venerdì 27 settembre 2013

Purtroppo la storia


Mi dicono che nelle scuole non s’insegni (quasi) più la geografia. Mi pare giusto, perché perdere tempo quando ci sono GPS e Google maps. Purtroppo, invece, si continua a insegnare storia. Dico purtroppo non perché c’è Wikipedia (altra fonte di catastrofi), ma perché l’insegnamento della storia a scuola provoca più danni che benefici. Non lo dico provocatoriamente, si tratta di un fatto. Prendiamo un esempio concreto che avevo sotto gli occhi questa mattina leggendo un noto blog di gente molto esperta:

«Costui asseriva che fuori dall’euro avremmo patito la medesima sorte della Repubblica di Weimar, costretti a trasportare il denaro con il carrello della spesa per comprare beni di prima necessità.  Vorrei rammentare che semmai è vero il contrario, cioè che la Germania weimariana si ritrovò in quelle condizioni catastrofiche proprio a causa di vincoli vessatori esterni, tra esorbitanti riparazioni di guerra, imposizione di tagli alla spesa pubblica per la sostenibilità del bilancio e la solvibilità dei debiti contratti, nonché per le  scorrerie della finanza internazionale che speculava e si ingrassava a spese dei tedeschi. Vi ricorda qualcosa? La decadenza si arrestò con la nomina di Hitler a Cancelliere. Hitler compì il miracolo, impensabile solo qualche mese prima … .»

Ad occhio e croce, almeno nove studenti su dieci (e non solo studenti) risponderebbero, a proposito dell’iperinflazione tedesca durante Weimar, proprio allo stesso modo di cui s’è espresso l’esperto (?) qui sopra. E almeno 9 insegnanti su 10 non avrebbero nulla da ridire su questa sciocchezza clamorosa.



L’iperinflazione tedesca ebbe luogo tra il 1921 e il 1923, e le sue cause hanno poco a che vedere, in quel frangente, “con esorbitanti riparazioni di guerra”. Già nel 1914, allo scoppio del conflitto, c’era stata la corsa agli sportelli bancari, tanto che la Germania dovette sospendere i prelievi e abolì la convertibilità aurea del marco. Ma non è il caso di dilungarci in queste faccende, anche perché combattere contro certe leggende è inutile.

L’iperinflazione, quando Hitler salì al potere, era un brutto ricordo dei primi anni Venti. Ciò che minò Weimar negli anni Trenta fu l’instabilità politica interna (per colpa dei socialdemocratici) e la grave instabilità finanziaria internazionale. Per esempio, l’export tedesco fu duramente penalizzato dall’abbandono della parità aurea da parte del governo britannico nel 1931 e dalla conseguente rinascita del protezionismo globale, di modo che la sterlina fu fortemente deprezzata. La svalutazione del dollaro operata nell’aprile 1933 da Roosevelt peggiorò ulteriormente la situazione. Tali svalutazioni – com’è facile intuire – alleggerivano il carico debitorio della Germania (peraltro i debiti di guerra erano stati molto più convenientemente ricontrattati), ma ne rendeva molto più care le merci, tanto che nel 1934 (!!) la bilancia commerciale iniziò a pendere inesorabilmente verso il deficit.

Di fronte alla stessa situazione di sofferenza delle esportazioni tedesche nel 1930 il governo di Weimar decise di ridurre al minimo le importazioni, dunque di ridurre i consumi, puntando sulla deflazione (dunque, altro che iperinflazione!), in modo da consentire alla Germania di onorare il debito. Si tratta sostanzialmente dello stesso errore che la Germania attualmente sta imponendo al resto d’Europa!

A questo punto bisogna ricordare che la situazione politica internazionale durante la grande depressione metteva gli Stati Uniti e le altre potenze in una condizione di forza molto diversa che negli anni Venti. Di questo approfittarono Hitler e il suo ministro Schacht. Dunque non la forza della Germania hitleriana mutò la situazione, ma la debolezza delle altre potenze a seguito della crisi e la loro divisione su tutti gli aspetti fondamentali della politica economica. Ciò consentì alla Germania di imporre una moratoria sul proprio debito, e gli Usa badarono esclusivamente ai propri interessi (ovviamente la ripresa economica aveva priorità su tutto) rinviando qualunque riduzione dei dazi (il famoso libero mercato!) e lasciando che il dollaro si svalutasse a rotta di collo. La leggenda dell’isolazionismo Usa trova qui le sue ragioni fondamentali.

