venerdì 15 marzo 2013

Non sarà una recessione, ma una carneficina



Non è raro che le fazioni sedicenti “rivoluzionarie” siano anche quelle più portate a confondere la tattica con la strategia e quest’ultima con lo stratagemma. Soprattutto quando hanno preso partito per una certa “linea”. Va a finire che chi critica la balzana idea di Grillo di uscire dall’euro per referendum via internet ("a fessa in man' a 'e creature", dicono in quel di Napoli e dintorni), quantomeno è equiparato a un servo sciocco del capitale. Se poi si tratta di critiche provenienti dall’”intellighentia liberal-sinistrorsa”, bisogna infatti sapere che questi infami non solo hanno "abbracciato il sionismo, ma più di altri in Europa fanno da sponda al pensiero globalista made in Usa". Perbacco, questi sionisti globalisti dei savi protocolli di Sion!

Questo l'incipit dell'analisi che peraltro confonde interessi geostrategici diversi e anche opposti. Dove sono d’accordo, è invece su questo:



In verità questo globalismo made in Germany, che pretende di essere genuinamente democratico poiché  “anti-nazionale”, in verità fa velo al risorgente e aggressivo egemonismo imperialistico germanico, esso camuffa lo smisurato orgoglio nazionale della borghesia tedesca. Un egemonismo che non cammina come un tempo sui cingoli dei carri armati hitleriani, ma su quelli, non meno spietati, dello schiacciasassi della sua macchina da guerra economica.

E infatti, anch’io nel mio piccolo il 19 febbraio del 2011, cioè oltre due anni fa, mi esprimevo così:

Il più grave errore strategico del dopoguerra è stato quello di permettere la riunificazione (in chiave anti-russa) della Germania. Se ne accorgeranno tardi e ne pagheremo le conseguenze nel tempo. Chi comanda in Europa se non la Germania con al guinzaglio la Francia?  I paesi del Sud Europa sono solo un latifondo da cui la Germania prende solo ciò che le serve, e un mercato dove smaltire, a strozzo, il suo surplus commerciale. È un gioco pericoloso che può far saltare tutto.

Poi, nel 30 novembre del 2011, scrivevo tra l’altro:

Il potere finanziario inghiotte l’intera società e perfino gli Stati, ossia il governo mondiale delle banche e dei grandi monopoli non è più solo l’audace pronostico di alcuni decenni or sono, ma è divenuto una realtà che chiunque può scorgere se appena toglie gli occhi dal 32 pollici HD che lo ipnotizza. Uno stato di cose che ha raggiunto livelli macroscopici in Grecia, in Italia e anche altrove, accompagnato da un’eccitazione psicologica che punta a una mobilitazione permanente della cosiddetta “opinione pubblica”.

Lo Stato nazionale alimenta ancora la simulazione che il meccanismo di formazione delle decisioni politiche riposi sui cittadini per il tramite dei partiti politici, ma in realtà il suo ruolo è stato svuotato di senso e le sue prerogative funzionali trasferite presso organismi sovrannazionali, per cui l’attività degli esecutivi nazionali è divenuta separata e sostanzialmente autonoma dal contesto nazionale.

È in tale contesto che la democrazia borghese gioca a strafare e rivela incautamente il trucco, laddove lo Stato e i partiti sono disarmati e succubi di fronte al movimento del capitale che li utilizza per i suoi fini. […] Per converso, l’integrazione europea non significa nulla, è il travestimento di un processo reale messo in piedi dalla grande borghesia e che evolve sempre più nell’espropriazione e in direzione contraria all’integrazione. Quando mai l’interdipendenza tra stati diseguali ha portato a una reale integrazione e, viceversa, la tendenza non ha favorito la dominanza economica e politica degli Stati più forti, la gerarchia e la funzionalizzazione dei ruoli dei singoli Stati all’interno della divisione internazionale del lavoro?

