giovedì 4 luglio 2013

Un parlamento patetico


Il consiglio superiore di difesa ha mandato a dire al parlamento – in realtà a buona parte del paese – che in materia di difesa il parlamento stesso non è competente. In base ad argomentazioni giuridiche assai curiose. Dice in sostanza che la competenza in tali materie è del governo, del quale si compone, con il suo presidente del consiglio e i ministri “forti” del gabinetto, il consiglio superiore di difesa stesso.

Insomma, in materia di difesa, il consiglio superiore di difesa stabilisce – in modo chiaro e di là dei formalismi della comunicazione diramata – non solo la sua competenza “tecnica”, bensì la sua esclusiva prerogativa a trattare di tali cose e anzi pone il veto al parlamento di occuparsene – cioè di discuterne – già semplicemente nelle forme d’indirizzo politico.

E, si badi bene, nella nota del consiglio superiore di difesa non si parla della mozione della maggioranza parlamentare che aveva deciso di sospendere l’acquisto di decine di cacciabombardieri in attesa di un approfondimento della questione. La presa di posizione del consiglio superiore di difesa è in via generale. Mai un organismo dello Stato era arrivato a una simile presa di posizione, mai un organismo dello Stato era arrivato a porre veti del genere al parlamento, espressione – almeno sulla carta – della sovranità popolare.



In materia di armamenti, e poi chissà in quali altre materie “tecniche” riguardanti le forze armate e la difesa, il parlamento deve stare muto e attenersi alle decisioni degli organi “tecnici”, in definitiva degli stati maggiori delle forze armate.

Quanti aerei, quante navi, quanti carri armati di cui si deve dotare la nazione, lo decide il governo e i militari. Dal punto di vista propriamente tecnico, la tipologia di una nave da guerra o di un aereo, non è indifferente al suo impiego. La tipologia degli F-35, cacciabombardieri, è tipicamente vocata per l’attacco. E così le portaerei, esse non servono per la difesa del territorio, ma in appoggio ad azioni d’attacco lontane dal territorio nazionale (peraltro sono vietate all'Italia in base a trattati internazionali).

Se non è materia questa di cui può e deve discutere il parlamento, se non può occuparsi – per il veto posto dal governo e dai vertici militari – della verifica sulla compatibilità delle spese militari, perché di questo in sostanza si tratta, c’è da chiedersi a cosa serva un parlamento, ossia la funzione legislativa, e il valore degli artt. 76 e 77 della costituzione.

Questa vicenda, non meno di altre, rivela in realtà quale sia la natura effettiva di questo sistema e quanto aleatoria la cosiddetta sovranità popolare. E, soprattutto, cosa si va preparando.

Un parlamento che avesse ancora un residuo di dignità, chiamerebbe il governo alle camere per sentirsi dire direttamente dal presidente del consiglio ciò che invece ha affidato a un comunicato stampa. Voterebbe una mozione di sfiducia al governo se non recedesse nelle sue decisioni di far acquisire nuovi sistemi d’arma fino a nuova pronuncia del parlamento sulla compatibilità di tali provvedimenti, e non sostituisse immediatamente gli attuali vertici militari, assai inaffidabili sotto il profilo democratico. Con l’occasione non sarebbe inopportuno che il parlamento insediasse una commissione d’inchiesta per indagare, sotto tutti i profili, la faccenda dei contratti di fornitura per le forze armate. Forse, in tal modo, si verrà a capo tra l’altro del perché certi papaveri della difesa, non appena dismessa l’uniforme, inforchino la porta di importanti società.


1 commento:

  1. Non conosciamo ancora,a distanza di 70 anni,gli accordi presi per la Guerra Fredda,figuriamoci se ci dicono cosa ha firmato d'alemoni per poter, noi Cappadocia dell'impero, scodinzolare alla corte del Prence
    Ci siamo venduti l'Anima per cupidigia di servilismo.

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