mercoledì 5 giugno 2013

L'analfabetismo in epoca moderna e i suoi influssi nel dibattito economico sull'euro


Fino a epoca recente la scrittura di qualsiasi genere, sia a carattere storico, religioso, politico, filosofico, giuridico, scientifico, la prosa e la poesia, erano prerogativa di una ristretta minoranza, prevalentemente proveniente dalla classe ricca e privilegiata, o da individui e gruppi che a essa facevano riferimento.

Anche nel mondo antico, dapprima quello egizio e poi quello greco-romano, non vi fu mai un sistema scolastico che perseguisse l’istruzione di massa. Non si compì mai del tutto un passaggio dall’oralità alla scrittura. Si registra un largo uso della scrittura nel commercio e negli affari, si hanno le prime attestazioni di un commercio librario, e tuttavia i poveracci potevano – quando erano in grado di farlo – sconfiggere il tempo quasi solo con il graffito, l’epitaffio e la dedica incisi da qualche parte.



Nella tarda antichità il cristianesimo ebbe “nel complesso un effetto negativo sull’analfabetismo” (*) e le cose non andarono molto meglio in quelle epoche che indichiamo come Medioevo. Il ritardo di secoli con il quale si svilupparono le tecniche di scrittura e di stampa lo dimostra. In una decina di secoli i progressi furono davvero pochi sia per quanto riguarda la grafica (introduzione della minuscola) che per quanto riguarda gli strumenti di scrittura veri e propri (penna d’oca in sostituzione del calamo).

Le sacre scritture, per esempio, potevano essere lette e comprese da un numero irrisorio di persone. L'interpretazione del messaggio divino rimaneva così nelle avide mani di una minoranza facoltosa o di specialisti della stessa cerchia. Fuori da questo recinto, chi si prendeva la briga di interpretare a modo suo le scritture rischiava di finire molto male. Il caso di Martin Luther è l’eccezione che conferma la regola. In tal caso a favorirlo vi fu uno scontro tra poteri – una contesa politica sotto le mentite spoglie di una scissione religiosa – in un cambio d’epoca non da poco, altrimenti anche Martin sarebbe finito arrosto.

Per il popolo minuto, ossia per la stragrande maggioranza degli individui, non c'era alternativa a questo stato di cose, dovevano fidarsi, volenti o nolenti, allo stesso modo in cui dovevano mostrare obbedienza alle leggi che erano scritte, interpretate e amministrate – sia pure a ricalco del corpus giustinianeo – a maggior gloria della santa Chiesa, del monarca e secondo gli interessi e i capricci dei signori.

Con la democrazia moderna le cose sono un po’ cambiate, ma non troppo. Si è stabilito il diritto dell’individuo ad avere un proprio credo religioso (già meno a non averne alcuno) ma sappiamo quanta ingerenza conservino le istituzioni religiose e come i loro interessi confliggano con le libertà della persona. Si è stabilito il diritto dei cittadini di avere ognuno una propria idea politica, ma ben sappiamo con quali potenti strumenti i poteri costituiti condizionino gli orientamenti politici.

Oggi si può leggere e dibattere a volontà, ma quasi tutto avviene intorno a quello che è chiamato non a caso il “pensiero unico”, ossia l’ideologia dominante. È questa una realtà fuori discussione, non è il caso che entri qui nel merito dei meccanismi per cui ciò avviene normalmente.

Anche il pensiero economico, ossia l’ideologia ammantata di scientificità al servizio degli interessi economici dominanti, non fa eccezione. Sono dunque anche in tal caso degli specialisti quelli che oggi hanno il pallino della verità in mano e la pretesa di spiegarci perché il capitalismo è in crisi. Sappiamo che non ne azzeccano una che sia una, e tuttavia non mancano di dire la loro e i media fanno da grancassa alle più incredibili sciocchezze.

