giovedì 13 febbraio 2014

La prossima estate


Ieri pomeriggio mi mettevo all’ascolto di radiotre (di solito la evito in quell’orario), e sentivo sciorinare dei dati sulla lettura in Italia. Uno, in particolare, mi ha colpito: «la popolazione di 6 anni e più che, nel 2013, si è dedicata alla lettura di libri (per motivi non strettamente scolastici o professionali) nell’arco degli ultimi 12 mesi è pari al 43 per cento». Vale a dire che il 57 per cento non ha letto manco un libro, fosse pure robaccia. Di questi non lettori assoluti, diceva la conduttrice, molti sono i diplomati e i laureati. E, del resto, con una percentuale così alta di non lettori non potrebbe essere diversamente.



Le cause di questa totale disaffezione per la lettura? Più d’una, come solito. Però mi girano un po’ le scatoline quando, fin da subito, si tira in ballo le condizioni economiche, la crisi, “la quota dei non lettori in seria difficoltà economica, che passa dal 9 per cento del 2012 al 9,6”, eccetera. Oggi, per leggere un libro, non è più necessario comprarlo. Basta farselo prestare da una biblioteca, anche via internet. Ogni più piccolo borgo è dotato di una piccola biblioteca, spesso essa fa parte di un circuito provinciale o anche regionale. Perciò il discorso sulla crisi e le difficoltà economiche può valere per quanto riguarda i dati sull’acquisto di libri, per le vendite, ma non c’entra nulla con i dati di deprivazione di cui sopra.

Questa mattina la bibliotecaria comunale mi diceva: “la sala lettura, come solito, è strapiena [di studenti], ma nessuno ha chiesto un libro in lettura, e solo le persone più anziane leggono i quotidiani”. Altro interessante discorso riguarda quel 43 per cento che invece i libri, almeno uno all’anno, li legge. E che cosa legge? Basta guardare questa classifica per farsene un’idea precisa (il prestito bibliotecario non si discosta molto dai venduti). Sempre la bibliotecaria mi diceva che dopo reiterate e sempre più insistenti richieste aveva dovuto acquistare il libro (non so quale) di Bruno Vespa. E ciò vale, mi diceva, anche per altri autori dello stesso livello.


E difatti leggere, e leggere molti libri (o recarsi ai festival della letteratura), spesso è assolutamente inutile quando addirittura non risulta dannoso, più del fumo di sigaretta, tanto che sulla copertina di molti libri sarebbe necessario un disclaimer come per il tabacco. La questione resta quella di sempre: chi giudica? Posso solo offrirvi un indizio: se aprite un libro e alla prima pagina dovesse iniziare con una lunga descrizione della situazione meteo per poi concludere: “era una bella giornata d'agosto”, ebbene, a volte si tratta di un capolavoro (magari da rileggere la prossima estate).

3 commenti:

  1. Intanto, oltre alla grande propensione alla lettura delle masse, non è così semplice regalare libri alle nostre biblioteche rionali, nel senso che è obbligatoria la consegna alla raccolta centrale e questo forse limita la generosità personale (se deve diventare un problema anche il regalo ...... e non mi riferisco alle collezioni di Harmony).
    Poi ,a monte di complesse indagini ufficiali e delle relative ricadute radiofoniche, basta intervistare qualche maestra elementare (meglio dire le maestre, dopo la sciagurata riforma) per capire dove portano le limitazioni della didattica (tralasciamo le complessità etniche e parentali nelle classi).
    Indagini sulla media superiore o università ? Dalla sanità all'istruzione. E' interessante intervistare i promotori delle case editrici scolastiche di ogni ordine e sulla qualità delle adozioni tra nord e sud. Tout se tien.

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  2. La lettura richiede una passione, un obiettivo e una necessità anche materiale. Ci costringono a vivere in condizioni che annullano l'esigenza di documentarsi e rilassarsi con un buon libro. Per esempio io acquisto parecchi libri ma faccio una fatica bestiale a leggerli integralmente ...
    La mia è una lotta contro la mancanza di concentrazione, il lavoro coatto, le faccende domestiche, il rumore circostante ... saluti

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  3. Una chiosa al mio intervento di cui sopra, sono pedante (un lettore ha scritto tempo fa al mio indirizzo 'stucchevole' - temo a ragione).
    Anche per il grande mare di Internet si ripropone forse, ahimè, una tassonomia parallela : quanti frequentano e sono in grado di apprezzare la raffinatezza del "cacozelo" di Luigi Castaldi di pochi articoli fa. Purtroppo ci sarà sempre qualcuno che saprà cinquecento parole di più e vorrà fare il direttore d'orchestra.Malheureusement.

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