venerdì 12 luglio 2013

L'eccedenza


Ad ogni contatto che ho con il mondo delle attività produttive o dei servizi, rilevo soprattutto una preoccupazione: ridurre il costo del lavoro. Vale a dire il prezzo della forza-lavoro, poiché essa costituisce quel fattore – comprimibile quanto si vuole ma ineliminabile – che nella produzione genera valore, ossia profitti.

Effettivamente il “costo del lavoro” è alto in Italia, ma i salari sono tra i più bassi d’Europa (ovvio che non mi riferisco all'Europa geografica che comprende Romania o Slovacchia e nemmeno alla Polonia), e sicuramente i più bassi tra le potenze economiche dell’Occidente. Ne deriva, come sanno anche i passeri, che il “costo del lavoro” è alto in Italia perché sono elevati gli oneri sociali (anche in Germania il “costo del lavoro” e gli oneri sociali sono elevati, ma loro sono – per dirla molto in breve – crucchi …).

Pagare, ogni mese, 19 milioni di pensioni – anche se la maggior parte sono pensioni di fame – non è impresa da pigliare a gabbo. Poi ci sono gli sprechi, la corruzione, l’evasione e tutte le altre piaghe comuni ad ogni paese del mondo. Solo che in Italia su tali piaghe prospera o sopravvive molta più gente di quanta riceva – o s’illuda di non ricevere – un danno diretto. E conseguentemente - per una legge di natura – chi ci governa da secoli non può essere – in generale – gente migliore del resto della compagnia, bensì piccoli personaggi senza scrupoli e senza prospettiva pronti ad assecondare ogni tipo di camorra.




La stessa gentaglia che giura che bisogna ridurre la spesa pubblica, i demagoghi televisivi che fustigano tutti ma mai troppo forte, quelli con la battuta pronta che rivelano al gregge inebetito il dover essere semplicissimo scremare una decina di miliardi un paio di volte l’anno su un pascolo di 800mila miliardi di spesa. Salvo il non doverlo fare mai quando essi stessi sono al governo, se non a danno dei poveracci.

Essi non ignorano la realtà, sanno benissimo che 75 miliardi sono d’interessi sul debito, oltre 500 miliardi per stipendi, pensioni e prestazioni sociali (che facciamo, tagliamo ancora?), e poi in conto capitale (che facciamo, tagliamo anche quei miseri investimenti?). Insomma restano 207 miliardi su cui intervenire. Che però non è poco se si passano a setaccio i capitoli di spesa statale.

E qui sta il bello. A chi tagliamo la sbobba, ossia i bilanci e i contributi statali? È dunque più facile tagliare pensioni e prestazioni sociali, bloccare il rinnovo dei contratti, promettere la lotta all’evasione fiscale e tirare a campare evadendo alla grande confidando nei condoni e nelle prescrizioni, nella volontà degli “oppositori” di non farsi del male.

Del resto, è facile come dice Grillo colpire il “gruppo A”, quello dei cosiddetti garantiti. Anche perché quando si compiono simili potature, si può forse scegliere ramo da ramo ma non foglia da foglia. La cesoia taglia e coglie spesso quelle foglie che stanno sugli alberi come d’autunno, per dirla con l’Ungaretti Giuseppe. La “riforma” previdenziale della Fornero offre al riguardo un esempio lampante su cui riflettere, e non solo per la vicenda degli esodati.

Noi italiani prediligiamo l’equivoco, non ne vogliamo mai uscire, in fondo è l’immaginazione che ci frega, perché ci trascina sempre negli stessi vicoli ciechi, a prenderlo dove non si vorrebbe!

Un’altra questione si vuole eludere, ossia il fatto che servono sempre meno braccia, e quelle che son richieste sono quasi sempre meno qualificate. Perciò non solo la disoccupazione a due cifre è questione ormai consolidata, ma tale cronicità diventerà sempre più una bagatella socialmente dirompente.


Se una “soluzione” transitoria alla questione del debito e della spesa in qualche modo s’ingegneranno di trovarla (cosa della quale peraltro dubito fortemente), per quanto riguarda la disoccupazione e i relativi effetti collaterali, questo sistema economico e sociali ha solo una strada: eliminare fisicamente l’eccedenza.

11 commenti:

  1. "eliminare fisicamente l’eccedenza".

    In che modo Olympe, con la solita guerra?
    Vedi questo all'orizzonte?