Sull’euro ovviamente hanno da dire la loro: è un bene o un male restare vincolati entro la moneta unica, si può uscirne senza grave danno? Già la domanda è mal posta e perciò ogni risposta risente inevitabilmente di questa premessa sbagliata.

Furoreggia da noi un economista, Alberto Bagnai, il quale sostiene (VIDEO) che uscire dall’euro non costituisce un tabù e nemmeno un grave danno. Anzi, dice che chi sostiene il contrario è un bugiardo e un delinquente addirittura. La falsificazione avverrebbe sia sul piano storico e su quello logico.

Non si tornerebbe più alla lira, ma al fiorino. Per quale motivo non è detto. In realtà si tratta di un escamotage per confondere le cose fin dalla premessa. Chiama la cosa aulicamente: ridenominazione con riallineamento. Un fiorino avrà “un rapporto di cambio che sarà di 1:1”, ossia alla pari con un marco.

E allora, si chiede Bagnai, se il rapporto resta di 1:1 cosa cambia? Questo significa – riporto testualmente parola per parola quanto dice Bagnai – “che il giorno dopo scendi dal lattaio, e un litro di latte italiano che era a 1.20 ed è a 1.20, solo che invece di euro sono fiorini, ma è successa una cosa: sul mercato dei cambi il fiorino si è svalutato, cioè il marco si è rivalutato – che è una cosa che fisiologicamente deve succedere – e allora il latte a lunga conservazione della vacca tedesca, invece di costare 70 centesimi, magari costa un fiorino, lui è aumentato, il prodotto estero, e quindi voi automaticamente  riorientate i vostri consumi sul prodotto italiano semplicemente obbedendo alle leggi del mercato, e ridate fiato alla vostra economia”.

È quello di Bagnai un modo di argomentare fanciullesco. Bagnai non conosce evidentemente come si determina il valore del denaro e di conseguenza quello della moneta che del denaro è mero rappresentante, e dunque il corso dei cambi delle monete. Però non deve stupire che egli insegni in una università.


Non è possibile che Bagnai non sappia, tanto per rifarsi all’esempio puerile del latte, che le vacche da latte e da carne nelle stalle italiane provengono per circa il 40% da allevamenti esteri. L'analisi, completata dal prezzo del petrolio, del mais e degli alimenti zootecnici in generale, stimola riflessioni circa la convenienza nelle esportazioni e importazioni dei prodotti caseari; vigono dei vincoli comunitari per quanto riguarda le quote latte, e questo è un prodotto con scarso valore aggiunto, eccetera. Nel 2012 c’è stata già una diminuzione di latte sfuso importato dalla Germania di ben il 22%, nonostante l’euro. Non sa che il latte dei maggiori player internazionali costa meno – al pari di molti altri prodotti – di quello italiano? Per rendere più competitivi sul mercato i prodotti italiani c’è soprattutto una cosa che gli industriali italiani sanno fare: svalutare i salari comunque denominati, ma tanto meglio se denominati con una moneta nazionale.

A questi interessi servono i tanti Alberto Bagnai e i babbei che gli danno retta.


Il potere di una moneta è determinato anzitutto dalla forza economica di una nazione. La “colpa” non è dell’euro, ma dell’uso politico che ne è fatto e della debolezza finanziaria (e di stabilità politica) dell’Italia. È mai possibile, per esempio, che non esista quasi alcuna attività produttiva che non debba finanziarsi, per pagare salari e fornitori, dalle banche? Questo e altro, non c’entrano nulla con l’euro.

(*) William V. Harris, Lettura e istruzione nel mondo antico, Laterza 1991, p. 365.

18 commenti:

  1. Ciao Olympe

    Tutto vero e tutto giusto. Chissà se i nostri eroi riusciranno a capirla?

    Io penso che l'hanno capita, e penso anche che gliene freghi poco. Nel senso che è uno che "pensa" alla moneta sovrana, non tanto dal punto di vista economico, ma dal punto di vista ideologico.

