giovedì 29 maggio 2014

La maschera dei Blade Runner



Ha “vinto” l’astensionismo. Stravinto, dicono, sommessamente, gli esperti di flussi elettorali. Tanto, ripetono, sono elezioni “secondarie”, d’importanza relativa. Alle politiche sarà tutt’altra musica, il gregge rientrerà all’ovile, in gran parte. E poi è un fenomeno europeo quello dell’astensionismo, addirittura meno accentuato qui da noi. Ancora una volta questi fenomenali esperti non l’imbroccano, se ne infischiano dei processi sociali, e già i loro colleghi dei sondaggi debbono cambiare mestiere.

È necessaria l’analisi politica dei fenomeni sociali, tra i quali rientrano quelli elettorali. Partendo ovviamente dai numeri, i quali da soli fotografano la quantità, non spiegano la qualità dei processi (per loro natura contraddittori). Nei numeri, in sé, non c’è dialettica, tantomeno dialettica sociale. Succede in politica e anche nelle altre scienze teoriche, tutte. Ecco dunque che di per sé i computer (che non procedono secondo logica umana, bensì binaria), per questo tipo di analisi, sono inservibili, anzi, fuorvianti. È qui la chiave dei fallimenti, sia nelle previsioni elettorali (e non solo) che nell’interpretazione delle sempre più marcate in-coerenze dei flussi. Torniamo a carta e penna, e cioè a ragionar di testa.

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Predizione dei comportamenti su fondamenti epistemologici errati e bisogno ossessivo d’incasellare la realtà sono i presupposti del fallimento di questo genere di scienze, convinti, peraltro, che la matematica (i diagrammi, gli orpelli, ecc.) oltre a fornire una patente di oggettività scientifica, possa essere qualcosa di più di uno strumento, per quanto potente e raffinato, per quanto complesso.

Ma tutto ciò non esiste se non come prodotto del linguaggio della vita reale, vale a dire del sistema determinato delle relazioni materiali operanti tra gli uomini di una data collettività. Le combinazioni creative del linguaggio, compreso quello afferente ai concetti e segni matematici, trovano un’adeguata spiegazione solo se poste in relazione alla forma dei rapporti sociali, perché, come ebbe a sottolineare il giovane Marx, “né i pensieri, né il linguaggio formano di per sé un proprio regno […] essi sono soltanto manifestazioni della vita reale”.

Eccoci dunque alla fatidica domanda: questi strumenti semiotici della conoscenza e dunque le modellizzazione concettuali del mondo naturale e sociale (che non vanno intesi né in separazione e però nemmeno in equivalenza!) di cui ci serviamo per conoscere, vale a dire le nostre astrazioni, generalizzazioni, categorie, leggi, modelli teorici, linguaggi e rappresentazioni scientifiche, in che rapporto stanno con la realtà oggettiva?

In un’epoca in cui l’attività di pensiero è riferita essenzialmente alle attività neurologiche del cervello, non solo come forma in cui si esprime il pensiero nel sistema biologico umano, ma come matrice del pensiero stesso, non c’è che da essere assai pessimisti sui risultati.

Di queste cose parlavo anche in un post di qualche settimana fa, e chissà quanti lettori avranno pensato a mere farneticazioni. Non importa, capita a fagiolo, dopo pochi giorni da quel post, un articolo sulla "macchina empatica di Blade Runner". Si può mai vaticinare nulla che non sia già realtà almeno in laboratorio.

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Lasciando da parte queste astrazioni teoriche che nei blog non interessano a nessuno, ritornando al discorso iniziale, al previsto ritorno degli astensionisti nel gregge dei votanti alle prossime politiche, si deve tener conto: del proseguire della crisi economica, del divaricarsi della forbice tra povertà e ricchezza, dell’impossibilità di riassorbire milioni di disoccupati e creare milioni di posti di lavoro per i nuovi schiavi, del declino demografico, dell’inarrestabile aumento del debito pubblico e privato, del dilagare della corruzione, e tutto ciò e altro ancora a fronte del fatto che la dottrina economica e fiscale liberista non muterà di segno (che l’Europa debba cambiare è solo un osso buttato in pasto agli illusi) e che il parlamentarismo ha mostrato inconfutabilmente la sua inanità e il suo fallimento.

Ecco perché si farà sempre più strada, tra stanchezza e disillusione, la coscienza, più o meno precisa e determinata, che il non voto, l’astensione, è di per sé un atto politico, un messaggio di non collaborazione diretto ai padroni del mondo e ai loro quisling. Ed è ciò che loro temono di più, perché ciò li costringerà a gettare la maschera.


4 commenti:

  1. Incasellare la realtà non è un problema, è il problema. Questo dilemma di vivere una vita di responsabilità totale, entro un’esistenza di conoscenza e di libertà soltanto parziali. Ogni gruppo crea fondamenti epistemologici a proprio uso e consumo, il bollino blu 'dell'oggettività scientifica' fa il resto.
    La fisica cambia, il mondo rimane sempre lo stesso : di conseguenza nella fisica deve esserci qualcosa di soggettivo.

