martedì 10 settembre 2013

rivoluzione, [ri-vo-lu-zió-ne] s.f.


Supponiamo per assurdo e per paradosso che questo sistema economico non producesse più per il profitto esagerato di pochi e per lo spreco (unico esempio di programmazione su vasta scala di cui è capace il capitalismo, considerando come spreco per eccellenza anche gli armamenti), ma producesse secondo un ordine razionale, soddisfacendo i bisogni primari di tutti. Con i grandi mezzi tecnico-scientifici oggi a disposizione, liberandoci dal tempo di lavoro non necessario (oggi impiegato a produrre profitto e sprechi), potremmo dedicarci a costruire a misura d’uomo e a considerare l’arte non come una branca dell’industria del profitto, ma come la condizione normale ed essenziale dell’attività umana. Ebbene, in tal caso, avremmo a che fare con una collettività libera di organizzare la propria vita in equilibrio con la natura e quindi con noi stessi, di decidere effettivamente della propria sorte.

E invece cosa succede? È vero che il capitale ha bisogno di meno lavoro, ma è vero altresì che il capitale ha sempre minor bisogno di lavoro in certe condizioni e molto più bisogno di lavoro in altre e più vantaggiose condizioni di sfruttamento. Il capitale non ammette che l’efficienza volta al massimo rendimento, cioè il produrre nelle forme del massimo sfruttamento dei suoi schiavi e delle risorse.


A cosa è servito dunque lo straordinario progresso tecnico, il non trascurabile avanzamento civile e morale – pagato a carissimo prezzo – degli ultimi secoli, se ora i padroni e i loro portavoce chiedono di metterci al pari con sistemi di sfruttamento come quello cinese e indiano? In nome di che cosa è imposto questo regresso? In nome di leggi economiche (e dunque per conto del profitto) alle quali non potremmo sottrarci, ci dicono. E sempre in nome di queste leggi economiche è giustificata la disoccupazione, la precarietà, l’ineguaglianza più cruda, la miseria. È in nome di quelle leggi che accettiamo come un fatto normale e ormai per abitudine ogni sopruso e abominio.

Un tempo raccontavano che c’erano troppe bocche da sfamare e poco cibo, invece in realtà c’era sempre troppo cibo per poche bocche. Oggi che il cibo si spreca a tonnellate ogni dì, ci dicono che fare diversamente sarebbe un lusso che non possiamo permetterci, che lo spreco segue le leggi dell’economia e che è la natura stessa dell’uomo, il suo egoismo anzitutto, a non permettere di agire diversamente.

Dunque, a prevalere sono le bronzee leggi dell’economia e la “natura” dell’uomo! Sono modi poco ingegnosi e per nulla intelligenti di rendere conseguente la nostra servitù, e tuttavia questi leitmotiv ripetuti tutti i giorni, dall’infanzia alla vecchiaia, funzionano meglio di una frusta. Una dimostrazione che il nostro pensiero non è libero, è data proprio da questa generale indifferenza verso la verità e verso la menzogna.

Tutto ciò non ha altro significato che questo: la libertà è un lusso che la collettività non può permettersi. È così che le democrazie hanno creato gli uomini adatti alla tirannia del denaro, alla dittatura della domanda e dell’offerta, ammaestrandoli per il loro circo delle elezioni e per delle verità rassicuranti. Allora dove sta la differenza tra noi, uomini, e gli altri animali se non possiamo che subire ineluttabilmente tali leggi? Possiamo – tramite la conoscenza delle leggi della natura – compiere imprese mirabili, ma non elevarci dalla nostra condizione di schiavi. Tra la condizione servile degli esseri umani e una colonia di formiche – stringi stringi – non sembra esservi possibilità di un destino diverso.

Più affondiamo in queste menzogne messe in circolazione dagli uomini del denaro, più affondiamo nella rassegnazione di una vita venduta. Non ricordiamo più cosa pensavano le generazioni del passato dell’usura e dell’usuraio, un mestiere oggi tenuto in gran considerazione sotto altre denominazioni, e dunque non deve stupire che il termine “rivoluzione” non sia, nell’accezione comune, inteso come una parola tecnica, ma abbia invece assunto una connotazione negativa, come espressione dello sconvolgimento dell’ordine naturale delle cose. Ma è pur sempre da questa parola che l’umanità potrà ripartire.


7 commenti:

  1. Un bel post, alla faccia di colui che ogni domenica ti intorpidisce nel fiele

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  2. La grande impostura democratico-liberale.
    Ai liberali piace lo stato minimo per controllare il monopolio della violenza. La società è una stratificazione gerarchica di ranghi di ineguali. la libertà dipende dal reddito. Le attuali oligarchie capitalistiche si ammantano di questa falsità di "democrazia", in cui la libertà è un surrogato commerciale per umanoidi a cui piace definirsi "cittadini". Iperlegalisti, quando ormai anche i sassi sanno che il legalismo non è la giustizia. Paranoici liberali, calatevi la maschera: voi con la libertà umana non c'entrate niente. Senza polizia e tribunali non sareste niente. I regimi democratici sono, di fatto, i più sanguinari (guerre umanitarie, carestie indotte, epidemie indotte, migrazioni indotte, ecc...) e liberticidi della storia. La libertà è solo per qualche ristretta cerchia. La politica? si la puoi fare solo se non rompi le palle e se ti adegui al business democratico. La differenza fra il regime tecno-industriale cinese e i regimi tecno-industriali "occidentali", in pratica e sempre più questione di sfumature cromatiche,di simbologia e di stupidaggini insignificanti. Lo sfruttamento e lo spossessamento delle masse è globale. ma il bravo cittadino sta sempre lì, pronto a difendere il legalismo gestito dai padroni delle nostre vite. lux interior

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  3. nonnoFranco, messa così è come recitare il mantra berlusconiano... attenzione! Non sorprendiamoci se i primi della classe di forza italia furono ex piccisti, ex lottacontinuisti e compagnia bella... In questo post, invece, io leggo una ulteriorità di senso che saluto con favore.

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  4. Mi pare velleitario voler trarre regole di carattere generale dal comportamento di taluni individui livorosi e rancorosi.

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  5. Interessante articolo su come potrebbe funzionare il comunismo all'epoca della massima espansione della tecnologia.

    http://socialforge.org/2013/09/09/abbondanza-rossa/

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