domenica 1 settembre 2013

Il termometro rotto di Scalfari


Sarà per via della giornata che si preannuncia nuvolosa e anche un po’ fresca, ma non riesco proprio a vedere nulla di positivo laddove Scalfari vede brillare il sole dell’avvenire. Se ci si limita a valutare con speranzoso entusiasmo qualche dato statistico in leggera e incerta controtendenza dopo anni di tracolli, ebbene ci s’illude non solo sul momento, sul contingente, ma tanto più sul futuro. Ecco cosa dice:

«In un mondo sempre più interdipendente gli elementi negativi e quelli positivi si intrecciano senza posa e il termometro che ne misura l'andamento ne registra ogni giorno l'intensità e le aspettative che ne derivano.

Nella settimana appena trascorsa l'alternarsi degli eventi e gli effetti che hanno prodotto hanno toccato il culmine della confusione tra timori e speranze, ottimismo e pessimismo. Pensate all'Egitto, ai venti di guerra in Siria che potrebbero incendiare tutto il Medio Oriente, ai sintomi di crisi nell'economia dei Paesi emergenti, ma anche alle buone notizie sulla ripresa dell'economia americana e ai segnali  -  timidi ma visibili  -  d'un miglioramento dell'economia europea.

I mercati, sempre molto sensibili a queste diverse sollecitazioni, hanno registrato fedelmente quanto accadeva. Alla fine il bilancio della settimana è moderatamente positivo anche se il circuito mediatico tende a mettere in evidenza le cattive notizie che producono più sensazione delle buone.

Insomma il mondo è una variante soggettiva dipendente dagli umori dei media che, com’è noto, per ragioni d’interesse tendono al pessimismo».



Personalmente – e con me credo molti altri – vedo invece i guasti irreversibili di un sistema economico globale improntato al massimo sfruttamento della biosfera, con inquinamenti di tutti i tipi e la drastica riduzione delle specie faunistiche e vegetali, l’implementazione di modelli unici di pensiero, l’uniformazione dei prodotti e dei consumi, la decadenza dei comportamenti sociali, la riduzione delle lingue parlate, la banalizzazione della cultura, la scomparsa delle arti e dei mestieri, la concentrazione del sapere e delle competenze – in particolare nel complesso neotecnologico – presso un ristretto numero di soggetti, la riduzione della quasi totalità dell’umanità a una massa priva di autentiche competenze e ruoli sociali significativi, l’assenza di coscienti obiettivi sociali e il radicarsi della rassegnazione, la centralizzazione dei poteri presso organismi paraocculti e comunque svincolati da reali processi democratici.

Eugenio Scalfari tutte queste cose e molte altre finge di non vederle, o più probabilmente le interpreta nel senso positivo che a questi fatti conferisce la sua ideologia. A lui bastava Monti Mario, e ora è contento di Letta Enrico. E pazienza, penserà, per il mancato laticlavio, sarà per un’altra vita e del resto lui ha già avuto così tanto, soprattutto in Borsa.


P.S.: il resto dell’articolo non l’ho letto, per evitare, come detto, di farmi travolgere dall’ottimismo già dal primo di settembre.                                                                             

1 commento:

  1. Per il laticlavio non è ancora detta ora che violante si candida alla successione del monarca naploletano.
    Ottimo il post successivo sugli usa: liberatorio!
    Buona giornata, gianni

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