giovedì 27 marzo 2014

Il paese di Arlecchino e di Pinocchio


«A differenza di quanto sostenuto da alcuni commentatori, per ridurre l’alto debito pubblico dell’Italia non sarebbero necessarie manovre correttive da 40–50 miliardi di euro l’anno, non sarebbe richiesto mantenere un orientamento permanentemente restrittivo alla politica del bilancio». 

Ricordiamocele queste parole dell’ennesimo illusionista, nella fattispecie quelle del governatore della Banca d’Italia, tenendo presente che la regola sul debito pubblico, che sarà applicata all’Italia nel 2016, richiede una riduzione media annua del suo rapporto rispetto al Pil pari a circa un ventesimo della parte che eccede il limite del 60 per cento (com'è noto oggi navighiamo ben oltre queste colonne d'Ercole, siamo al 132%).



Per rispettare la regola sul debito pubblico, ovvero per evitare “manovre correttive da 40–50 miliardi di euro all’anno”, il governatore ha ventilato la seguente ipotesi:

“non è necessario ridurre il valore nominale del debito. In condizioni di crescita ‘normale’, vicina al 3 per cento nominale, sarebbe infatti sufficiente mantenere il pareggio strutturale del bilancio”.

Sarebbe dunque sufficiente per ridurre il rapporto debito/Pil agire sul denominatore, ossia aumentare il prodotto interno lordo. Il che non fa eccezione alla regola di tutte le frazioni: per far diminuire il rapporto posso diminuire il numeratore (la spesa a deficit) oppure aumentare il denominatore (il prodotto interno lordo o PIL). Si tratta di un artificio numerico, l’entità assoluta del debito non sarebbe toccata, ma ridotto solo il suo rapporto con il Pil.

E tuttavia ipotizzare con questi chiari di luna una crescita ‘normale’, vicina al 3 per cento nominale (quindi pur tenendo conto dell’inflazione), è una cosa lontana dalla realtà, anche di quella molto ottimistica della Banca d’Italia.

La quale Banca d’Italia, nel suo bollettino del gennaio scorso, scriveva:


E dunque, se non serviranno 40–50 miliardi di euro l’anno si tratterà comunque di almeno 15-20 miliardi, senza peraltro scalfire la montagna del debito (così banche, fondi comuni e assicurazioni potranno continuare a lucrare e a comandare). Non per nulla siamo il paese che ha dato i natali ad Arlecchino e anche a Pinocchio, e perciò dove li troveranno questi denari già lo sappiamo da tempo: nel solito Campo dei Miracoli.



*

I governi che si sono succeduti negli ultimi due decenni si sono comportati con molti di noi come dei prestigiatori con un pubblico ingenuo. Dopo averci sfilato il portafoglio, l’orologio e quant’altro avesse valore, prendendolo in consegna, alle nostre rimostranze, deboli per il vero, hanno promesso di ritornare qualcosa del maltolto, ma non a tutti i depredati, bensì solo ad alcuni e per sorteggio.

I prestigiatori di cui sopra utilizzano i dati con disinvoltura. Si pensi solo al grafico dello spread che ogni sera i telegiornali portavano nelle nostre case tra l’autunno del 2011 e la primavera dell’anno dopo. Oggi quel differenziale tra bot e bund sappiamo anche chi lo manovrò. Ma ciò bastò per una riforma pensionistica che ha creato centinaia di migliaia di “esodati”, tagliato i rendimenti degli assegni, innalzato l’età pensionabile, penalizzato i lavoratori precoci, e tutto ciò stante il fatto che nei quattro anni dal 2008 al 2012 i pensionati fossero in costante diminuzione (di 190 mila unità secondo dati diffusi ieri dal ministero dell’economia).

Per quanto riguarda il governo attuale, nel suo accecamento e nel suo palesato ottimismo, dimostra a sua volta le buone intenzioni dei precedenti, enunciate con più enfasi. Quando poi le balle si scontreranno con la realtà scoppieranno, come solito. Quanto al popolo esso segue il suo istinto e cioè gli impulsi consumistici, trasformando le promesse in leggende, tanto è vero che non sono pochi coloro che si sono già impegnati i famigerati 80 euro il mese per i prossimi vent’anni.

