domenica 22 dicembre 2013

Il Cetto Laqualunque della provvidenza


In un post dell’ormai lontano 12 luglio 2010, scrivevo di come “la borghesia stia attualmente riflettendo, di fronte alla crisi e al palese fallimento del sistema,  sui modi e i mezzi per smantellare i diritti democratici e di istituire nuove forme di governo autoritario” (chiaro che per diritti democratici intendo quelli borghesi, regolati sui rapporti di proprietà capitalistici).

Le acute contraddizioni innescate dalla fase della cosiddetta globalizzazione scatenano delle forti tensioni sociali ed è dunque necessario, da parte dei sistemi ideologici ufficiali, spostare il discorso pubblico dalle cause reali della crisi economica a quelle più generiche di natura politica, diffondendo la percezione della necessità e dell’urgenza di rigenerare il sistema politico-istituzionale allo scopo di gestire la situazione di emergenza, laddove quasi più nessuno ritiene ormai che partiti e parlamenti siano in grado di affrontare il livello di sfide straordinarie che ci stanno di fronte.

Per quanto ci riguarda direttamente, ciò che si chiede da molte parti, dagli editoriali del Corriere della sera ai vari movimenti di protesta sociale, è in sostanza l’azzeramento dell’attuale classe politica e il commissariamento del paese, il quale verrebbe affidato a un non ancora ben individuato deus ex machina che, ricevuta carta bianca, metterebbe a posto le cose.



Ecco dunque che si parla di un uomo della provvidenza, come lo chiama Scalfari criticando Ernesto Galli che invece se ne fa paladino. Si tratta di una diatriba tra due concezioni solo apparentemente oppositive, poiché entrambe puntano alla conservazione dell’esistente nelle sue determinazioni economiche capitalistiche.

Se il desiderio di "un po' di dittatura" è la proposta che promana dalla protesta, tuttavia la realtà è diversa, poiché un certo tipo di commissariamento è già un fatto compiuto con il trasferimento dei poteri propri degli Stati nazionali a organismi sovrannazionali, tanto che la protesta sociale ha di mira proprio tale situazione, trovando promozione nella campagna mediatica messa in opera dalla contrapposizione d’interessi tra Berlino e Washington, tra euro e dollaro.

Perciò non si tratta, come un tempo, di accarezzare idee alla Carl Schmitt, il quale sulla scia della rivoluzione russa e dei suoi effetti sulla Germania e nella confusione generale della repubblica di Weimar, cercò, alla maniera di un legale, di mettere ordine a certi concetti, quali proprio la cosiddetta “dittatura commissaria”, la quale consisterebbe nel tentativo di difendere il sistema con mezzi extra-costituzionali, ossia con la creazione di un nuovo ordine politico che esiste inizialmente solo nel mondo concettuale del dittatore e dei suoi seguaci.

Il mondo da allora è cambiato assai, così il ruolo dello Stato e il quadro internazionale, e pure i mezzi di persuasione per convogliare consenso e dirigere le isterie collettive si sono fatti più sofisticati. Un regime di tipo mussoliniano, dove un uomo decide e tutti obbediscono, è fuori dalla storia, almeno dalla nostra attualità. E peraltro quella dittatura fu qualcosa di assai diverso di come venne ed è percepita dal senso comune, e vigeva in un quadro di forme sociali e rapporti internazionali assolutamente diversi dagli attuali.

Oggi l’uomo della provvidenza invocato non potrebbe essere altri che un Quisling, un burattino di cartone molto più di ciò che fu pure un Mussolini, e verrebbe messo lì per assecondare il programma strategico unitario di chi comanda davvero in Europa, ossia un leader con ampi poteri politici che bypassando le contrapposizioni dei partiti e delle lobby di riferimento risulti decisivo e funzionale anzitutto alla ristrutturazione su basi competitive dell’economia, delle strutture statuali e del welfare.

Ma per realizzare questo programma non serve una dittatura sovrana, è sufficiente un Renzi, un Grillo-Casaleggio, o una qualsiasi altra mezza scorreggia con una legge elettorale ad hoc.

Del resto, tra democrazia e carrello della spesa, la “gente” non ha dubbi nella scelta. E ciò svela la vera base materiale su cui fonda la società di ogni epoca e su cui poggia l’ordinamento statuale; puoi essere anche un imperatore come Adriano o un Lorenzo de Medici ma il consenso popolare si alimenta di panem et circenses, di frumentaria, di larghe elemosine, di welfare.

È il carattere di classe della società, e in ultima analisi gli interessi della classe dominante, a determinare il famoso “involucro” politico-istituzionale entro il quale si muovono quegli stessi interessi. E fin dov’è possibile, l’involucro è democratico, laddove poi per democrazia si possono intendere anche cose non lievemente diverse. E là dove invece siano necessarie misure politiche ben più radicali, allora si aprono possibilità politiche diverse, ma come scrissi in alcuni post all’inizio di questo blog, l’attuale dittatura non marcia più in orbace e lo Stato non ha più bisogno dei discorsi dal balcone e sempre meno dell’indottrinamento diretto per fabbricare uomini compatibili (*).

La dittatura di classe si esprime nell’opposizione non solo tra ricchezza e povertà, così come può intendere la sociologia borghese e altri preti, ma nel processo di produzione, ossia come opposizione tra capitale e lavoro, tra lavoro morto e lavoro immediato (ne ho parlato qui), della “mente” sulla “mano”, della tecnologia sull’uomo.

A quanti interessa realmente riflettere su queste cose?



(*) All’orientamento pensano le reti di comunicazione esterna innestate direttamente nella coscienza/inconscio degli individui (e non sottopelle come crede qualche povero imbecille) e sulle quali fluiscono codici e linguaggi, è in tal modo che le idee del domino si radicano diventando forze di conservazione. Almeno in questo, il sistema è intercalssista.

2 commenti:

  1. L'imperialismo del capitalismo anglo giudaico mossonico tende per sua natura alla conquista del mondo.
    L'Italia sarà la seconda vittima, dopo la grecia e cipro di questo disegno, di cui la cina è complice, ma il vero obiettivo è la germania e per ultima la russia.
    Possiamo solo cercare alleanza in questi due paesi o ritornare alla nostra condizione di paese marionetta,agricolo e preindustriale con vocazione turistica, ma neppure quello riusciamo a fare.

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  2. L'ideologia non si mangia. Saluti rossi.

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