    Prima arriva il suo credo religioso nazional-fascista e poi si cerca una qualche pseudo teoria per darsi ragione. E non è detto che un prof. universitario sia anche intelligente. Essere circoscritti mentalmente attorno la materia unica esclude di per sé l'intelligenza, la quale necessita dell'essenza delle cose, nonché della capacità di rappresentazione mentale della stessa.

    Ma sappiamo che la natura delle cose non è monodimensionale, anche s'è rigorosa e anche s'è vera. Così non se ne coglie l'essenza, e così non si può dire dei prof universitari, anche se intitolati come dotti.

    E' fuorviante studiare solo economia, se non si studia sociologia, filosofia, psicologia, ma anche matematica, fisica, biologia...

    Così come non si possono studiare e conoscere tutte le materie, così la sapienza non può che essere collettiva. E se uno di essi viene venerato come erudito, ciò implica l'assenza di dubbi nella collettività. Così come si spiegano i fatti da te raccontati.

    Poco importa se un concetto sia giusto o sbagliato, importa invece che sia desiderato, appunto, gli si dà rilevanza e prestigio, quali determinanti propri dello stolto.

    Forse la domanda sarebbe: come ci si comporta con gli stolti?

    ...che qualche "sapiente" ci ha già dato la risposta!!! Purtroppo.

    Hasta Siempre

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    1. la prossima volta evita che debba correggere le offese personali. si possono dire le stesse cose anche senza usare certi termini. oltretutto non do dell'analfabeta a Bagnai, ma ai babbei che lo seguono pedissequamente nel suo puerile argomentare.
      grazie

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  2. Io sono molto ignorante, e quindi non so se riuscirò ad esprimermi in modo corretto, ma istintivamente queste cose riesco a comprenderle anch'io, perciò non capisco come tante persone colte ed istruite possano aderire a questo modo di pensare senza avere al un dubbio.

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    1. le idee seguono interessi concreti e particolari, molto spesso, troppo spesso

      la germania è chiaro che si avvantaggi dell'euro, ma è un fatto incontestabile la sua leadership economica e un sistema politico stabile e che nel suo complesso funziona assai maglio che da noi.

      i tedeschi non sono migliori di noi, sono tedeschi. e noi invece litighiamo per un parcheggio in seconda fila (almeno in certi posti), costruiamo interi edifici totalmente abusivi (almeno in certi posti), abbiamo problemi con lo smaltimento dei rifiuti (soprattutto in certi posti), dificilmente ci fermiamo con l'auto a un passaggio pedonale (in tutti i posti), un sistema giudiziario medievale e non ci facciamo mancare un'istruzione scolastica dove ... beh, lasciamo perdere per carità di casta

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    2. Siamo il popolo delle scorciatoie, ma a furia di imboccare scorciatoie si rischia di perdersi o di non sapere più dove si sta andando. Basterà un cambio di mentalità per salvarci (o quantomeno raddrizzare la barca)?

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    3. eh già. e oltretutto, chi ce lo dovrebbe dare il cambio di mentalità ?

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  3. Cara Olympe,
    questa volta non ti seguo proprio. Ti seguo sempre con grande piacere ma secondo me stavolta sbagli a "dare addosso" a Bagnai e se mi dai due minutini della tua pazienza provo a spiegarti, senza presunzione alcuna, perché credo questo. Ti prego arriva in fondo a quello che ho scritto, ci tengo molto.

    Pensare che Bagnai ritenga l'Euro in quanto tale la causa di tutti i mali è puerile (e te lo dico con simpatia e senza offesa): è evidente che non lo pensa.

    Lui, a mio avviso, ha sostenuto più volte e tuttora sostiene che l'Euro è un potente STRUMENTO che accelera il processo di "sperequazione della ricchezza" perché lo Stato nello schema dell'Eurozona non ha più strumenti di politica monetaria per contrastare la pressione al ribasso sui salari (e al rialzo sui profitti) dovuta al confronto import/export con gli altri paesi.

