martedì 15 ottobre 2013

“Speriamo che gli Usa imparino dalla storia”


Quando prevale il senso dell’irrealtà, quando si vive, si pensa e si agisce in una dimensione diversa dalla realtà, la catastrofe è a un passo.

Di questi giorni, 201 anni fa, Napoleone viveva sicuro nel palazzo Petrowskie, all’ora alla periferia di Mosca. Avvertito che i suoi uomini avevano bisogno di vestiario caldo per affrontare l’inverno russo, ordinò che fossero distribuiti mantelli foderati di pelliccia, stivali pesanti, e copricapo speciali, senza tener in alcun conto delle rimostranze dei suoi ufficiali che gli facevano notare che non vi era il materiale per confezionare quanto richiesto. Hitler, nel 1941, si vide costretto a lanciare una campagna nazionale per la raccolta di pellicce, non quelle della signorina Eva Braun.



Nondimeno Napoleone, avvertito che l’artiglieria abbisognava assolutamente di cavalli, autorizzò l’acquisto di 20.000 sul posto, quando in realtà non vi era un solo cavallo nel raggio di 150 chilometri. Hitler per invadere un paese sessanta volte la Germania, inviò qualche migliaio di camion (88 divisioni tedesche erano equipaggiate con veicoli dell’ex esercito francese) e impiegò nel conflitto ben 600.000 quadrupedi, che pure dovevano essere nutriti e curati (*).

Ciò che nel 1812 veniva compreso dai più attenti ufficiali francesi, non venne mai compreso dell’imperatore. Perciò egli rimase a Mosca – in gran parte risparmiata dall’incendio appiccato per ordine del governatore Rostopičin (non da Kutuzov) – ben oltre il necessario; fu questa una decisione fatale per la grande armata, nell’illusione di un armistizio immediato con Kutuzov e di una pace definitiva con lo zar Alessandro.

Tra la città di Mozajsk ed il monastero di Kolodsk, ossia nel villaggio di Borodino, nell’agosto 1812 avvenne la celebre e omonima battaglia, che perfino David G. Chandler dice vinta – sia pure vanamente – da Napoleone. I francesi vi persero 47 generali, tra i quali il maresciallo Davout, ben 14 generali di corpo d’armata e 33 generali di divisione, 12 ufficiali di stato maggiore, 86 aiutanti di campo, 37 colonnelli comandanti di reggimento. Complessivamente 1.600 ufficiali.

Quella battaglia fu un’ecatombe che nemmeno un grande Tolstoj descrisse compiutamente. Su un territorio di appena 30 km2, quanto l’area di una cittadina, si scontrarono più di 250mila uomini sostenuti da un fuoco di 1200 cannoni. La terra tremava, una sola palla di cannone, secondo le memorie del decabrista Matvej Muravev-Apostol, colpì la schiena del conte Tatiščev e il petto dell’aiutante Olenin e staccò di netto una gamba a un sottufficiale. Dalla sola parte francese furono sparati 90.000 colpi d’artiglieria.

* * *

Oggi, almeno per il momento, i “generali” che dirigono l’economia e la politica sia nazionale e internazionale, non rischiano più di essere colpiti da una palla in fronte o nella schiena come in passato. E tuttavia la resa dei conti si avvicina; quali aspetti sociali essa assumerà in dettaglio non è possibile dire, ma sugli effetti globali è possibile qualche congettura.

Il “valore” dei prezzi di carta che dovrebbero rappresentare la ricchezza di questo mondo è, a dir poco, dieci volte il valore reale. Vale a dire che il 90% della circolazione è costituito di carta priva di controvalore, di coperture effettive. Non è una cosa nuova, inedite sono le dimensioni del fenomeno. Spesso non si tratta nemmeno di carta, ma di semplici registrazioni contabili. Se stampare moneta senza copertura può comportare qualche beneficio interno, sui mercati esteri non funziona se la propria moneta non è considerata valuta di riferimento internazionale, come succede al dollaro, e se non ha alle spalle la prima potenza economica e militare del pianeta. Ma anche in tal caso, prima o poi, il mercato chiede il conto. La Russia già da alcuni anni si libera dei titoli di debito Usa, e la Cina è in procinto di farlo, se già non lo fa. Ciò che sta succedendo negli Usa in questi giorni – qualunque cosa vi si possa scorgere dietro – non è certo rassicurante, non tanto e non solo per la minaccia di default e le pagliacciate politiche di contorno, ma perché si stampano dollari senza più alcun controllo.

Tuona il viceministro delle finanze Zhu Guangyao: “Speriamo che gli Usa imparino dalla storia”. Perciò in un prossimo post, vedrò di ragguagliare i lettori curiosi su che cosa successe in Germania sul finire degli anni Trenta. E soprattutto perché.



(*) Sta di fatto che 75 divisioni tedesche dovettero cedere i loro autocarri per trasportare i rifornimenti, ricevendo in cambio 200 carri agricoli ciascuna. Questa la realtà dietro le mitologie della meccanizzazione tedesca ben alimentate dagli esiti della blitzkrieg (in Libia e in Egitto, Rommel non poteva utilizzare cavalli, e data l’esiguità di mezzi e carburante rimase bloccato nella sabbia, dopo un balzo di 1.600 km).

6 commenti:

  1. i lettori curiosi si crogiolano nell'attesa... nel mentre grazie per questo post, che a un fresco lettore di Guerra e Pace ha dato una certa soddisfazione!

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  2. Abbia pazienza, lei ha scritto: "Tra la città di Mozajsk ed il monastero di Kolodsk, ossia nel villaggio di Borodino, nell’agosto 2012 avvenne la celebre e omonima battaglia, che perfino David G. Chandler dice vinta – sia pure vanamente – da Napoleone".

    2012 Olympe?

    Cordialità

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  3. Sicura che la battaglia di Borodino è avvenuta l'anno scorso?

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  4. grazie per la segnalazione, ho corretto. chiaro che si tratta di un refuso visto che poco prima parlavo del 1812 e prima ancora di 201 anni fa, ma soprattutto è noto a tutti che la battaglia tra Napoleone e Kutuzov non è avvenuta l'anno scorso. grazie ancora.

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  5. Nelle battaglie dell'epoca moderna i soldati e gli ufficiali dei reggimenti di linea erano obbligati (solo all'epoca di Napoleone le cose cominciarono a cambiare, sia pure timidamente) a ricevere il fuoco nemico in piedi e allineati nei ranghi. Non era possibile chinarsi o sdraiarsi per schivare i colpi. A volte i reparti non venivano nemmeno spostati di pochi metri per metterli al riparo, ma li si lasciava esposti in pieno al fuoco: ripararsi era visto come un disonore. I moschetti erano efficaci non oltre i cento metri, i cannoni campali in genere poco oltre i mille (anche se una palla di cannone poteva essere pericolosa anche a maggiori distanze). Praticamente ci si sparava addosso a bruciapelo, o quasi. I soldati di quelle epoche davano prova di coraggio e disciplina - chi per senso dell'onore, chi per fedeltà alle bandiere, chi per paura dei propri ufficiali e sergenti, chi per aver bevuto un po' di acquavite, chi per motivi che non sapremo mai - per noi semplicemente incomprensibili. Si dice che durante la battaglia di Zorndorf, tra prussiani e russi, nel 1758, una sola palla di cannone prussiana, attraversando un battaglione russo, abbia ucciso o mutilato 42 soldati in pochi istanti. Il reparto russo però non si spostò di un millimetro.

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