mercoledì 22 gennaio 2014

È la stampa, caro elettore, e tu non ci puoi fare un cazzo


La produzione di massa, lasciata in mano al capitale, produce disoccupazione di massa.

*

Avanti con le chiacchiere continue ed estenuanti sulla legge elettorale, perché è in forza a questa che poi le cose cambieranno, in meglio ovviamente, come sempre. Il resto non conta o vale poco. Per esempio, per quale motivo si dovrebbero privatizzare le Poste, sono in perdita? Macché, sono in attivo, perciò le vogliono svendere. Un migliaduccio e mezzo di attivo, e poi le poste italiane sono presenti in Cina nei settori finanziario, assicurativo, postale e nel mercato del trasferimento del denaro. Piatto ricco mi ci ficco, e vai con le “aperture al mercato”.



La scusa è che c’è bisogno di soldi, perciò si vende, anzi, si svende. Di queste cose non si parla, tantomeno nei talk show, altrimenti, dicono, calano gli ascolti. E potrebbero diminuire i dormienti. E quando s’è costretti di fare accenno a queste porcate si chiamano gli “esperti”, gli economisti, i quali con uno slang tutto loro ti fanno venire la nausea per ciò che anche vagamente riguardi il soldo e l’economia. Se dicessero: la vendita delle poste per fare cassa è come il pastore che vende le pecore per comprarsi latte e formaggio, in tal caso si correrebbe il rischio che la gente capisca. Da evitare, assolutamente. Oppure: dare in concessione le autostrade ai privati è come quando nel medioevo, in condizioni di monopolio naturale, si pagava il signorotto locale per passare per una certa strada, per un passo obbligato.

Ricordate quando nel 1993-’94 si vendette una corposa fetta del patrimonio industriale pubblico, per esempio la Nuova Pignone (un’azienda in attivo con in portafoglio contratti pluridecennali con la Russia), venduta al suo maggior concorrente, ossia alla General Eletric; la Italgel (il 62% finito alla Nestlé); la Cirio-Bertolli; il Credito Italiano e la Comit; l’Istituto Immobiliare Italiano (una banca senza sportelli – banca Fideuram, ora di Intesa – che si interessa soprattutto ai finanziamenti a medio e lungo termine alle imprese; ecc.. Il tutto per ridurre il debito pubblico, come s’è ben visto.

E ricordate quando quel galantuomo di Ciampi con il suo decreto prevedeva la tutela dell’azionariato diffuso tramite la previsione di limiti massimi al possesso delle azioni (articolo 4) e la garanzia della rappresentanza degli interessi delle minoranze (articolo 5)? Posto che nel nostro modello sociale ed economico ciò fosse possibile, si dimenticarono di includere le misure specifiche volte a promuovere e difendere la natura “popolare” della proprietà, e anzi promossero la privatizzazione integrale e quindi la rinuncia alla partecipazione pubblica nel capitale (per es. la Nuovo Pignone non è quotata in Borsa, e il Credito Italiano, dopo intricate fusioni è divenuto Unicredit, banca controllata da pochi azionisti con una percentuale ridicola di capitale sociale, così com’è poi successo con Telecom). E questo doveva costituire un miglioramento rispetto al famigerato Piano Amato!

E non ci raccontavano allora come oggi, governo e sindacati compiacenti, che le privatizzazioni sono un’opportunità per procedere al rafforzamento della grande industria, la quale deve essere messa in condizione di affrontare e sostenere la competizione internazionale e quindi di consolidare gli assetti produttivi e occupazionali nazionali? Quanti editoriali sono stati scritti sull’argomento nella stampa padronale? E non ci raccontano che viene considerato prioritario il mantenimento in Italia dei centri decisionali delle aziende privatizzate? Perciò ci siamo comprati uno dei tre big dell’industria automobilistica statunitense. Non è la Fiat che s’è comprata la Crysler, signori elettori, ma il contrario.

Bella pensata quella del direttore di Repubblica che intervista Marchionne e Landini. Al primo gli dedica per intero le pagine 2 e 3, senza fargli, tra l’altro, una sola domanda sul suo comportamento sanzionato dai tribunali come antisindacale, né c’è traccia del fatto che attualmente tre stabilimenti sono chiusi e a Mirafiori si lavora tre (dicesi tre) giorni al mese. L'aggressiva intervista al secondo, invece, è stata sbattuta a pagina 11. È il capitale bellezza, e tu non ci puoi fare un cazzo con le buone maniere.


Svenduti i gioielli di famiglia, non resta che svendere gli ultimi pezzi, continuare ad aumentare le tasse e chiacchierare di legge elettorale e riforme istituzionali. Loro ingrassano e ridono alle nostre spalle.

4 commenti:

  1. Ripensando a quanto descritto nel libro "Confessioni di un sicario dell' economia" che peso potresti attribuire, oltre alla corruzione innegabile e vista la posta in gioco, alla possibilità che i poteri forti possano ricorrere anche alle minacce di qualsiasi genere pur di giungere al controllo o possesso dei beni citati? grazie, Fabio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ciao Fabio. penso in genere non sia necessario, anche se ciò in passato è accaduto in alcuni casi clamorosi, come per il nucleare italiano, l'ENI e l'Olivetti. in ogni epoca il potere e la mafia hanno una cosa essenziale in comune: il loro potere di basa su una rete fitta di relazioni che spesso non coincide direttamente con le istituzioni dello Stato, ance se di queste si serve in abbondanza. troppe cose noi non sappiamo, e proprio di quelle essenziali.

      Elimina
  2. a questo proposito,mentre tutti sono frastornati dall'accordo sul sistema elettorale non viene spesa una parola sulla revisione del titolo v della costituzione che aprirà definitivamente la porta alle privatizzazioni di quelle che i soliti tromboni liberisti chiamano(vai con un altro termine anglosassone) utilities e cioè acqua,gas rifiuti,gestiti dai comunie dagli altri enti locali è tutto ciò che può rendere davvero centinaia di miliardi all'anno
    Questo è il vero obiettivo dell'accordo fatto con Berlusconi da renzi alias Davide serra.

    RispondiElimina
  3. repubblica è l'organo di un settore economico-finanziario che vuole le privatizzazioni. Lo dice, lo scrive, lo capisco pure io che non sono certo un economista. Agli esempi fatti nel post aggiungo la posizione di quel giornale prima del referendum sulla privatizzazione dell'acqua: era ovviamente favorevole e sposava le posizioni dell'allora sottosegretaria Lanzillotta portata ad esempio come sinistra "moderna"... sui servizi idrici
    c'erano e ci sono tutti: banche, finanza, multinazionali del settore francesi e americane e personaggi come Caltagirone socio principe di acea...

    RispondiElimina