venerdì 19 luglio 2013

Una cartolina


A volte capitano delle cose davvero strane. Lunedì scorso ho richiesto a un libraio antiquario tre libri. In origine le opere che m’interessavano erano due libretti di poco prezzo, ma giusto per dare un peso economico più adeguato all’ordinazione, decido di scegliere anche un terzo libro dal catalogo: un’opera di Marx, e perciò, dati i miei interessi, già presente nella biblioteca domestica. Ho ordinato la copia de Le lotte di classe in Francia perché si tratta di un’edizione che non possiedo, ossia l’edizione Einaudi, stampata nel 1948, un volumetto in sedicesimo con coperta cartonata e dorso in mezzatela. Scrivo al librario che tale libro dev’essermi spedito solo se “in ottimo stato”.

Oggi il corriere mi ha recapitato il pacco con i libri. Apro il plico e all’interno trovo quanto richiesto, compreso il volumetto con l’opera di Marx. Non sfoglio il libro, ma lo apro all’ultima pagina, e, con mia sorpresa, tra questa e la copertina c’è una cartolina. Sul fronte della quale è riprodotto il disegno al tratto di una veduta, la piccola didascalia dice trattarsi di Assisi, precisamente dell’Eremo delle Carceri. L’autore della veduta è “S. Spagnoli”.



Il bello viene adesso. Sul retro, la cartolina è affrancata con un valore di 15 lire della serie “Democratica”, annullato con uno di quegli orribili timbri a onde. Discosto, un altro timbro, del tipo “Guller” (nome di una ditta tedesca produttrice di bolli postali a cui si ispirarono le Poste italiane; in tali timbri compare il datario al centro, disposto su una riga, e due lunette sopra e sotto, con in alto l’indicazione città capoluogo di provincia e in basso quello dell’ufficio locale.



Il timbro sulla cartolina non è ben marcato ed è poco leggibile anche con la lente. Con il lentino contafili, diventa più decifrabile. Sulla lunetta superiore (e questo si vede anche a occhio nudo) c’è “ROMA”. In quella inferiore c’è “DISTRIBUZIONE”. La cosa più interessante da conoscere è la data, poiché il mittente, nello scrivere la cartolina, l’ha omessa. È probabile che si tratti del 1950, fatto avvalorato non solo dalla presenza del francobollo della “Democratica” (un tempo, le affrancature avevano una data di scadenza) ma anche dalla stampigliatura sulla cartolina (come si rileva dalla foto), ossia dal riferimento all’Anno Santo, il quale appunto cadeva nel 1950. Ed infatti la data che si può leggere nel timbro è sicuramente “1950”.

L’inchiostro usato dal mittente è quello d’epoca, tinta seppia ma corposo, cioè un buon inchiostro. Propendo che il mittente abbia scritto con la stilografica e non col “pennino”. La densità del tratto è uniforme e così pure lo spessore. La grafia mostra una mano che sa scrivere, ma non è quella di un esteta del roccocò. Di primo acchito, pensai doversi trattare di un maschio adulto, e di una persona che pur sapendo trattare la penna, la usi poco. Forse un commerciante, ma si tratta di una sensazione, potrei benissimo sbagliarmi, anche se la sottolineatura della firma tende a rafforzare l’ipotesi.

Al momento non ho decrittato bene la firma, ossia il cognome, ma il nome è chiaro: “Emilio”. La cartolina è indirizzata ad “Adriana Motti”, nominativo che non mi dice nulla sul momento. Segue: “Casa Editrice Elmo”, e già questo stimola i miei residui neuroni. Poi: “109 via Flaminia Roma”. E qui ho già qualche dubbio. Di solito, noi italiani facciamo seguire il numero civico alla via o piazza, in questo caso, invece, all’anglosassone, il civico precede la via.

Solo a questo punto (chissà perché) mi prendo la briga di leggere il contenuto del messaggio postale: “Grazie dell’invio del volume di Gore Vidal: “The City and the Pillar”, che mi riprometto di leggere al più p[r]esto. Con i migliori ossequi mi creda dev.mo”.

Una persona che riceve un libro in inglese da una casa editrice romana, di un autore americano, ancora largamente sconosciuto in Italia, potrebbe essere, penso, un traduttore o, più difficilmente, un critico letterario. Si dà il caso che di Gore Vidal io abbia subìto una specie di infatuazione una dozzina di anni or sono, perciò ho letto tutto quanto è disponibile in italiano, comprese le edizioni fuori commercio (adoro Lincoln, per esempio, e consiglio l’esilarante In diretta dal Golgota).

Punto ancora gli occhi sulla firma della cartolina: “Emilio Centi”. No, è “Emilio Cantù”. Ma neanche per sogno. Il dubbio dura ancora qualche istante, poi dico: cazzo, come ho fatto a non capire subito? È la firma di Emilio Cecchi, il celebre critico letterario, l’autore, tra l’altro, di America Amara e di Viaggio in Grecia, gli unici due libri suoi che ho letto e che possiedo (e che nella bibliografia Wikipedia non cita!). Ed Adriana Motti – nome per me non nuovo ma che non riuscivo a collegare con qualcosa di specifico – era una traduttrice.


The City and the Pillar è il primo titolo pubblicato in Italia di Vidal, traduzione di Giorgio Monicelli, del 1948, per la casa editrice Elmo editore (dato alle stampe all’inizio di dicembre del 1949).


Ma che ci faceva Emilio Cecchi ad Assisi nel 1950? Non so, non potrei fare nemmeno delle congetture. L’unica cosa che apprendo – da Wikipedia – riguardo ad Assisi è che Cecchi è stato produttore del cortometraggio Assisi, di Blasetti, però nel 1932. Cercherò di approfondire.

5 commenti:

  1. Succedono davvero cose molto strane a volte. Io ho conosciuto il suo blog casualmente e me ne sono infatuata. Oggi leggendo il suo post scopro che lei ha subito una specie di infatuazione per Gore Vidal, persona che ho conosciuto e frequentato per molti anni.
    Annick

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    1. ciao Annick, lei è per caso delle parti di Ravello?
      credo che nelle prossime vacanze rileggerò proprio Gore. Era di lontane origini friulane, lo sapeva? cordialmente

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    2. Ah Ravello, con la sua piazza, dove si poteva trovare una dimensione di condivisione della quotidianità, di accoglienza, di crescita di idee e dove poteva capitare di incontrare persone interessanti.
      Oggi se va bene puoi incontrare Brunetta!!!
      No, non lo sapevo.
      Ciao. Annick.

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  2. Olympe, grande narratrice: in poche frasi, atmosfera, suspense, il peso significativo del passato, la vita quotidiana intrisa di cultura (nel senso più ricco del termine), un'altra Italia.

    Hans

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