domenica 25 agosto 2013

Salto di binario


Non si tiene quasi mai abbastanza conto, se non come omaggio retorico alla "complessità", che le diverse discipline scientifiche trattano il proprio specifico in modo assolutamente dipendente da una visione generale del mondo. Si ritiene, anzi, sia presso gli stessi specialisti e ancor più ovviamente presso il senso comune, che l’oggetto e i metodi della ricerca scientifica si pongano su un livello superiore di neutralità in rapporto all’ideologia e al conseguente orientamento sociale. È questo, purtroppo, un tema molto sottovalutato in sede critica, laddove invece si tende a privilegiare un approccio critico e “costruttivo” sui “contenuti”, come se il pensiero umano riflettesse unicamente la realtà dell’oggetto che si vuole conoscere e non, al tempo stesso, la realtà sociale del soggetto conoscente.

La neutralità di qualunque disciplina, di qualsiasi approccio alle problematiche scientifiche o sociali, semplicemente non esiste. La coscienza individuale può divenire coscienza soltanto realizzandosi nelle forme ideologiche dell'ambiente che gli sono date (sarà, al riguardo, interessante per qualche lettore rileggere un post del lontano novembre 2011 per rendersi conto di come sia facile prevedere le mosse degli agenti del sistema). Chi tende a far passare, per contro, l’idea di neutralità, lo voglia o no, è un ideologo di cui il sistema – inteso come insieme d’interessi e di conseguenti orientamenti – si serve per stabilire anzitutto la propria superiorità, indispensabilità e immutabilità.

Tanto, come premessa generale.



Mercoledì scorso ho scritto un post molto duro – diciamo severo, e anche un po' frettoloso nella sua esposizione – nei confronti di chi tratta le questioni inerenti “la scuola” e i problemi della formazione delle giovani generazioni, secondo criteri di presunta e sostanziale asettica neutralità logica, metodologica e sociologica. Una neutralità, come detto in premessa, semplicemente impossibile, velleitaria. Pertanto, se non riusciamo a riconoscere in questi agenti del sistema i veri artefici del mantenimento dell’ordine sociale vigente, e sui quali il dominio borghese conta e si sostiene, ogni altro tipo di critica non potrà risultare che laterale, e mai entrare nel vivo delle questioni fondamentali.

In altri termini, simili diatribe – tra addetti ai lavori, tra operatori che “vivono dal di dentro” certe specifiche problematiche concernenti questo o quell’aspetto delle questioni della programmazione della coscienza individuale, così come altrimenti le diatribe di natura propriamente scientifica –, che non affrontano quindi gli argomenti tenendo al centro della discussione i temi fondamentali del rapporto tra classi e ordine sociale, celano in realtà il loro necessario interesse di classe.

A molti, non me lo nascondo, questo mio approccio potrà sembrare un poco astratto e sicuramente datato ad un contesto politico e sociale superato. Credere questo, è il maggior risultato ottenuto dalla borghesia negli ultimi decenni e non solo sul piano ideologico. E le conseguenze di tale successo, si vogliano vedere o no, sono clamorose.

L’interesse di questi “addetti” alle cose, è contiguo a quello della classe dominante e si rintraccia bene in quei ceti medio-piccolo borghesi che, nonostante le innumerevoli sberle ricevute negli ultimi decenni in nome delle più generali “compatibilità” del capitale, continuano e insistono a problematizzare (non metto in dubbio la massima sincerità individualità e il relativo richiamo al “pragmatismo” contestuale) le questioni della società di classe – ossia di un ordinamento sostanzialmente improntato allo schiavismo e alla sottomissione più brutale delle coscienze –  secondo parametri “critici” funzionali a questo stesso sistema.


È di questo modo di fare, dire e pensare che dobbiamo sbarazzarci, altrimenti continueremo a “problematizzare” restando sul terreno delle idee e pratiche borghesi, per quanto l’approccio alle questioni appaia strutturato in formulazioni di “sinistra”, di tendenza radicale o moderata, critica o normalizzatrice. Per compiere invece un salto di paradigma, di binario, occorre, dal punto di vista soggettivo, una volontà ben determinata e delle scelte che implicano costi sul piano personale spesso non facili da sostenere. Per contro, si possono frapporre al riguardo argomentazioni sofisticatissime, non ne dubito.

2 commenti:

  1. Il post del 12 agosto (bambini, fantasie sessuali etc..) mi ha strappato un sorriso quando leggendolo ho immaginato la scena che ti ha “costretta” a scrivere . “ i bambini in spiaggia come al solito sono troppo vivaci per risultare graditi, e i loro genitori sono poco consapevoli del proprio ruolo per frenarne gli eccessi”. Perchè questo recupero testuale? Mi spiego, o almeno ci provo...Il post odierno e la tua “sentita” (non era affatto severo) necessità di spiegazioni dà conto di una realtà in cui gli strumenti per la conoscenza e il sapere critico non sono affatto neutri, permeabili come sono alle sollecitazioni/imposizioni del pensiero dominante, è evidente che le tue argomentazioni sono valide, ti invito comunque, in “ossequio” all'incipit di cui sopra, a prendere in considerazione un'altra prospettiva, totalmente diversa, forse meno astratta ma decisamente più pervasiva perchè “iniziale e forgiativa” che è quella dell'educazione genitoriale lassista che si rifà a modelli autoritari nei quali i genitori sono i sovrani che concedono grazie al loro essere magnanimi, o simpatici, o complici, educando cioè alla dipendenza costante, all'approvazione, e al bisogno di consenso. Immagina che studenti saranno...Ancora sorrido...Tiziana

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    1. sei molto acuta, dovrò fare attenzione affinché gli incipit feriali non entrino in contraddizione con le considerazioni d'ordine più generale. se dessi retta alla mia vanagloria dovrei dire che i giovani virgulti che hanno avuto l'occasione di essere istruiti da me su qualcosa che molti giudicano inessenziale, ricordano molto bene ciò che hanno appreso; anzitutto – ecco la vanagloria – essi dicono di ricordare il metodo che ignora determinazioni e pregiudizi. sarà vero? ormai m'importa di meno.
      un bacio

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