    Nel cose :
    - obbligo del perseguimento del pareggio di bilancio.
    - obbligo di non superamento della soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5% del PIL (e superiore all'1% per i paesi con debito pubblico inferiore al 60% del PIL)
    - significativa riduzione del debito pubblico al ritmo di un ventesimo (5%) all'anno, fino al rapporto del 60% sul PIL nell'arco di un ventennio.
    - impegno a coordinare i piani di emissione del debito ..
    ......................
    ......................

    gettare la maschera ? più scoperti di così.

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  2. Le neuroscienze tentano di spiegare, tra l'altro, come amori ed emozioni (empatia, odio etc.) siano talvolta meri "meccanismi" ovvero algoritmi riproducibili e non fenomeni astratti, imprevedibili e/o metafisici. Avrà nei prossimi anni esiti straordinari svelando quella che, a mio avviso, è la vera natura dell' umanoide: un automa, un robot, un meccanismo. Dio, l'anima, l'amore etc. sono solo variabili inserite nel software. Il comportamento greggesco, sempre a mio avviso, ne è la prova. Il robot è condizionabile, programmabile, telecomandabile. Ci vuole solo un po' di abilità. Lo hanno da sempre intuito i politici ed i preti (ma non solo loro) che ne sfruttano le falle del software (bugs) determinando facilmente scelte e comportamenti degli schiavi che alla fine sono ben felici di rinchiudersi in gabbia da soli per girare sulla ruota come i criceti.
    Flussi e riflussi delle umane genti sono prevedibili come le onde del mare, come il succedersi del giorno e della notte. Il pappagallino a cui concedi la libertà si fa un paio di giri e poi se ne torna al sicuro nella propria gabbietta.
    Hanno avuto paura di volteggiare un po' nel cielo ed hanno preferito i pochi maledetti e subito 80 € di Renzi. Con la promessa di qualche altra "lauta" elargizione. Ogni altra sofisticata analisi, sempre secondo me, è inutile.
    I padroni hanno avuto paura di subire qualche processo in stile grillesco (ma tanto lo sanno tutti che vincono sempre loro) e gli schiavi di perdere qualche pasto sicuro servito nella confortevole cella.
    Edward Luttwak, noto tuttologo americano ha detto: “Pensate che un imprenditore è andato da Capri a Napoli in yacht, pur di votare Renzi!”.
    Altro che comunismo!
    Ora farà tutte le riforme che vorrà. Gli schiavi dovranno semplicemente essere più competitivi e rinunciare a tutto leccando, riconoscenti, gli stivali del padrone. E sfornando altri figli per dare il cambio alla servitù al castello.
    Come sempre. Da quando esiste il mondo.
    Ciao.

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  3. L'astensione- che pratico anch'io- è un atto politico ma non credo sia percepito come non collaborazione dai padroni del mondo. O forse si. E' che comunque loro vanno avanti a difendere i loro interessi: quello cha faranno molto spesso lo dicono pure prima sui loro giornali o alle loro tv.
    E tutti gli altri che percorsi hanno? A parte il rifiuto, intendo. Si dovrebbe vedere da quello che succede i giorni dopo le elezioni, oppure le settimane precedenti. Io non ho votato perché questo sistema non lo voglio, non voglio collaborare penso che la democrazia rappresentativa per come l'abbiamo conosciuta non offra più spazi, almeno da noi.
    In questo senso posso dire "non mi rappresenta nessuno". Poi però bisognerebbe costruire l'altro pezzo e cercare insieme le forme e le dinamiche di qualcosa che alternativo alle stato di cose presenti.
    Se tutti gli astenuti fossero coscienti di questo- anche con processi contraddittori- saremmo già a più di metà dell'opera. Ma non credo che le cose siano così. E dunque il problema diventa un altro: come trasformare una non collaborazione in una costruzione di qualcosa di diverso da quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni?

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  4. Cito da un quotidiano.

    “Sarà un cantiere di opportunità rivolto ai tantissimi giovani italiani che oggi non studiano e non lavorano”. Così il ministro del Lavoro Giuliano Poletti presenta il Piano Garanzia Giovani, finanziato dall’Unione Europea con 1,5 miliardi di euro, che ha l’obiettivo di trovare un’occupazione, uno stage o un percorso formativo ai Neet, ossia quei ragazzi tagliati fuori dal mondo del lavoro e della formazione. “Attraverso il progetto produciamo esperienze – continua il ministro a margine del Forum della Pubblica Amministrazione a Roma – magari non troveranno lavoro ma potranno fare il servizio civile o volontariato. Meglio fare qualcosa con poche centinaia di euro al mese o senza alcun guadagno piuttosto che restare a casa”.

    Votare in questa democrazia di Wall Street significa votare *anche* per questo. Non siamo più solo nella teoria, siamo già nella prassi del lavoro gratuito e sempre più forzato come unica alternativa, sempre più obbligatoria, alla disoccupazione. In un contesto del genere il voto, qualsiasi voto, è un atto di adesione suicida al sistema sotteso a quelle parole. Milioni di giovani, senza rendersene conto, come sonnambuli, come drogati, hanno votato *anche* per QUESTO.

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