domenica 11 maggio 2014

Non votare, la prima forma di non collaborazione con gli schiavisti


Una lettrice in un suo commento al post precedente scrive, tra l’altro, questa riflessione:

… ma se non si parte a cercar di riformare queste strutture, allora che facciamo? In questo momento mi sento nella più totale impotenza di fronte a qualsiasi organismo "superiore", sia esso nazionale o sovranazionale. È per questo, per non chiudermi in casa a dondolare avanti e indietro con lo sguardo fisso, che voglio credere in qualcosa. E andrò a votare qualcuno che vorrebbe almeno dire la propria e cercare di cambiare l'Unione Europea.

Credo di comprendere bene questo comune e genuino stato d’animo, le riflessioni e i comportamenti che ne conseguono. Bisogna rispondere alla domanda, alla necessità e urgenza del cambiamento. Vediamo cosa dice, sulle generali, Marx, al quale è sempre opportuno fare riferimento:

Se pure una società è arrivata a scoprire la legge di natura del proprio movimento – e scopo ultimo di questa opera è rivelare la legge economica del movimento della società moderna – non può né saltare né togliere di mezzo con decreti le fasi naturali dello svolgimento. Ma può abbreviare e attutire le doglie del parto.



Ecco cosa possiamo fare, abbreviare e attutire le doglie del parto, ma non possiamo saltare né togliere di mezzo con decreti le fasi naturali dello svolgimento. Non si può dunque correre in avanti, anticipare i tempi e creare le situazioni.

E allora, lasciamo le cose come stanno, senza reagire? Si può e si deve dunque agire per via elettorale, il solo modo per cercare di cambiare e migliorare qualcosa!

Qualcosa?

Fu possibile e sufficiente riformare l’ancien régime? E oggi, cambiamo un sistema economico che poggia sulla più vasta e capillare forma storica di sfruttamento materiale e spirituale riformandone le leggi e gli ordinamenti? È questa la strada di un riformismo fuori tempo massimo, dell’inanità, degli accrocchi e dei temporanei aggiustamenti.

Poteri fortissimi e incontrollabili si frappongono a questi tentativi. Il primo e più forte di questi poteri non è dato dalle banche, dalla finanza, dalle lobbies, dai partiti, dalla geopolitica, ma dalla legge economica del movimento della società moderna, la quale agisce come una legge di natura.

Nella conoscenza di queste leggi e nella possibilità, legata a questa conoscenza, di farle agire secondo un piano per un fine determinato, sta la possibilità del cambiamento, non come inveramento di un sogno centenario, ma come la più complessa impresa scientifica e la più sublime opera d’arte che siano mai state compiute su questo pianeta.

L’ho scritto in apertura di questo blog e ripetuto in altre occasioni: la quantità di tutto ciò che questa società ci impone e ci infligge ha già superato la soglia oltre la quale ogni equilibrio faticosamente costruito viene rotto con violenza.

La rottura di questo equilibrio è già nelle cose, nella crisi profonda che attraversa in ogni luogo e dimensione questo sistema, dunque non si tratta più di aspettare, di recarsi al seggio nella speranza che il leader maximo di turno …..

Noi vediamo che la democrazia, non come espressione autentica del potere del popolo, ma quella fasulla dei parlamenti borghesi, dei “comitati d’affari”, è il miglior alibi di questo sistema. Votare è accettare l’alibi, riconoscere l’irrinunciabilità di questo sistema.


Viceversa, non votare significa anzitutto affermare il proprio rifiuto a riconoscere legittimità a questo sistema. È la prima forma di non collaborazione di massa, potenzialmente il primo atto di costruzione di un movimento alternativo che non proponga semplicemente un ricambio di classe dirigente, bensì una rivoluzione dell’esistente che nelle sue premesse è già qui, tra noi.

2 commenti:

  1. Pur essendo chiaramente d'accordo su quanto dici, mi sembra che siamo ancora lontani dal non voto politico. Non voto ce ne sarà tantissimo, ma non abbastanza, e con motivazioni purtroppo lontane dalla prospettiva da te indicata.
    Al momento mi sembra più utile e fattibile l'analisi di Sollevazione.blogspot indicata in questi due post:
    http://sollevazione.blogspot.it/2014/04/votare-per-chi-di-piemme.html

    http://sollevazione.blogspot.it/2014/05/le-europee-e-il-disfattismo.html
    Ciao, e complimenti, xchè questa divergenza, per me, non toglie nulla al tuoi grandi meriti di inesorabile lucidità, e genialità, nella capacità di divulgare chiaramente analisi complesse.

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