E infine, per quanto riguarda gli altri, i sopravvissuti di un mondo scomparso, e cioè quelli che non hanno mai dato retta ai prestigiatori, essi non possono liberarsi della loro solitudine in un’epoca che ci ha mutato in passivi spettatori. E qui il cerchio si chiude.

Non è proprio un blog questo che stimoli le illusioni, dunque è fuori mercato. Lo riconosco e in fondo un po’ – meschina vanità – me ne lusingo.



P.S.: il tempo è galantuomo: uno dei maggiori illusionisti dell’ultimo decennio, per anni e anni responsabile dell’economia di questo paese (ricordo un suo lungo articolo del 2004 sulla riforma delle aliquote fiscali), oggi viene con un suo librino a rivenderci le sue Verità e bugie. È un modo disinvolto e lucroso di prendere le distanze dalle sue verità di un tempo aggiornando la sua vecchia ricetta con nuove dosi di bugie.

8 commenti:

  1. Tra le categorie che muovono la storia, credo che oltre a quelle della possibilità e della necessità, anche la volontà abbia un suo ruolo.
    Per questo hai solo che andar fiero del tuo blog.
    Un abbraccio, una buona giornata e...al prossimo post che spero arrivi presto.g

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  2. Che l'Italia possa crescere del 3% non so chi ci possa credere, secondo me non ci credono nemmeno loro: i propagandisti di regime e neppure i media che li ospitano...

    Il punto vero è che il debito continua a d aumentare- siamo al 132, 6 come ricorda il post- grazie alle politiche di austerità. Ma, scommettiamo che alla fine dell'anno arriveremo a quota 140?
    E' come continuare a prendere antibiotici, vedere la febbre salire e continuare a ringraziare il medico: fino a quando si può resistere?

    C'è un fatto, secondo me importante da sottolineare: il debito pubblico oggi è per circa il 60% in mano nostra- cioè di banche, società finanziarie, assicurazioni e cittadini italiani- mentre fino al 2010 quella quota, il 60%, era nelle mani di banche e società finanziarie tedesche e francesi.
    Con la manovra di Draghi del 2011 praticamente ce lo siamo ricomprato e non riusciremo più a pagarlo...

    La realtà è che- se ci mettiamo i 50 miliardi del fiscal compact dal 1 gennaio 2016- dovremo privatizzare , vendere quel poco che ci è rimasto, e accontentarci di elemosine come i fantomatici 80 euri in busta e di contratti e condizioni di lavoro stile Expo....

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    1. caro Cristiano, oggi non ha più senso dire "in mano nostra"
      noi ci mettiamo solo il buco, al cetriolo ci pensano loro
      come cercherò di mettere in evidenza nel prossimo post

      stiamo già svendendo l'argenteria, anzi la cornicetta d'argento con la foto del nonno

      ciao

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    2. ciao Olympe.. più chiara di così... del resto il renzi è un venditore nato....

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  3. nel post manca l'accenno che nel caso si avverino le ipotesi citate del 3% di crescita PIL, cui bisognerebbe sommare anche un favorevole tasso di inflazione per velocizzare il recupero del debito pubblico, che consentirebbero di non effettuare manovre finanziarie pubbliche da 50 miliardi di euro l'anno, il rispetto del patto di stabilità non esclude affatto che i servizi pubblici dovranno essere ridotti oppure sottoposti a deflazione: se l'aumento del denominatore ci esclude strette fiscali e tagli alle spese, comunque risanare il debito non consentirà nessun investimento pubblico o almeno il mantenimento della struttura attuale dei servizi pubblici, poichè le risorse dovranno essere tutte destinate alla riduzione del debito.
    Quindi, comunque vada, finirà anche il modello socialdemocratico... e in attesa che l'inedito 4° segreto di Fatima si compia, per dirla leninianamente, che fare?

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    1. come dice il governatore, si tratta di un 3 per cento nominale, ciò significa, come rilevo nel post, che non serve sommare anche un favorevole tasso di inflazione, poiché è implicito nel 3 per cento nominale

      il governatore – e lo sottolineo in grassetto nel post – non dice che bisogna ridurre il debito

      sul che fare non posso dirvelo io, tantomeno nel blog
      saluti

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  4. A proposito di favole probabilmente Matteo Renzi non conosce la storia dei Fratelli Grimm e relativi Gottingen Sieben.

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