martedì 2 aprile 2013

Siamo giunti al punto



In attesa che i dieci saggi ci indichino finalmente gli inediti problemi di questo fantastico paese, leggo un serio e competente ammonimento a proposito di possibili prelievi notturni sui nostri conti correnti sul modello cipriota: “state attenti dove mettete i soldi”. Coloro che ne possiedono, ovviamente. Cadrebbe con ciò uno dei riferimenti fissi di questa società, e il clamore che in tal caso seguirebbe non sarebbe meno decisivo del crollo del Muro di Berlino.

Ad ogni modo, quando un sistema sociale arriva a questo punto, significa che è finito e non c’è terapia possibile per tenerlo in vita, il suo destino è segnato. Non mi riferisco solo al nostro cortile, ma all’insieme del villaggio. Quando mi dicono che il capitalismo è vivo e vegeto, rispondo: in stato vegetativo sicuramente, ma è fallito proprio e paradossalmente nel momento storico del suo massimo trionfo. I segni basta coglierli, sono ovunque.



Non c’è ovviamente una data di scadenza di una formazione economico sociale di tale portata, si tratta di un processo storico lungo. Quanto? Un decennio, un secolo forse, non lo so. Se siete impazienti o preoccupati, se cercate da me delle certezze in merito, avete sbagliato posto; posso solo alimentare dubbi, al massimo far dono di qualche riflessione, nemmeno tanto nuova e originale.

L’Impero romano, dalle avvisaglie più tardive della sua crisi, attorno al II secolo, impiegò non meno di duecento anni per sciogliersi dapprima nel cristianesimo e poi nel magmatico ordo barbarico. E anzi, per certi strascichi, durò pure anche un po’ dopo, tanto che le terme di Roma rimasero in attività fino all’inizio del V secolo. La sua appendice orientale non tirò le cuoia che a metà del XV secolo, sfuggendo per un attimo la proclamazione dell’epoca moderna.

E il capitalismo quanto impiegò per trionfare? Alcuni secoli, sicuramente. E chi l’avrebbe mai detto, per contro, un secolo or sono, giusto nel 1913, che nel torno di tempo di 4 o 5 anni si sarebbero dissolti imperi plurisecolari come quello zarista e quello absburgico, e anche il potentissimo impero tedesco vittorioso a Sedan e dotato dell'esercito più potente d'Europa? Al massimo si preconizzava per imminente la fine della carcassa ottomana.

Engels prefigurò, ben vent’anni prima, alla vigilia della sua morte, una guerra europea nelle forme e  dimensioni catastrofiche quale poi fu effettivamente combattuta. Ma Engels e Marx sono stati due dei più grandi pensatori l’umanità abbia avuto; nulla a che vedere con i vaticinatori odierni, i quali avranno diritto, ben che vada, ad avere iscritto per qualche tempo il proprio nome su una lapide cimiteriale.

E chi l’avrebbe detto nel 1985 che di lì appresso la fatidica cortina di ferro sarebbe crollata e con essa nientemeno che l’Unione sovietica? Così, senza colpo ferire il sedicente socialismo reale ci lasciava convincendo molti che la storia – non solo quella novecentesca – e le ideologie – tutte tranne una – di cui ci eravamo nutriti e poi illusi, in tal modo finivano. In realtà ebbe termine una fase della grande guerra tra classi sociali, ma non rivelo chi l’ha vinta.

Dove si consumerà il prossimo scontro sociale, sarà cinese o ancora una volta europeo, o più ampio ancora? Tutte le questioni apertamente poste nella società attuale implicano già certe risposte. Non ne vengono mai poste di quelle che porterebbero ad altro che a un certo tipo obbligatorio di risposta. Per parte mia l’ho già data in uno dei primi post, oltre tre anni or sono:

La quantità di tutto ciò che questa società ci impone e ci infligge ha già superato la soglia oltre la quale ogni equilibrio faticosamente costruito viene rotto con violenza. Marx ha scritto che ogni epoca si pone solo i problemi che può risolvere, e questo è vero, ma oggi siamo giunti precisamente al punto in cui non è più possibile risolverne nessuno senza risolverli tutti.


3 commenti:

  1. Il prossimo scontro sarà per il controllo delle materie prime e vedo l'europa molto mal messa.
    Se non ci fossero i rifornimenti di cereali, foraggi e altre derrate alimentari di base provenienti dall'esterno oggi l'europa potrebbe sopravvivere solo se tutti rinunciassero alle bistecche. Solo qualche pezzo di pollo o maiale una volta alla settimana o al mese per i poveri.
    Il prossimo scontro sarà per il controllo degli alimenti tra europa e cina e si giocherà in africa. Chiusura delle frontiere esterne dell'europa e scontri in mare. Diffusione di virus letali e pandemie. Riunificazione della chiesa di oriente e cattolica entro dieci anni.
    Blocco al mercato mondiale della tecnologia che diventa segreta. Ritorno alle monete nazionali per la circolazione interna.
    L'euro rimane solo elettronico per extra UE. Previsti per tutti un mese per lavori sociali e stagionali, i pensionati lavorano mezza giornata,
    Proibiti: pesce, carne bovina, frutta esotica, motociclette, caminetti a legna, auto a benzina private( solo a noleggio o a metano), viaggi aerei, treni alta velocità, abiti in cotone, illuminazione notturna in città, etc.Il tutto entro 30 anni o prima.

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  2. http://scateniamotempeste.wordpress.com/2013/04/01/la-maledizione-del-settennato/

    Io sono d'accordissimo con l'analisi della compagna Teghil, e tu Olympe, lo sei?
    (sempre interessanti i tuoi post, che cerco di fare girare)

    Una compagna che, ti suggerisce di mettere nel blogroll, il blog della Teghil.

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    1. non si tratta di essere d'accordo con Elisabetta oppure con me o altri, la faccenda riguarda la nostra impotenza verso fenomeni che ormai nessuno sa bene come controllare. non sarà un ritorno ai principi costituzionali e alla centralità dei parlamenti ecc. che ci tirerà fuori dai guai. il vecchio mondo è saltato

      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/02/i-sanculotti-e-la-nuova-forma-stato.html

      per favore usa un nick in modo che possa riconoscere i tuoi commenti. grasie per l'attenzione che presti al blog

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