domenica 28 luglio 2013

Il nullatenente, il Papa, il mondo che vacilla


Riporto un fulmineo scambio di battute tra due anziane e ancora arzille signore ospiti di una casa di riposo e in libera uscita sedute ai tavolini del solito bar, sottoportico di via Porto di Brenta, già sede del Partito socialista italiano nenniano in anni ahimè ormai lontani, quando eravamo poveri ma felici, come dicono i ricchi.

Signora con camicia a fioroni blu e grigi: “El ghe voleva proprio un Papa cussì …”.

La collega, con camicetta bianca plissettata, dopo un sorsetto di prosecco che le illumina gli occhi e le schiarisce l’ugola, risponde forte e secca: “El xe furbo!”.

Come direbbero a Venezia: “Sgagia ‘sta zovenota”.

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L’editoriale di Eugenio Scalfari di oggi s’intitola sommariamente e modestamente: “Per salvare l’Italia il catalogo è questo”. Di quale Italia si tratti non vale la pena nemmeno ripeterlo: la sua, comunque, e quella del presidente del consiglio che dichiara solo i redditi di parlamentare (123mila euro), ma si guarda bene – nel momento in cui lancia l’ennesima “lotta all’evasione” – di indicare l’ammontare del suo patrimonio familiare, abitazioni, azioni, obbligazioni, auto, ecc. Un nullatenente. Pertanto, se e quando il governo deciderà d’intervenire sui depositi bancari e i titoli di Stato in possesso degli italiani, non potremmo giudicare se Enrico Letta con tale provvedimento colpirà anche il proprio patrimonio, oppure l’avrà sottratto alla mannaia del “rigore” e dei “sacrifici” avendo trovato rifugio in un portafoglio d’investimento diverso.

Sbaglierebbe chi dovesse giudicare queste questioni di mero dettaglio. Esse sono la sostanza, la vera e stramaledetta sostanza.

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A proposito di letture estive, nella prefazione della Fenomenologia dello spirito, Hegel scrive: “La frivolezza e la noia che invadono ciò che ancora sussiste, l’indeterminato presentimento di un ignoto, sono segni forieri di un qualche cosa di diverso che è in marcia”.

Insomma, tutto rivela il vacillare di questo mondo.


2 commenti:

  1. Ogni mondo vacilla, e cade. Prima o poi. Rovinare è ciò che caratterizza l'esistenza.
    Ciò che invece resta da chiarire è se le contemporanee vite personali di ognuno, già rovinate nella fenomenologia mondana (altrimenti non sarebbero), sono l'epilogo o ancora solo l'intermezzo.
    Che il tempo scorra e modifichi la visione dell'orizzonte è semplicistica logica. Quale misura renda il tempo la forza che curva lo spazio, invece, è altrettanto semplicistica metafisica.
    Di un nuovo pensiero, ora, necessitiamo. Per fare un tempo nuovo, una traiettoria vettoriale curva nuova dei nostri spazi. Altrimenti risulta essere solo messianica attesa... dell'ineluttabile.

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    Risposte

    1. Il pensiero abbonda la sua condivisione stenta.

      gianni

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