    È evidente che Bagnai lascia intendere in continuazione che la pressione alla sperequazione non è di certo dovuta all'Euro (in quanto mero strumento) ma è intrinseca al capitalismo.
    Perlomeno il sottoscritto, che segue Bagnai da quasi un anno (e nel frattempo segue il tuo blog con grande soddisfazione), ha questa fortissima impressione.

    Mi ricordo benissimo di quando disse ad una conferenza (se vuoi la cerco su Youtube): "se vogliamo parlare di superamento del capitalismo, io sono pronto. Ma se vogliamo rimanere all'interno di questo paradigma economico allora dobbiamo dire che l'Euro è uno strumento di lotta di classe a danno del lavoro e a favore dei capitalisti".

    Scusami Olympe ma trovamene un'altro di economisti italiani che si pronuncia in questo modo... poi per carità avrà un caratteraccio e potrà rimanere antipatico, ma in giro c'è veramente di peggio.

    Poi si può pensare che uno faccia sempre qualsiasi cosa per un suo puro tornaconto personale ma io non posso pensare questo di lui. Il suo blog è uno sforzo didattico continuo. Chi ti vuol nascondere la "verità" non si spreca tanto a cercare di spiegarti le cose.

    Negli ultimi quindici anni da tutti gli economisti invitati a qualunque trasmissione televisiva, radiofonica, giornale, quello che ti pare, ho sempre sentito dire le seguenti cose:

    "- la spesa pubblica è brutta e improduttiva"
    - "lo Stato è spendaccione e gestisce male le risorse, liberalizziamo anche il buco del c**o"
    - "meno Stato più mercato"
    - "debito pubblico cattivo brutto"
    - "inflazione nemico di vedova, meglio deflazione con disoccupazione al 30%"

    Arriva uno che dice:

    - "chi dice che la spesa pubblica è improduttiva ha un approccio ideologico"
    - "restituiamo onore al ruolo dello Stato nell'economia"
    - "il debito pubblico non è il male assoluto come tutti ci fanno credere"
    - "io l'avevo detto che i salvataggi di Monti non ci avrebbero salvato, anzi due anni fa vi ho anche spiegato perché e a chi andava a favore"
    - "il sistema di compressione dei salari, favorito dal blocco del tasso di cambio, è un vantaggio per i capitalisti del paese periferico"

    E me lo bastoni così? Scusa ma la tua potenza di fuoco non la potresti risparmiare per un Giannino o qualcun'altro???

    Con grande affetto

    Stefano

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    1. caro Stefano, ti ringrazio per il lungo commento.

      1) quando dico in chiusura che La “colpa” non è dell’euro, ma dell’uso politico che ne è fatto e della debolezza finanziaria (e di stabilità politica) dell’Italia, sostengo esattamente il contrario di quanto sostiene Bagnai pur non riferendomi esclusivamente a lui;

      2) che l'Euro è un potente STRUMENTO che accelera il processo di "sperequazione della ricchezza", eccetera, significa che non ha ben chiaro che con una moneta nazionale e le continue svalutazioni competitive (come quella del 1992) si ha uno strumento eccellente del processo di "sperequazione della ricchezza", non solo a livello di aree economiche più forti a scapito di quelle più deboli, ma anche all'interno dei singoli stati e tra le diverse classi sociali. E invece Bagnai le sa bene queste cose.

      3) che poi si atteggi a outsider è solo uno schierarsi; lo vorrei vedere su altre questioni: ho letto il suo Manifesto di solidarietà europea, non esce da una certa logica. La questione monetaria è un problema, ma di per sé un falso problema.


      4) per tutto il resto mi è bastato vedere come ha affrontato la questione nel video;

      5) attenzione, resto dell'avviso che è un furbacchione. tempo al tempo.

      con molta simpatia.

