giovedì 13 febbraio 2014

Il Fenomeno


I più giovani non possono ricordare quel toscanaccio di Fanfani che sapeva catturare le simpatie e le adesioni giovanili (DC), oltre alla fama di essere di “sinistra” (!!!), concentrando in sé la boria dell’ignorante (pur essendo professore, se non ricordo male, di scienza delle finanze o roba del genere) e l’attivismo cieco del militante di Azione cattolica. E molti non sanno neppure chi fosse La Pira, sindaco di Firenze al tempo in cui la speculazione edilizia circondò la città, con quella sua confusa e ardente predicazione di rinnovamento sociale e le farneticazioni sulla pace millenaria, le misteriose vie della redenzione sovietica (fu ospite a Mosca e perfino ad Hanoi!) e altre speculazioni mistico-reazionarie. Ebbene, questi personaggi, pur con tutte le loro innumerevoli mende, se paragonati ai fenomeni d’oggi, fanno la figura di giganti.



Erano i tempi in cui anche allora come oggi i giovani incerti cercavano una direzione, un riferimento politico. Se maestri o insegnanti medi, essi già subivano la frustrazione per il diminuito prestigio sociale (mezzo secolo fa!) e le condizioni economiche non proprio floride, e tuttavia nella DC così come nel PCI trovavano indicazioni certe, ossia un’interpretazione del mondo e della vita che desse senso e soddisfazione, senza entrare in conflitto radicale né con la scuola e nemmeno con il sistema. Se operai, sempre pochini nella DC, essi militavano piuttosto nelle Acli, dove trovavano un altro fanfaniano come Labor (chi se lo ricorda?), e invece nel PCI trovavano la sezione e il sindacato che sapevano ben indicare chi era il nemico, salvo doverlo affrontare ai sensi della costituzione e delle leggi vigenti.

In tempi più recenti, la scomparsa della DC non coincise con la vittoria del PCI (già defunto) e di chi in quel partito almeno per mezzo secolo si era speso e illuso, bensì con l’affermazione di ciò che di peggio aveva allevato nei suoi vertici il vecchio partito e, dall’altro lato della barricata, con la vittoria del berlusconismo. E sappiamo bene perché.


Oggi la degradazione accelerata della "politica", per ragioni note e che sarebbe lungo ripercorrere, ha aperto una crisi permanente dove possono intrufolarsi personaggini che un tempo non avrebbero potuto ambire nemmeno al ruolo di portaborse. È tutta qui, considerata dal lato politico, la crisi italiana. Un popolo sopravvissuto alla propria civiltà, seduto su una montagna di debiti e di innumerevoli dissesti che si affida al primo fenomeno che passa fischiando un motivetto.

4 commenti:

  1. Ricordo come rimasi sbigottitto quando, dovendo eseguire una ricerca storica che si occupava in parte della povertà in italia tra il cinquecento e il settecento, m'imbattei in uno studio di a fanfani. Tu non ci crederai, ma era ricco di fonti d'archivio, documentato, onesto e, per certi versi, attuale venti e più anni dopo la sua pubblicazione.
    Non saprei se era uno dei due che ti segnalo sotto, o un altro ancora.

    Storia del lavoro in Italia dalla fine del sec. XV agli inizi del XVIII, Milano, Giuffré [seconda ed. ampliata e illustrata, 1959]

    1954
    Vita economica dall’antichità al XVIII secolo, Roma, Studium

    Comunque , se vai sul sito della fondazione c'è la sua bibliografia, e c'è da stupirsi.
    http://www.fondazionefanfani.it/index.php?id=54

    Per il nostro, ci tocca un blair in sedicesimo, che cercherà di portare avanti un liberismo scriteriato per conto terzi.
    Per il resto ti auguro di poter fare sociologia più sui siti d'arte che sugli ospedali...mi raccomando take care.g


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  2. Fantastico il duo (Fanfani-La Pira) che "risolve" la crisi in Vietnam.
    Concordo con lei sul diverso spessore dei politici di un tempo con paragonati a quelli di oggi, ma questa decadenza è visibile a tutti i livelli e in tutti i settori del Belpaese (purtroppo aggiungo).
    AG

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  3. Concordo con il senso del post...

    Di Fanfani si proclamò ammiratore Ferrero per il piano case degli anni '60 dimenticandosi del ruolo avuto dai palazzinari probabilmente...

    Certo all'epoca dei grandi partiti di massa c'era formazione e un po' di selezione ma è dagli anni '80, da quando la Thatcher disse "Non esiste la società, esistono gli individui" che è cambiato tutto. Maggioritario, americanizzazione della comunicazione politica, fine dei partiti trasformati in comitati elettorali a rimorchio di un leader, globalizzazione finanziaria che mette in crisi la struttura degli stati nazionali....

    Le macerie della sinistra istituzionale di allora- cioè l'ex Pci, poi Pds poi Ds ora Pd- si sono sostanzialmente adeguate a tutto producendo questo solo lobbismo-Legacoop, Unipol, favori alle banche- e realpolitik fallimentare; nella migliore delle ipotesi si è cercato di contrattare sui tempi e sulle forme del neoliberismo all'italiana ma mai sulla sostanza.

    Il fenomeno fiorentino non è figlio di questa storia ma in tutto questo ha nuotato come un pesce nell'acqua: la sua formazione è stata nella ex Dc di cui il padre era un oscuro ma ben intrallazzato- tra banche, cementificazione e grandi opere-ufficialetto di complemento.

    Al massimo al governo cambierà la comunicazione, che sarà ovviamente più adrenalinica e in linea con la cialtronaggine personalistica del personaggio e il problema sarà cercare d non arrivare sfiatati alle prossime elezioni. Tutto qui.
    Voglio vedere come la metteremo l'anno prossimo col fiscal compact di cui tutti si sono dimenticati, per esempio
    Ma credo che sarà dura per lui da palazzo Chigi stare contemporaneamente al governo e all'opposizione...

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  4. Uno che vuole completare i monumenti lasciati a metà di Firenze sicuramente andrà in estasi quando vedrà tutti quei ruderi di Roma. Che è una vergogna il Colosseo che non somiglia a quello che i turisti hanno visto ne Il Gladiatore.

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