martedì 30 luglio 2013

Gli stravaganti lapsus del dottor Freud


Mettendo a posto delle vecchie carte m’è capitata in mano una lettera che troppo vecchia non è, anche se appartiene al secolo passato. La scrissi all’autore di un libro, La rivoluzione dimenticata, nel quale è trattato il rapporto tra il pensiero scientifico greco e la scienza moderna, segnatamente il libro dà conto delle grandi scoperte e intuizioni dell’antichità che poi l’umanità ha sepolto sotto le rovine delle antiche civiltà e solo dopo molti secoli riscoperto.

Scrive l’autore del libro che «La moderna teoria psicoanalitica dei sogni è nata quindi, secondo l’autorevole testimonianza di Freud, partendo dagli elementi “vicini alla realtà” riferiti da Artemidoro».

Che cosa abbia che vedere la teoria psicoanalitica dei sogni (edita nel 1900) con Artemidoro è cosa tutta da dimostrare, ma soprattutto è cosa tutta da dimostrare che cosa abbia a che vedere la teoria psicoanalitica con la scienza. Ma di questo dirò poi.



Freud scrive a p. 12, nota n. 3 (Opere, Torino 1966, vol. III): «In un capitolo della sua celebre opera il medico Ippocrate tratta i rapporti del sogno con le malattie. La mia scarsa conoscenza e la mancanza di assistenza specialistica m’impediscono di addentrarmi nel trattato di Aristotele».

La seconda frase è stata espunta dopo la prima edizione. La classificazione del sogno secondo Macrobio e Artemidoro, è invece proposta da Freud nella pagina successiva, in un’aggiunta del 1914, che dice essere tratta da Gruppe in Griechische Mythologie … , Monaco 1906. A pagina 101, sempre in una nota del 1914, Freud s’intrattiene sulla figura e il contributo di Artemidoro sulla scorta dell’opera di T. Gomperz. Eccetera, eccetera.

Insomma, nel quadro della teoria psicoanalitica dei sogni freudiana, le aggiunte e i riferimenti ad Artemidoro non solo non contengono alcunché di essenziale rispetto alla prima edizione di Die Traumdeutung, essendo tutte successive, ma sono colte anche tutte in fonti secondarie e hanno carattere meramente incidentale. Ed è curioso il fatto che proprio Cesare Musatti, nelle venti pagine d’introduzione all’opera freudiana, non avverta il bisogno di dedicare almeno un cenno ad Artemidoro quale antico precursore di Freud. Osserva invece Musatti:

«[…] l’Interpretazione dei sogni, per trent’anni, attraverso tutte le successive edizioni, rimase col suo carattere di opera stabile, alla quale potevano di volta in volta venir aggiunti nuovi capitoli e nuovi paragrafi, senza che l’architettura complessiva restasse alterata».

Perché dunque Freud, il quale ammette poco prima dell’edizione della sua teoria dei sogni di avere scarsa conoscenza dei rapporti tra il sogno e le malattie, anni dopo la pubblicazione dell’Interpretazione dei sogni assume il nome di Artemidoro per conferire nobiltà d’origine alla propria teoria? Freud cercherà in seguito di cancellare le tracce del suo “delitto”, ossia di cancellare le tracce del vero ispiratore della sua teoria dei sogni, un viennese come lui e che aveva pubblicato subito prima, ossia nel 1899, un’opera in due volumi che trattava proprio del sogno, dicendo, tra l’altro, che i sogni di un individuo licenzioso, in contrasto con quelli del virtuoso, sono comunemente privi di senso e frammentari, a causa delle deformazioni e delle censure applicate ai pensieri originali del sogno.

Musatti, sempre nella sua Introduzione alla Interpretazione dei sogni, osserva:

«Più tardi Freud, parlando della composizione di quest’opera, si espresse in modo tale da suscitare dubbi circa la modalità della composizione stessa.

[…] Certo tutto è molto strano. Strano che un’opera scientifica […]. Strano che il materiale dimostrativo […]. Strano che quest’opera […]. Strano che la disciplina, la scienza […]».

Un estimatore convinto di Freud, Franck J. Sulloway, nel saggio Freud biologo della psiche, alle pagine 361-62 (nota n. 7) dell’edizione italiana del suo saggio, scrive:

«Lo stesso Freud confuse [??] le sue diverse teorie del sogno in Per la storia … […] dove scrisse: “L’interpretazione, essenzialmente già pronta all’inizio del 1896, fu stesa soltanto nell’estate del 1899 […]. D’altra parte Jones […], Kris […], Schur […] hanno contestato la tesi di Freud. Secondo Jones, per esempio, la discussione dei sogni contenuta nel Progetto (1895) sta alla teoria pubblicata nel 1900 “come un villino a un palazzo” […]».

Nel Poscritto del 1909 dell’Interpretazione, Freud afferma:

«Un caso molto più piacevole mi ha permesso di scoprire in una sede insospettata [un ricettario di cucina?] una concezione del sogno che coincide perfettamente con il nucleo della mia. Le circostanze di tempo escludono che essa possa essere stata influenzata dalla lettura del mio libro; devo quindi salutare in essa l’unica teoria esistente nella letteratura sull’argomento, dovuta a un pensatore indipendente, che concordi con la sostanza della mia teoria. Il libro, in cui ho rilevato questa concordanza, è stato pubblicato nel 1900 […]».

L’opera in questione, invece, come detto, è edita a Vienna nel 1899. Ciliegina sulla torta: nel 1932 Freud scrisse in una precisazione che il suo saggio sull’Interpretazione dei sogni, “pur essendo stato pubblicato nel novembre 1899, fu postdatato dall’editore al 1900 per farlo rientrare nel nuovo secolo”.