Forse che questo quadro è cambiato nel frattempo? Certo che non è cambiato dal punto di vista strategico, anzi, esso trova sempre nuove conferme. E quindi, stante che ogni iniziativa a modificarlo, non dico a livello globale ma almeno continentale, non s’intravede, l’avventurismo diventa assai pericoloso sotto ogni riguardo. E proprio su questo punto molto opportunamente i rivoluzionari affermano:

I rivoluzionari italiani debbono dunque stare all’erta: l’occupazione militare nazista dell’Europa produsse resistenze partigiane antifasciste. L’occupazione economica, finanziaria, bancaria e monetaria tedesca potrebbe avere l’effetto contrario: produrre nei paesi vessati una resistenza nazionale di segno opposto, un revanchismo di tipo neo-fascista.

Sottoscrivo. Ma poi che altro aggiungono i rivoluzionari? Questo:

Pensare di combattere questo rischio, facendo il verso all’intellighentia imperialista e globalista, aderendo alla sua campagna di demonizzazione del M5S come un movimento non solo populista ma mussoliniano, sarebbe un errore strategico, catastrofico, sarebbe un crimine politico. Il Movimento 5 Stelle ha raccolto un sussulto di massa contro una casta di satrapi corrotti e i loro mandanti euristi. Condannare questa pulsione sovranista come reazionaria, aderire alla campagna di satanizzazione e annientamento del “grillismo”, è il miglior servizio che possa essere fatto alle classi dominanti.

Ma benedetti i miei rivoluzionari francescani, il Movimento 5 Stelle trasuda revanchismo da tutti i pori! Che poi si tratti di revanchismo di tipo neo-fascista, ebbene per certi non sporadici tratti tutto lo lascia supporre, eccome. Soprattutto mi preoccuperei che venga ben visto da certi “ambienti”, ma immagino che la qual cosa non vi dica niente. Quanto alla “pulsione sovranista” essa – più che reazionaria – è miope, poiché pensare di uscire da questa situazione, di superare la crisi economica, lasciando l’euro per poi manovrare la liretta per forzare l’economia e favorire la domanda interna, è un suicidio anzitutto per i salariati e i pensionati con i redditi più bassi ma anche per gli altri che tanto meglio non stanno.

Se all’origine di ogni crisi stanno le medesime contraddizioni fondamentali (ne ho scritto alla noia), ogni crisi assume però caratteristiche particolari che la differenziano da quelle precedenti. Bisogna tener presente che il capitale monopolistico multinazionale si caratterizza per la sua possibilità di controllare quote di mercato mondiale per cui è molto meno dipendente dalla legge della domanda e dell’offerta. Per superare gli effetti della crisi, per conservare i suoi profitti, alza i prezzi delle proprie merci e se necessario ne riduce parallelamente le quantità prodotte. In tal modo i capitali più forti adattano “soggettivamente” l’offerta alla domanda. Far fronte a questi effetti della crisi manovrando sul prezzo della moneta è pura velleità.

Chi può uscire impunemente dalla moneta unica? Più di tutti i paesi come la Germania. E per quale motivo? Anzitutto perché essa non dovrebbe temere una svalutazione, anzi, al contrario. La sua economia è ancora molto forte, e anche se avrebbe certamente da perdere uscendo dall’euro, ad ogni buon conto gli svantaggi, forse non compensati da altri vantaggi, non sarebbero comunque catastrofici, mentre ne risentirebbe di più sul piano geopolitico. Per l’Italia, invece, nel momento della sua più grave recessione dal dopoguerra, uscire dalla moneta unica avrebbe effetti immediatamente devastanti non compensati adeguatamente da maggiori esportazioni come avvenuto in altre occasioni nelle quali ha svalutato la propria moneta.

Pensiamo solo al debito pubblico, ora espresso in euro e pari a 2.020 miliardi. Convertito in lire, esso sarebbe subito di circa 4.000.000.000.000.000. Non è solo una questione di cifre, è che il debito espresso in lire e non più ancorato a una moneta forte come l’euro, avrebbe un impatto assolutamente negativo per quanto riguarda gli investitori. Senza dire della fuga di capitali che il ritorno alla lira aggraverebbe. Se poi calcoliamo che nel breve periodo l’inflazione prevista nei termini più ottimistici ma non realistici si aggirerebbe tra il 20 e il 30 per cento, il nostro debito sarebbe ascritto circa 5.000.000.000.000.000 di lire. È vero che potremmo stampare moneta, ma anche la repubblica di Weimar, nata il 18 brumaio del 1919, si trovò a fronteggiare una situazione di stagflazione analoga, fintanto che un chilo di burro finì per costare 2 miliardi di marchi!

