venerdì 17 maggio 2013

Rassegnati?



È da febbraio che piove, sembra di essere a Macondo. Tuttavia, in questo caso, non c’è da affidarsi solo alla speranza per il cambiamento, basterà aspettare perché arrivi il bel tempo. Questione che non dipende direttamente da noi. Potremmo invece agire se non altro per non favorire le dinamiche naturali che portano ai cambiamenti climatici, come per contro si fa alla grande.

Che cosa lo impedisce? I perversi meccanismi di questo sistema economico e del potere a esso collegato. Tale potere, come qualunque potere separato, è violenza verso gli uomini e la natura, ed è un potere non riformabile. E allora con che cosa lo sostituiamo, con l’anarchia, le velleità decresciste? No, con il comunismo. Horribile dictu, scemenza.



Si dirà che del comunismo abbiamo conosciuto abbastanza per rifiutarlo. Obietto: francamente noi possiamo credere che il comunismo fosse quello? Quel tipo di sistema stava e sta al comunismo come la proprietà privata sta al monopolio. Dunque, sarebbe come dire che nella società attuale trionfa la proprietà privata (cosa smentita dai fatti) e non invece il monopolio.

Quanto alla proprietà privata, essa è quella detenuta dai padroni del mondo. I salariati, i poveracci, non sono proprietari nemmeno della propria forza-lavoro, quindi di decidere dei modi e del tempo della loro vita. Al massimo possono diventare proprietari di un tetto e del proprio giaciglio, ipotecati, pignorati e comunque tassati nell’acquisto e nell’usufrutto.

Se non gli garba, possono suicidarsi. Una ghirlanda e una prece poi non si negherà.

In ogni passaggio d’epoca ai vecchi signori sono succeduti nuovi padroni, agli antichi schiavisti i moderni sfruttatori. È nella logica delle cose che ciò accada, nella natura dell’uomo. Questa è la canzone sempre ritrasmessa. Cari schiavi, rassegnatevi, dunque. La nostra sorte individuale è dovuta al caso quanto quella collettiva alla necessità. Come con i topi, appunto.

Eppure l’uomo è l’unico essere terrestre che ha il potere di piegare la propria volontà ai propri scopi, di agire secondo un piano preordinato, in grado di sfruttare e all’occasione anche di modificare le leggi della necessità a proprio vantaggio, le leggi della natura e quindi anche le leggi della propria natura.

Per quale motivo dunque l’umanità non dovrebbe essere in grado, a un dato grado del suo sviluppo, di modificare radicalmente le leggi sociali che per l’innanzi hanno dominato i singoli individui e l’insieme? Che cosa lo impedisce? Motivi di ordine pratico, tecnico, morale, politico, eccetera? O non sono forse motivi di ordine diverso? La grande trasformazione economica degli ultimi due secoli o anche solo dei più recenti decenni non ha reso forse obsoleti molti costumi e modi di pensare e agire?

Il carattere rivoluzionario del capitalismo è evidente, però anche il suo carattere contraddittorio e conservativo. Un monarca poteva decidere le sorti di un individuo così come d’un popolo intero; oggi, invece, grazie al capitalismo, vige la democrazia. Si tratta in realtà della democrazia borghese, ossia del dominio mascherato di una classe sulle altre. Non ci credete?

Un solo esempio: risulta che piani di risanamento del debito decisi da entità economiche, monetarie e politiche di cui sappiamo poco e in realtà quasi nulla, decidono della vita d’interi continenti? È non è dunque l’élite del capitale che in definitiva decide le cose essenziali, includendo o escludendo da leggi e benefici categorie e classi sociali?

Questa élite chiama razionalità l’esclusione dal lavoro e dal reddito, dall’assistenza e dai servizi sociali, di centinaia di milioni di persone. La nostra vita è diventata mero calcolo di bilancio. Che cosa c’è di razionale in tutto questo? In un’epoca in cui si produce cibo bastevole per alimentare oltre 10 miliardi di esseri umani, che cosa c’è di razionale nel fatto che almeno un miliardo di essi soffre la fame e la sete?

Al comando e nella gestione di questo sistema criminale sono quelle stesse élite che attraverso i loro megafoni mediatici sostengono che il comunismo, cioè produrre quanto è necessario a tutti secondo un piano, e non secondo l’interesse di pochi, è utopia. Che al massimo si può studiare una diversa organizzazione e distribuzione del lavoro, e giammai mettere in discussione il tipo di attività.