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    1. http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/07/pensierini-serali.html

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  2. Perche' per risolvere il problema della disoccupazione bisogna eliminare fisicamente l'eccedenza? L'esercito di riserva non aumenta la concorrenza sul mercato del lavoro e quindi mantiene basso il costo del lavoro? Non capisco
    Grazie comunque per i suoi post sempre molto interessanti
    Vince

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    1. http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/07/pensierini-serali.html

      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/05/il-carattere-storico-e-transitorio.html

      grazie a te. ciao

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  3. L'ultimo articolo di Krugman si conclude più o meno così: è da supporsi che prima o poi la follia austeritaria finirà e si ripartirà verso la piena occupazione. Però c'è un pensiero che mi disturba. L'ultima volta che è successo, c'è voluta la Seconda guerra mondiale per farlo succedere.

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    1. si ripartirà verso la piena occupazione?

      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/05/il-carattere-storico-e-transitorio.html

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  4. Le varie “gravi” crisi del capitalismo sono sempre state risolte attraverso le guerre. La I crisi(sovrapproduzione) avvenne poco dopo la II rivoluzione industriale, tra il 1873 e il 1895, e venne risolta con la Colonizzazione e l’allargamento dei mercati. La II crisi è del 1907 causata da: eccessivi investimenti nel mercato immobiliare,credito facile,manipolazioni dell’alta finanza: risolta momentaneamente con la I Guerra Mondiale. 10 Milioni di Morti + 20 Milioni di Feriti,tra militari e civili. La III crisi è quella del 1929, la Grande Crisi, dovuta a cattiva distribuzione del reddito,eccesso di prestiti a carattere speculativo,sovrapproduzione: risolta con la II Guerra Mondiale. 55 Milioni di Morti + 55 Milioni di Feriti,tra militari e civili.
    La IV crisi è questa del 2008 causata da: eccessivi investimenti nel mercato immobiliare,credito facile,manipolazioni dell’alta finanza. SOLUZIONE?
    “La guerra è la salute dello stato”.

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  5. Rimandare per mesi le decisoni su imu,tares,iva,tagli...

    Un bel plot..crescendo di tensioni che si accumulano

    Aspettiamo fiduciosi l'acuto dello spread e il finale con grande coro del circo politico e mediatico.

    il botto che scioglierà le tensioni fino alla prossima puntata sarà definito da come si troverà disposto in quel momento lo schiacchiere delle varie fazioni.

    Svendita patrimonio pubblico, tagli pensioni, salari, riduzioni dipendenti pubblici, servizi etc. Un po' di questo un po' di quello a piacere.

    Più i probelmi si drammatizzano più è facile dare mazzate. Che programmazione ci possiamo aspettare da un sistema basato sul profitto? Solo quella della massima rapina alla prima occasione favorevole, realizzata da chi in quel momento è più vicino al portafogli...che, si sa, è quello collettivo. E se non c'è mai una programmazione reale le catastrofi su cui ingrassare abbonderanno sempre.

    E' strano come, a causa della sua ripetitività, alla fine anche il peggior dramma diventi monotono e noioso.

    Ma, intanto, in culo a loro e una buona domenica a Olympe e a tutti noi. gianni

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  6. Mah...è che oltre ai motivi razionali, etici, materiali vien voglia di rivoluzione solo per rompere questa coazione a ripetere priva di vita e di fantasia.

    Sul debito, ho trovato questo articolo di Fubini in cui si cerca di quantificare anche il debito privato oltre a quello pubblico, Le cifre fanno impressione. Se conoscevo le proporzioni stratosferiche del debito privato del mondo anglosassone (usa e gb) non ero al corrente di quelle italiane.

    http://phastidio.net/2012/12/18/il-dramma-italiano-spiegato/
    e in particolare qui
    http://phastidio.net/2013/07/14/il-dramma-italiano-spiegato-2/

    Bisognerebbe suggerire a francesco di indire un bel giubileo con annessa tradizionale remissione dei debiti...ior permettendo.
    Buona giornata.gianni

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    1. non sono molto d'accordo con il tipo di calcolo del debito privato, ma lasciamo correre. dove mi trovo d'accordo è quando dice:
      Ciò che indica un inequivocabile deterioramento è la posizione finanziaria netta sull’estero del paese, che negli ultimi anni si è significativamente deteriorata;

      ciao

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