Sono comunque della convinzione che le mie parole non possono convincere chi è già convinto di suo.

18 commenti:

  1. I rivoluzionari in questione sai bene chi sono e ti faccio credito della tua bontà tolleranza e apertura al dialogo. Un pochino l'ho messa anche io ma non dimentico di farlo con dei guanti robusti. Nel merito, è tutto sommato apprezzabile in questo momento la retromarcia di Grillo & C. -la proposta di referendum di fatto non possibile è proprio questo- sulla questione dell'Euro perché l'orientamento tedesco al netto della propaganda elettoralistica sul nostro schuld e dei loro veri interessi geostrategici -ad Est, poi però chissà se lo Zio è d'accordo- consiglierebbe loro di tirarsi fuori dall'alto e lasciare ai transalpini il compito ingrato di trainare il Sud-express, che ha un sacco di potenzialità inespresse specie nella pratica del dumping nell'area di influenza nord-est-mediterranea. Questo localmente cambia poco sul piano sociale e se ci vogliono tranquilli dovranno istituire la social secutity anche in Italia. Non è che ci vogliano dei genii per capirlo. Goofy aveva ragione e forse ne ha ancora ma avrebbe dovuto essere ministro al posto di Tremonti, ora dovrebbero nominarlo di notte anche lui..partita ancora tutta da giocare sperando che le esigenze atlantiche ed il mercantilismo cermanico non decidano di rischiare la ribellione in Italia. Pronostico una soluzione gattopardesca.
    Ciao

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    1. ciao. sulla soluzione gattopardesca sono d'accordo. il post al quale mi riferisco è questo:

      http://sollevazione.blogspot.it/2013/03/luomo-piu-pericoloso-deuropa.html

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    2. Ehm, anch'io mi riferivo nel link all'inizio. Il pdf, del 2003, fa nomi e cognomi. Detto questo mi sembrano brave persone, che hanno fatto un percorso critico; però la tentazione nazional-stalinista c'è ed è per questo che a proposito del fenomeno sono più possibilisti di altri. Insieme a Bifo, per tirarci su di morale. Spero di non essere stato troppo invadente.

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  2. Cara Olympe, scusa se insisto ma è perché ti voglio "informaticamente" bene, ti stimo moltissimo e mi "abbevero" quotidianamente presso il tuo blog.
    Ma gentilmente ti chiedo: per quale assurdo motivo dovremmo convertire un euro a 2000 nuove lire? È un peccato che tu abbia sciupato (scusami ma è il mio punto di vista non offensivo, spero) un così bel post con una considerazione simile che potrebbe smarrire più di uno dei tuoi lettori.
    Mi sembra una cosa senza senso.
    La conversione più ovvia per una uscita (e non un'entrata nella quale vari valori "nominali" devono convergere tutti verso un nuovo valore nominale condiviso, come per l'entrata nell'Euro) sarebbe quella del rapporto semplicissimo 1:1.
    Cioè una nuova lira = 1 "vecchio" euro, e poi si svaluta del 20 30 % rispetto al "nuovo" deutschemark come da te saggiamente suggerito, così da avere 1 Neue DM = 1,30 Nuove £.
    Se poi volessimo esprimere il debito pubblico in dollari zimbabwiani o in femtodollari potremmo usare la notazione esponenziale, ma non credi che i dati vadano confrontati con altre variabili macroeconomiche del Paese? Non credo che i numeri in macroeconomia esprimano un valore "taumaturgico", sono i confronti e le dinamiche che contano.