Dovremmo accettare rassegnati la separazione tra l’economia e la vita, l’astrazione dell’attività umana a favore del profitto e a scapito dei bisogni e dei desideri, far decide alle variabili del mercato, agli indici di borsa, cosa sta bene e cosa no? Accettare quindi un potere obiettivo che ci sovrasta, che cresce fino a sfuggire al nostro controllo, che contraddice le nostre aspettative, che annienta i nostri calcoli, che fomenta incessantemente un antagonismo fra interesse particolare e interesse collettivo?



6 commenti:

  1. La prima regola che dovrebbe darsi l'essere umano, se fosse realmente in grado di cambiare le leggi della propria natura, sarebbe quella di cessare di proliferare indiscriminatamente; cessare di credere in ideologie antropocentriche che stanno modificando il pianeta, sì, ma non nel senso che le magnifiche sorti e progressive avevano preventivato. Finché l'uomo rimarrà un animale biologicamente gerarchico, con buona pace di chi auspica eguaglianze inesistenti tra individui, esisteranno le élite. Le quali prenderanno le loro decisioni sulle spalle degli altri.
    Finché persone che si ritengono portatrici di verità scientifiche continuano a pensare che il pianeta può sostenere tranquillamente oltre 10 miliardi di persone, basta ridistribuire le ricchezze, direi che stiamo proprio mancando il punto.
    Non si tratta di rassegnazione. Modificare il sistema, a questo punto delle cose, è come pretendere di fermare il pianeta e farlo girare al contrario. Intervenire in una tale colossale forza d'inerzia è semplicemente impossibile.
    Se chi ci sarà, quando saremo fatalmente diminuiti di numero, avrà ancora forza e possibilità, forse una società più equa potrà costituirla. Sperare in una rivoluzione globale comunista oggi, a capitalismo assoluto, pur se in crisi, con 7 miliardi di persone, di cui almeno 2 in eccedenza di possibilità di sfruttamento, senza mezzi materiali e culturali, e gli altri 5 immersi nella stessa matrice consumista, è equivalente a voler fermare la rotazione della terra con le mani.
    Solo il tempo dirà se più avanti ci sarà una vera possibilità. Per ora non c'è.
    Una guerra civile mondiale, sempre possibile, non è detto che porti i frutti sperati. E' anzi probabile che porti a nuove dittature.
    Questo è il bel quadretto nel quale siamo inseriti.

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  2. Lode al comunismo


    È ragionevole chiunque lo capisce. È facile.
    Non sei uno sfruttatore, lo puoi intendere.
    Va bene per te, informatene.
    Gli idioti lo chiamano idiota e, i suicidi, suicidio.
    È contro il sudiciume e contro l’idiozia.
    Gli sfruttatori lo chiamano delitto.
    Ma noi sappiamo: è la fine dei delitti.
    Non è una follia, ma invece fine della follia.
    Non è il caos, ma l’ordine, invece.
    È la semplicità che è difficile a farsi.


    Bertold Brecht

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    1. Brecht era quello che esultava nel vedere i carri armati sovietici entrare in Ungheria nel 1956 (poco prima di schiattare), per spegnere quella rivolta con 30000 morti, in modo pacifico. La stessa repressione è stata salutata all'epoca dal nostro attuale beneamato presidente dicendo "L'URSS porta la pace". D'altra parte perché stupirsi? Quello non era vero comunismo, si sa.
      E intanto la "fine dei delitti" dobbiamo ancora vederla. I morti chiamano i morti e il mondo aspetta ancora la fine della follia.

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    2. Mi sa che fai un po' di confusione, comunque neanche a me piacciono stalinisti e miglioristi.

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  3. Certo, un po' di confusione. Difronte alla rivolta del '53, nella Ddr, Brecht commentò l'indignata e durissima reazione dell'organo del Pc con queste parole:"Visto che il partito ha sempre ragione, sarà meglio sciogliere questo popolo...".

    Mordecaj

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    1. E' vero, ho sbagliato. Mi riferivo alla rivolta degli operai della DDR nel 1953. In quel caso si rivolse al governo della DDR per approvarne l'operato scrivendo "Elementi fascisti sobillati dall’Occidente hanno cercato di sfruttare l’insoddisfazione del popolo per perseguire i loro subdoli e sanguinari propositi. Ovviamente, le forze armate russe non se la sono presa con gli operai, ma contro la marmaglia fascista e guerrafondaia composta da giovani diseredati di ogni risma che aveva invaso Berlino".
      Pochi mesi prima, in occasione della morte di Stalin, aveva scritto "Gli oppressi di tutti e cinque i continenti hanno provato una stretta al cuore alla notizia della morte di Stalin. Egli era l’incarnazione delle loro e delle nostre speranze".
      Quando si dice la lungimiranza ...
      PS In ogni caso è vero che il nostro beneamato presidente della Repubblica onorò i 30000 morti di Ungheria come la "pace portata dall'URSS".

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