martedì 27 maggio 2014

Non è un’invenzione marxiana


La televisione è un potente mezzo di diffusione delle illusioni, di formazione di un senso comune con scarso rapporto con la realtà e le sue leggi. Anche ieri sera c’è stata una dimostrazione di tale illusoria realtà nella puntata di Report dedicata alle nuove tecnologie e professionalità. Inquadratura con aereo di linea in volo, poi immagini di una “stampante” che partendo da “polvere d’alluminio” dà come prodotto un pezzo grezzo di uno dei tanti componenti per l’avionica e affini. Altra scena: cinque intraprendenti giovanotti di Rimini che nella loro officina costruiscono delle motociclette personalizzate, una ventina l’anno per una clientela molto particolare e danarosa.



Queste nuove tecnologie sono effettivamente una parte importante del futuro, ma non bisogna scambiare le illusioni per la realtà. Questo tipo di produzioni di nicchia, appunto perché ancora tali, agiscono in un mercato in cui è ancora assente la concorrenza, in cui i prezzi li decide solo ancora in minima parte il mercato, in cui il numero degli addetti è ridottissimo, ecc.. Non è una novità storica che l’impiego di nuove tecnologie goda nei primi momenti di questi vantaggi. Immaginare poi che ognuno possa in proprio prodursi molte delle cose di cui ha bisogno, è già una realtà, per esempio quando scarichiamo e stampiamo un libro in casa.

Questi esempi possono farci intravedere cosa potrebbe essere, per certi aspetti, il futuro laddove l’organizzazione della produzione e del lavoro non fossero soggetti alle leggi su cui poggia il capitalismo. Per quanto riguarda l'attualità, le nuove tecnologie non favoriranno di certo l'assorbimento della disoccupazione di massa e anzi, a fronte di pochi nuovi posti di lavoro, ne creerà di nuova. Il capitale, con queste nuove tecnologie, tende a parcellizzare il lavoro in àmbito domestico e in piccole unità produttive, tornando per un certo verso all'antico.

E invece, ripeto, si tratta di produzioni di nicchia, l’organizzazione della produzione e del lavoro in una formazione sociale di tipo capitalistico sono tutt’altra cosa. Dal momento in cui non c'è solo bisogno di produrre la motocicletta personalizzata o i duecento pezzi per l’industria aeronautica, ma milioni di motociclette e milioni di pezzi per qualunque tipo di merce, il discorso cambia, e allora si fanno valere le leggi su cui poggia la produzione capitalistica. Un tempo i microprocessori venivano prodotti in Cina? Ma nemmeno i televisori in India!

Anche in questo caso manca un’adeguata conoscenza delle leggi su cui poggia il modo di produzione capitalistico, realtà e concetto corrispondente che, al pari della classi sociali, non è un’invenzione marxiana. Anche se alla superficie le cose mutano e sembrano mutare radicalmente, nei suoi aspetti essenziali e nei suoi processi, il capitalismo non è cambiato e non può cambiare.


2 commenti:

  1. Sulla produzione industriale e sul capitalismo che può governarla il giudizio marxiano è chiaro.

    Bisogna altrettanto ricordare che le produzioni di nicchia non riguardano unicamente le volonterose 'sturt up', e mi riferisco a tutte quelle attività artigianali e parartigianali che ci hanno reso famosi e invidiati (in Giappone ne mettono gli addetti in bacheca WWF e vengono pure sovvenzionati).
    Subiscono il destino contrario, chiudendole va perso un patrimonio di conoscenza che non verrà più recuperato. E non mi riferisco all'intermedio
    che ha occupato e occupa l'analisi di stuoli di economisti.

    L'interesse marxiano non si è particolarmente soffermato sui 'piccoli imprenditori di se stessi' ma nel futuro oltre alla possibile organizzazione della grande industria bisognerà capire cosa produrre per una crescita in uno spazio finito.
    Ma questo non riguarda l'Italia, possiamo costituire al massimo un blocco di opinioni.



    RispondiElimina
  2. Illusioni e senso comune staccato dalle reali contraddizioni del capitalismo in un contesto autocelebrativo in cui ,per dirla con Debord : "Lo spettacolo è il discorso ininterrotto che l’ordine presente tiene su se stesso, il suo monologo elogiativo. È l’autoritratto del potere all’epoca della gestione totalitaria delle condizioni di esistenza "

    Buona giornata. Filippo

    RispondiElimina