domenica 12 gennaio 2014

Il cerino


Berlusconi non è più a palazzo Chigi da oltre due anni, eppure dopo un governo dei tecnici pasticcioni (confusione sui contratti, riforma pensionistica iniqua sotto molti aspetti e che ha creato gravi problemi a centinaia di migliaia di cosiddetti esodati) e con l’attuale governo d’incapaci e di veri e propri idioti, la situazione sta nei numeri ufficiali, inesorabili: 10 milioni di poveri, 12,5 per cento di disoccupati (percentuale che sale a oltre il 20 per cento nel Sud, superiore del 40 per cento quella dei giovani a livello nazionale), crollo inarrestabile dei consumi (non dei beni di lusso, ovviamente), sforato il 130 per cento di debito sul Pil, chiusure in massa nel commercio al dettaglio e moria di piccole aziende, confusione massima sull’ex Imu, sprechi ovunque, sfiducia come mai prima d’ora. Solo il differenziale obbligazionario dei tassi nostrani con quelli tedeschi s’è ridimensionato, per due motivi principalmente: l’enorme prestito Bce alle banche (che dovrà essere restituito, sia chiaro) che così hanno acquistato Bot e Btp, e la risalita del tasso dei Bund. Massimo un anno e anche il famoso spread tornerà a livelli precedenti e forse anche superiori, nonostante la tanto decantata deflazione.



Siamo messi male, molto male, eppure i rimedi invocati, per esempio dal direttore del Corriere della Sera nel suo editoriale di oggi, sono ancora una volta quelli di privatizzazioni e liberalizzazioni. Privatizzare la sanità, per esempio, in modo che solo i ricchi come lui possano accedere alle cure mediche, tramite ingrasso delle assicurazioni. Liberalizzare Eni, Enel, Finmeccanica e quel poco che ci è rimasto e che magari produce ancora utili. In tal modo potranno ingrassare le multinazionali estere, le banche d’intermediazione, i pescicani di Borsa, i consulenti e i mediatori di tutte le risme. E quando tutto sarà finalmente privatizzato e liberalizzato chi fornirà di denari pubblici quegli imprenditori che, per stessa ammissione di De Bortoli, “appaiono ferrei antistatalisti soltanto in noiosi convegni e non si sono staccati un attimo dalle mammelle avvizzite della spesa pubblica”?

È il gioco del cerino.

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Quando nell’agosto del 1971 il presidente Nixon tolse la convertibilità del dollaro in oro, sancì la possibilità, da parte delle multinazionali Usa, di poter acquistare merci e acquisire società estere in cambio di semplici pezzi di carta. La Cina è piena di questi pezzi di carta, soprattutto sotto forma di obbligazioni del tesoro Usa. Pertanto la notizia di certi primati cinesi può far solo sorridere. Se l’Europa, al pari degli Usa, stampasse euro a manetta, la moneta si deprezzerebbe e ciò favorirebbe le esportazioni, soprattutto dei paesi del sud Europa. La qual cosa non farebbe piacere a molti.
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Non si sente più parlare della minaccia nucleare iraniana. C’entra il petrolio, si profilano cospicui accordi con le grandi multinazionali occidentali – compresa l’Eni – e soprattutto con quelle anglo-americane.



12 commenti:

  1. Quindi possiamo confermare ancora una volta che l'Euro è uno strumento di lotta di classe in mano al capitale?

    Stefano

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    1. certo, ma il ritorno alla liretta in questo momento creerebbe per i salariati molti più problemi. come ho già scritto siamo in una tenaglia. non è cmq conil cambio di una moneta che si risolvono problemi alla radice.

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    2. La seguo spesso e spesso trovo il suo pensiero di grande intelligenza, rispetto alla sovranità monetaria ritengo sia vittima di uno schema di pensiero ideologico, la LIRA ha servito tutti noi e a tutti noi ha dato ricchezza proprio per come è stata usata. Se si uscisse dall'euro indicizzando i salari potremmo ripartire, se aspettiamo che tutta l'industria sia distrutta non ci risolleveremo mai più. A morte gli internazionalisti piedini.

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    3. il punto è proprio questo: in tal caso non ci sarebbe alcuna indicizzazione dei salari per il semplice motivo che in tal modo andrebbe perso il vantaggio della svalutazione. ripartire? con la nuova divisione internazionale della produzione e del lavoro noi non ripartiremo più. siamo un vaso di coccio tra vasi di ferro. saluti

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    4. Con l'indicizzazione non si perderebbe il vantaggio dovuto alla svalutazione, l'indicizzazione è un fattore interno al paese la svalutazione è relativa al rapporto con
      gli altri paesi. la nuova divisione non centra nulla se usciamo noi dall'euro l'euro finisce ed a quel punto tutto torna in gioco, a patire sarebbero i neoliberisti tedeschi e le loro fantasie di egemonia sull'europa. Piuttosto morto che suddito dei nazisti.

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  2. "Non si sente più parlare della minaccia nucleare iraniana. C’entra il petrolio, si profilano cospicui accordi con le grandi multinazionali occidentali – compresa l’Eni – e soprattutto con quelle anglo-americane".

    Cioè, vuol dire accordi delle multinazionali anglo-americane, con il petrolio iraniano, ho capito bene?

    Saluti

    XXX

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  3. E l'incipit del post lascia presagire che, se troverà il modo di ripresentarsi - ma anche non ripresentandosi lui personalmente, ma per interposta persona -il Filibustiere riprenderebbe il 20% e passa (ricordarsi che ha ancora in mano i mezzi di propaganda migliori).

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  4. Ma Berlusconi non dovrebbe già essere ai domiciliari o affidato ai servizi sociali?

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