Dopo di che, nel 1934, la Germania diede avvio a un imponente programma di spesa per gli armamenti, 35 miliardi di Reichsmark, un budget da spalmare in otto anni, ma si trattava di una cifra, facendo il confronto con la realtà attuale, che corrisponderebbe a due o tre volte i bilanci militari di quasi tutti i paesi occidentali!


Il problema era come trovare tutti quei soldi. Già nell’aprile del 1933 il governo aveva deciso di inaugurare un sistema di finanziamento dei lavori civili e della spesa militare fuori badget, esentando le forze armate dai normali controlli budgetari, creando degli uffici appositi attraverso i quali incanalare i fondi extra destinati all’apparato militare. Resta il problema di come pagare i fornitori. Come in una qualsiasi truffa commerciale il sistema fu escogitato. A partire dall’aprile 1934 i fornitori di armamenti sarebbero stati pagati in buoni emessi per conto della Mefo GmbH, una società misteriosa che era stata costituita con un capitale di appena un milione di marchi (anche questo anticipato dalle maggiori industrie tedesche).

Grazie al coinvolgimento delle maggiori industrie tedesche, le attestazioni di pagamento (espresse in buoni) sostenute per il riarmo divennero garanzia accettabile per la Reichbank (controllata dagli stessi nazisti). In tal modo i fornitori e gli appaltatori potevano cambiare i buoni presso la banca centrale (pagando una piccola percentuale) e infine quei buoni rimanevano in circolazione. In sostanza fu creata una moneta interna sganciata da qualsiasi reale garanzia, in questo consisteva il "miracolo" di Hitler. Chiaro che un simile raggiro non avrebbe potuto durare all’infinito, di questo i più alti gerarchi tedeschi ne erano ben consapevoli, ma essi puntavano a creare un proprio vasto Lebensraum!

* * *
Quando negli anni sessanta, appena inventate le “medie”, andavo a scuola, il nostro professore d’italiano, storia e geografia era un ex ufficiale dell’esercito il quale aveva fatto parte dell’Armir, cioè del corpo di spedizione italiano durante la campagna di Russia. Le ore più piacevoli di scuola le trascorrevamo con lui poiché egli ci raccontava, inesauribile, ciò che aveva vissuto durante quella campagna. Ci fu qualcuno – forse il preside – che si dolse per tante ore dedicate a quell’argomento, ma il nostro prof ci disse che lui aveva risposto così: faccio italiano perché parlo agli studenti in tale lingua, faccio geografia perché parlo della Russia e degli altri paesi, insegno storia perché nel programma c’è la seconda guerra mondiale. Non so se rispose effettivamente in tal modo, ma fatto sta che nulla mutò, tranne il fatto che l’anno dopo, mi dissero, quel prof in quella scuola non c’era più.

Un giorno ci raccontò di come il governo italiano avesse inviato in Russia dei reparti di cavalleria. Cavalli contro carri armati! Noi ci mettemmo a ridere. Lui ci disse, c’è poco da ridere, anche i russi impiegavano la cavalleria tradizionale, e i tedeschi per il trasporto di truppe e di logistica usavano il traino con quadrupedi. Lì per lì non gli credemmo molto. Effettivamente la Wermacht impiegò fino a 600mila quadrupedi nella campagna di Russia, non diversamente da come s’era fatto in epoca Napoleonica. La grande potenza bellica tedesca è stata molto esagerata, Hitler puntava su una guerra breve.




1 commento:

  1. quella " moneta interna sganciata da qualsiasi reale garanzia" fu una moneta -lavoro creata dallo stato e , ben prima della guerra, sfamo' tutti i tedeschi ri-mettendoli tutti a lavorare ,

    Quella invece di cui stiamo noi soffrendo adesso e' una "moneta.debito" creata dalle banche che fa l' esatto contrario .

    Quindi si puo' discutere sugli scopi politici della moneta-lavoro di hitler ma non della sua efficacia " socio-economica" .
    ws

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