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  4. Vi invito a seguire molto attentamente quello che accade riguardo l'euro. Abbiamo scritto a riguardo su n.o.i. di questa prospettiva promossa da Bagnai ed altri. Stiamo molto attenti.
    A scanso di equivoci vi basti questo post

    http://noi-nuovaofficinaitaliana.blogspot.it/2012/10/il-partito-antieuro-e-quello-del-soldo.html

    Nell'etichetta EURO il dibattito a riguardo. Fra i tanti, l'ultimo rispetto al v(u)oto amministrativo ultimo.
    Dalle nostre parti siamo parecchio preoccupati

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    1. ho letto, condivido molte cose, anche se non è esattamente la mia posizione.


      e infatti in chiusa al post scrivo, quale esempio: È mai possibile, per esempio, che non esista quasi alcuna attività produttiva che non debba finanziarsi, per pagare salari e fornitori, dalle banche? Questo e altro, non c’entrano nulla con l’euro.

      in tempi di vacche grasse, i nostri imprenditori dove li hanno portati i loro soldini, che cosa ne hanno fatto? per esempio la fiat, solo per citare?

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  5. Come tu insegni, sono tutti diversivi, più o meno raffinati, per scaricare la tensione sociale verso capri espiatori che prendono tutte le colpe della crisi. L'importante è, come sempre, nascondere le vere cause.

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    1. come al solito hai c'entrato la questione. il dibattito sull'euro serve proprio a questo: distrarre. con questo non voglio negare la sporca operazione fatta con l'introduzione dell'euro, ma appunto come dico il problema è politico

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  6. A volte accade che i diversivi finiscono per diventare dominanti. Non per accidente, ma perchè chi vi si oppone non presenta sensate proposte politiche e programmatiche o perchè è troppo debole.
    Dentro la retorica antieuro c'è una trasversalità politica che definire ambigua è anche poco.
    Stiamoci attenti!

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    1. nel prossimo post vedrò di dire quattro parole chiare chiare su questi trucchetti, ma decenni di propaganda liberista non li cancelli in un attimo

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  7. Il vero sordo è quello che non vuole sentire !!!!!!!
    Bagnai, come Krugman, Stiglitz (premi Nobel per l'economia) ed altri economisti internazionali (Roubini, etc...) sostiene soltanto che è impossibile tenere uniti tra loro sistemi economici con caratteristiche macroeconomiche diverse. Per poter stare insieme, più economie, sotto un'unica moneta, occorre che i parametri complessivi operino all'unisono altrimenti si creano squilibri (debito estero, differenti tassi di interesse, ...) tra Paesi non compensabili dagli effetti del mercato (ad esempio quello dei cambi). E' come una scalata effettuata da più scalatori legati tra loro da un'unica corda; se uno di loro va più veloce (o, similmente, altri vanno più lenti) o gli scalatori si mettono d'accordo per andare alla stessa velocità, o sono costretti a tagliare la corda che li unisce, o cadono tutti nel precipizio.
    Se NON SI VUOLE CAPIRE non si capirà mai !!!

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    1. anche SE NON SI SA capire ciò CHE C'è SCRITTO non si capirà mai.

      Il potere di una moneta è determinato anzitutto dalla forza economica di una nazione. La “colpa” non è dell’euro, ma dell’uso politico che ne è fatto ...

      equivale a dire esattamente:

      sotto un'unica moneta, occorre che i parametri complessivi operino all'unisono altrimenti si creano squilibri

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    2. Non se però qualcuno bara!
      Si ricordi che la Germania tra il 2003 e il 2005 ha sforato il tetto del deficit di bilancio per finanziare una svalutazione competetitiva del mercato del lavoro (riforme di Hartz - si informi) che adesso vogliono imporci a costo zero!
      La Germania ha sforato il tetto del deficit prima per non sforarlo dopo e adesso pretende che gli altri rispettino le regole che Lei per prima non ha rispettato.
      E poi, smettiamola di essere sempre autopunitivi come se noi italiani fossimo gli unici depositari del malaffare mentre gli altri sono sempre tanto buoni e tanto bravi!

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    3. evidentemente lei ha letto solo questo post

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