, come è noto, e se la sua traversata in barca non avrà successo, tranquillizziamoci poiché servirà al ripopolamento ittico del Mediterraneo occidentale.

Con il mio portatile sulle ginocchia, i cui componenti sono stati fabbricati e assemblati dagli schiavi di cui sopra, sto ora scrivendo questo post, ma subito dopo parteciperò, senza sforzo né incomodo, con poche operazioni di tastiera, alla lucrativa speculazione sulle risorse di quella parte di mondo da cui provengono molti degli schiavi già menzionati. Domani, poi, partirò per una località esotica dove trascorrerò un periodo di relax e contemplazione delle bellezze naturali del posto, e poco m’importa se non conosco lingua e costumi di quelle popolazioni, ciò che conta è che i loro servizi rendano confortevole e soprattutto economica la mia vacanza, considerando il minimo disservizio come una grave lesione dei miei diritti.


E tutto questo noi lo riteniamo normale, anzi, auspichiamo un miglioramento in termini di economicità ed efficienza di questo sistema, ritenendo viepiù inconcepibile qualunque ostacolo a tale progresso della vita sociale ed economica. Perciò abbiamo eletto i nuovi rappresentanti al parlamento europeo che s’insediano oggi, perché il nostro paradiso economico continui come prima e anzi su una scala maggiore. È la forza delle nostre “idee” che ci rende migliori, è la volontà di mettere a posto le cose di Barbara Spinelli che ci dà fiducia.

2 commenti:

  1. Complimenti, hai una agenda estiva bella piena. Comunque, riguardo al prosciutto, ci sono anche quelli DOP, gestiti da DOP. Per tutto il resto ci pensa Barbara Spinelli.

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  2. L'ultimo capoverso dipinge così vividamente la realtà in cui viviamo.... Chiusi in una bolla, viviamo un'esistenza ovattata dal benessere (per chi ancora cel'ha, beninsteso), in balia di un mercato che ormai risulta surreale (può un volo low cost costare molto meno di un viaggetto fuori porta in treno? Possibile che non stoni questo, che non ci "dica" qualcosa?). Siamo tutti colpevoli, tutti complici, chi più e chi meno.. ma come dicevi nel post precedente, finiremo tutti marxisti (o giù di lì) ... volenti o nolenti

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