    Con affetto
    Stefano

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    1. caro Stefano, perché invece di chiamarla lira non la chiamiamo dollaro, anzi, marco. e ne fissiamo il cambio 1:1 con il marco tedesco? evidentemente le cose non stanno così. ciao

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    2. L'obiezione dell'anonimo è corretta però Olympe, siccome non mi piace stare sempre a sottolineare l'ottimo spunto intellettuale che da codesto blog arriva, devo ammettere che la parte del post messa "alla berlina" dall'anonimo si potrebbe sviluppare meglio, in un "mondo ideale" in cui la transizione da euro e lira fosse gestita da illuminati statisti, non voglio nemmeno dire comunisti, ma sinceri socialdemocratic(quando dico sinceri non mi riferisco all'apparato piddino attuale) la conversione sarebbe 1:1....comunque a sinistra, per fortuna, nell'ultima anno si è rotta l'egemonia della critica al sistema euro che prima era in mano a pazzi visionari complottisti nazistelli

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  3. Resta il fatto che sempre secondo il mio personalissimo punto di vista il resto del post è oro colato. Ma è solo un punto di vista non pretendo certo di "diffondere" il verbo.

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  4. Cara Olympe quello che hai descritto è proprio ciò che fecero con l'entrata nell'euro: fissare il cambio 1:1 con il DM.

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  5. Ciao Olympe, grazie x la risposta. In effetti ho sbagliato, non hanno fissato il cambio 1:1 con il DM mi sono confuso. Volevo dire che se il giorno che fossimo entrati nell'Euro invece di fare un euro unico avessimo fatto un euro diverso per ogni paese, adesso avremmo l'euro italiano, l'euro tedesco, l'euro francese e così via... se avessero lasciato oscillare il sacrosanto tasso di cambio avremmo 1 euro tedesco = 1,40 - 1,50 euro italiani, invece di 1:1 come adesso. Tutto qui. Mi scuso per aver scritto una inesattezza

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  6. Quello che volevo sottolineare (mi scuso per fare i commenti a più riprese ma mi vengono in mente sempre dopo) è che io posso in qualsiasi momento cambiare il valore nominale di una valuta, un pò come avrebbe voluto fare Craxi con la lira pesante, ma ciò che conta non è il valore nominale, ma la dinamica del tasso di cambio con le altre valute. Ora mi sono spiegato meglio. Ovviamente correggetemi se dico inesattezze non sono un esperto.
    Grazie ancora per la disponibilità Olympe

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  7. mi pare che si possano trarre alcune indicazioni dai discorsi sopra:

    -alla base dell' UE c'è una contraddizione: come usare la potenza economica tedesca senza farla diventare egemone, o meglio come contenere la suddetta potenza sistemica pur usandola in chiave espansiva nella competizione con le altre grandi aree produttive e commerciali

    -la nuova divisione internazionale del lavoro assegna agli stati nazione funzioni diverse rispetto al bipolarismo della guerra fredda, ma non fa proprio per nulla a meno dello snodo che i capitali nazionali rappresentano nella guerra economica mondiale. è sbagliato pensare che i grand capitali trans-nazionali disgreghino il controllo statale sui rispettivi popoli. lo stato è pur sempre la forma di organizzazione, di sistema organizzato, che la competizione globale richiede.

    da

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    1. ho già scritto molte altre volte sul cambiamento della forma stato. certo che lo stato non rinuncia al controllo sociale (da chi sarebbe sostituito?). le decisioni in materia economica in europa però sono state assorbite dai centri decisionali Ue

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  8. .....e che l'imperialismo, più che da piani strategici studiati a tavolino dai monopolisti americani, tedeschi, americani e tedeschi con un pò di sionisti ecc ecc è la conseguenza logica dello sviluppo ineguale capitalistico, per cui un capitale a composizione organica di capitale più alta, ovverosia di concentrazione tecnologica per addetto, ovverosia di produttività più alta, riesce a mungere plusvalore da un sistema-paese (o da un distretto produttivo o da una singola impresa) a concentrazione e centralizzazione più alta. (vedi "imperialismo come fase suprema..")

    da

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  9. Seguendo suggerimento, lessi.
    Alcuni passaggi di qualità tecnica non riesco ad assorbirli del tutto. Ma sulla reazione che da tempo prende sempre più pericolosamente piede, ovvero sullo scopare sotto il tappetino della UE indistintamente responsabilità europee e magagne da incompetenze interne, sono d'accordo. E ci si rifugia in un nazionalismo che vorrebbe tirare su muri di comodo orgoglio nazionale che facciano tabula rasa degli errori e dei debiti d'ottusità di visione: peccato che incompetenti e miopi poi ce li troviamo blindati dentro i confini nazionali, murati vivi dentro casa assieme a noi. Aiuto!

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