Non so quale opinione possa farsi della faccenda chi legge questa parziale ricostruzione della mia lettera all’autore de La rivoluzione dimenticata. Ad ogni buon conto, il prof. Lucio Russo, l’autore, molto cortesemente e tutt’altro che sbrigativamente mi rispose. Riporto alcuni passi significativi per la questione trattata:

«La ringrazio molto della sua lettera, che ho veramente apprezzato, anche per le informazioni che contiene. Credo però di non aver capito completamente le sue osservazioni su Freud. Nel mio paragrafo sull’argomento non intendevo affatto dare per scontata la validità “scientifica” delle teorie freudiane (tutt’altro!), ma solo sottolineare lo stretto rapporto tra Freud e le sue fonti. […] Non mi sembra rilevante la circostanza che Freud citi esplicitamente Artemidoro solo in un’edizione successiva alla prima (Darwin fa la stessa cosa per il passo aristotelico sulla selezione naturale)».

Non ho replicato. Lo faccio brevemente qui, oggi. Effettivamente non è in sé rilevante la circostanza che Freud citi esplicitamente Artemidoro solo in un’edizione successiva alla prima, ma assume rilievo in riferimento alla ricostruzione storico-filologica di Freud sull’origine della sua teoria del sogno. Soprattutto in riferimento alle “stranezze” rilevate non solo da Cesare Musatti ma anche da altri. Le quali possono avere una chiave interpretativa solo alla luce dell’opera di quell’altro autore viennese (del quale nella lettera a Russo rivelo il nome) che tratta dello stesso argomento, ossia del sogno, e pubblicata poco prima di quella di Freud nella stessa Vienna. E che si tratti solo di una coincidenza, per quanto mi riguarda è difficile credersi. Quanto al riferimento a Darwin, è vero che egli fa la stessa cosa per il passo aristotelico sulla selezione naturale, tuttavia ciò che sostiene Aristotile non "coincide perfettamente" con ciò che teorizza Darwin, e inoltre la prima parte del suo celebre libro è dedicata all’esame della teoria di Wallace, per non dire dell’articolo congiunto pubblicato dai due scienziati nel 1858.

Sempre a proposito del presunto “stretto rapporto tra Freud e le sue fonti”, del quale assicura il prof. Russo nella sua lettera di risposta, sarà interessante rilevare quanto segue quale esemplificazione della metodologia "scientifica" freudiana.

Nel 1910 Freud pubblica un saggio dal titolo Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci. L’anno prima a tale proposito egli aveva scritto a Jung:

«Da quando sono tornato [dall’America] ho avuto un’idea. Il mistero del carattere di Leonardo mi è divenuto improvvisamente trasparente».

Così trasparente che Freud, confondendo le fonti primarie e letteratura secondaria finisce per psicoanalizzare il protagonista di un celebre romanzo storico di Merezkovkij !! Quindi, fuorviato da un’erronea traduzione tedesca del Codice atlantico, egli scambia la figura del nibbio per quella dell’avvoltoio, e perciò proprio partendo dalla parola “avvoltoio” (Geier) Freud costruisce – come scriveva Leonardo Ceppa su Belfagor (n. 5/1989, p. 589) “una serie di associazioni mentali, destinate a condensare gli archetipi della mitologia egiziana, greca, cristiana, coagulandoli nell’inconscio collettivo dell’eroe rinascimentale”.

E anche in seguito, venuto a conoscenza dell’errore, si rifiuterà perfino di correggere l’errata traduzione del nibbio in avvoltoio. Del resto si trova sempre chi poi giustifica adducendo che “Lo scambio di pennuti in realtà non è così grave, anche il nibbio, in quanto uccello, è innegabilmente simbolo fallico”.


Ed è precisamente con questo genere di merda che si ha a che fare quando – in tutti i campi – si entra in contatto con la “scienza” borghese. E vi è anche chi ancora sostiene che nel freudismo vi sia una base oggettiva biologica. Vi è semmai nella psicoanalisi una psicologizzazione e una soggettivizzazione della biologia, con abbondante uso di termini biologici che abbelliscono libri e articoli, ma essa non ha nulla a che vedere con la scienza, rimanendo in tutto fedele al principio dell’esperienza interna soggettiva, non differenziandosi sostanzialmente dalla psicologia della coscienza, una variante della psicologia soggettiva e null’altro.

4 commenti:

  1. Curiosità: chi è «quell’altro autore viennese (del quale nella lettera a Russo riveli il nome) che tratta dello stesso argomento» dei sogni? O meglio: perché non lo hai rivelato anche a noi lettori, qui e ora?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. per non togliere soddisfazione al lettore curioso di cercarlo e trovarlo da sé, dopo aver fornito all'uopo non pochi indizi

      Elimina
  2. Agghiacciante erudizione, Olympe. Lasciatela invidiare, da quest’anima accidiosa!

    RispondiElimina
  3. Leonardo da Vinci seguendo Freud rappresentò in S. Anna, Maria, Gesù bambino con l’agnellino, un bambino con una doppia madre, mentre nella Vergine delle Rocce si può supporre una madre con un doppio bambino. Il tema del doppio, dello specchio era insito in Leonardo che leggeva e scriveva a rovescio senza problemi. Se Leonardo ha visualizzato nel dipinto il proprio ricordo infantile, si può suppore che il bambino ritratto sia un autoritratto infantile dell’artista. Essendo che Leonardo è Gesù nella piena maturità hanno avuto un volto simile, Il volto (negativo), di nuovo il motivo del doppio, dello specchio, della Sindone di Torino è somigliante all’Autoritratto di Leonardo. Potremmo quindi avere un realistico ritratto di Gesù bambino… Cfr. Ebook (amazon) di Ravecca Massimo: Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.

    RispondiElimina