mercoledì 22 maggio 2013

«È essa stessa una potenza economica»


Gli spudorati affermano e fanno credere che il nostro asservimento salariale moderno è un’eredità alquanto trasformata e mitigata della schiavitù; ma ciò vuol dire solamente che il lavoro salariato, come la schiavitù, sono forme della servitù e del dominio di classe, cosa che – osservava Engels – sanno tutti i bambini. Infatti, se ciò non fosse vero, con lo stesso diritto potremmo dire che il lavoro salariato deve spiegarsi come la forma attenuata del cannibalismo, oggi universalmente considerato come la prima forma d’impiego dei nemici vinti.



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Scopo di questo sistema nei riguardi del proletariato è di garantire la riproduzione di un numero di schiavi salariati adeguato ai bisogni di valorizzazione del capitale, quindi di assicurarsi un congruo numero di disoccupati poiché al capitale, com’è noto, piace pagare la carne viva al prezzo più basso.

In questo, il modo di produzione capitalistico riproduce la propria forza-lavoro entro l’antica divisione del lavoro nelle sue forme specifiche. Questa contraddizione assoluta elimina ogni tranquillità, solidità e sicurezza delle condizioni di vita del proletario, e minaccia sempre di fargli saltare di mano col mezzo di lavoro il mezzo di sussistenza e di renderlo superfluo rendendo altresì superflua la sua funzione parziale; la stessa contraddizione si sfoga nell’olocausto ininterrotto della classe degli schiavi salariati, nello sperpero più sfrenato delle energie lavorative e nelle devastazioni derivanti dall’anarchia sociale.

Non c’è dubbio neppure che la forma capitalistica della produzione e quindi la situazione economica degli operai che le corrisponde, siano diametralmente antitetiche ad ogni movimento rivoluzionario che punti all’abolizione della vecchia divisione del lavoro. Sostiene Marx che “Lo svolgimento delle contraddizioni di una forma storica della produzione è tuttavia l’unica via storica per la sua dissoluzione e la sua trasformazione”.

Oggi come ieri, non diversamente che dal passato più remoto, noi ci troviamo nella condizione di dover decidere che cosa fare per uscire, se vogliamo davvero uscire, da questa trappola. L’ottundimento in cui sono state allevate le nuove generazioni e lo spirito servile di quelle più anziane prodotto dal “benessere”, ci paralizza. Esso è il risultato cercato e ottenuto dalla borghesia con la complicità dalla così detta sinistra, ossia un sistema di rappresentanza corrotto e piegato agli interessi dominanti.

La strada delle riforme è solo fumo negli occhi, tutte le decisioni che contano sono state demandate a degli organismi sovrannazionali assolutamente fuori dal controllo dei cittadini, organismi che agiscono in modo totalitario. La borghesia imperialistica – la classe dominante globale per dirla con Luciano Gallino – ha tra i suoi interessi principali quello di limitare e contrastare lo sviluppo di qualsiasi forma di opposizione di classe volta ad “intaccare il suo potere di decidere cosa convenga fare del capitale che controlla allo scopo di continuare – scrive Gallino – ad accumularlo: quali merci produrre, a che prezzo venderle, dove e con quali mezzi”. E, soprattutto, creare denaro a mezzo del denaro speculando su tutto.

Ora “il rischio concretamente incombente – come si stanno accorgendo anche certi settori della ex sinistra – è quello di una restaurazione degli equilibri sociali e politici precedenti alla seconda guerra mondiale”. Allora che si fa?  Marx a tale proposito è stato chiaro, chiarissimo, esiste un’unica via:

La stessa democrazia volgare, che vede nella repubblica democratica il regno millenario e non si immagina nemmeno che appunto in questa ultima forma statale della società borghese si deve decidere definitivamente con le armi la lotta di classe.

Scriveva a sua volta Engels:

Il semplice fatto che i dominati e gli sfruttati in ogni epoca sono molto più numerosi dei dominatori e degli sfruttatori, e che quindi la forza reale poggia sui primi, è sufficiente da solo a chiarire tutta la stoltezza della teoria della violenza.

Ci hanno anestetizzato contro ogni idea che con la violenza si possa agire nei nostri interessi di classe, e pure s’è vero che ogni violenza dovrebbe avvilire coloro che la usano, non è così per la borghesia che si autorizza con le sue leggi ad agire con i mezzi più violenti e subdoli. Essa si avvale di una quantità di strumenti diretti e indiretti – scrive sempre Gallino – per condurre un’efficace lotta di classe contro coloro che in qualche modo riuscirono ad ottenere un miglioramento delle proprie condizioni nei primi trent’anni del secondo dopoguerra.

La violenza è la levatrice di ogni vecchia società, gravida di una società nuova. È essa stessa una potenza economica.


Hier ist die Rose, hier tanze!

4 commenti:

  1. Non è solo perché (come è verissimo) metà della nazione è rimbambita e l'altra metà decerebrata. L'ombra del bastone e l'autocensura che ne consegue sono condizionamenti potenti. Abbiamo un bel da dire che il regime è moribondo. Lo sarà anche, ma è solo quando il bastone scivola di mano che giù nel ghetto cominciano ad uscire dalle baracche e a dirigersi verso il centro città.

    PS. i post su Canfora sono così veri, belli e puntuali che c'è poco da aggiungervi... credo che "il pubblico e la critica" tributino un plauso silenzioso!

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    1. mi dispiace doverti dare ragione. purtroppo pagheremo tutti e non solo i decerebrati e i furbi.

      grazie di cuore per il resto, non si vive di solo pane

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  2. È ora di mettere il cappuccio con orecchie d'asino al rinnegato revisionista barone rosso Canfora!
    Bravo Olympe!

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