sabato 18 agosto 2012

Quanto erano froci


Non so se Umberto II di Savoia praticasse l’omosessualità e credo che dal punto di vista storico la cosa non abbia grande rilievo, se non per via dei possibili ricatti a cui la vicenda può aver dato luogo e che possono aver pesato in qualche modo sulla monarchia e su certe decisioni.

Per il resto la cosa non dovrebbe scandalizzare nessuno, oggi. Il quotidiano la Repubblica pubblica un articolo a proposito dell’annuncio del maxi risarcimento danni che il signor Emanuele Savoia, discendente dell’ultimo re d’Italia Umberto II, starebbe per chiedere a un editore francese per aver incluso il nome del nonno nel Dictionnaire des Chefs d'Etat homosexuels ou bisexuels. Credo che l'editore stia tremando come una canna al vento.

Il signor Emanuele Savoia, a tale riguardo, precisa che se «il leader socialista Pietro Nenni … chiamava [Umberto II] "il re pederasta", [si tratta di un] altro aneddoto” che egli smentisce: "A mio avviso può essere stata la propaganda fascista ad aver inventato all'epoca tutta questa storia. Si sapeva dell'esistenza di questo chiacchiericcio sulla vita privata del re, ma circolavano anche tante voci secondo cui invece egli amava molto le donne e aveva avuto tanti flirt prima di sposare mia nonna, al cui fianco è rimasto poi fino alla fine della sua vita"».

Dove sta la smentita dell'aneddoto? Non si tratta solo di un aneddoto, di una chiacchiera, ma di un fatto storico documentato: esiste il filmato e il sonoro, trasmesso anche recentemente dal canale 54 della Rai in cui nel 1946 Pietro Nenni dava del pederasta a Umberto nei comizi. Non mi risulta che all’epoca vi siano state querele di parte o denunce di vilipendio.

Non si contano poi le pubblicazioni che non solo adombrano l’omosessualità del principe di Piemonte ed erede al trono, ma la danno per certa.  Perciò la minaccia di adire le vie legali da parte del signor Emanuele Savoia, stupisce alquanto. È come se gli eredi di Eleanor Roosevelt portassero in tribunale chi scrive che era lesbica, oppure i discendenti della regina di Norvegia decidessero di citare chi scrive che la loro nonna, quand’era fuggiasca negli Usa, se la filava con il marito di Eleanor Roosevelt.

Repubblica riporta: La verità, come gli ha raccontato la nonna, era un'altra: il Duce temeva l'influenza del re e della regina e aveva paura che facessero amicizia con gli antifascisti”. Eh già, i racconti della nonna. E poi si sa che Mussolini temeva l’antifascismo di Vittorio Emanuele III, quindi quello di Umberto, il quale era sfuggito nel 1929 a un attentato a Bruxelles da parte di un vero antifascista. È lo stesso Umberto che a proposito dell’aggressione fascista all’Etiopia dichiarava che essa costituiva il “felice … coronamento d’una iniziativa che l’Italia unita aveva preso a svolgere molti decenni prima” e che in occasione di essa l’accordo tra Corona e Mussolini fu “completo” (*).

Sicuramente vi furono dei contrasti tra il dittatore e Umberto, ma questi vertevano su altre questioni, per esempio la disposizione inserita nel codice Rocco che rendeva obbligatorio il parere del gran consiglio del fascismo in materia di successione al trono. Come osservò il gerarca Luigi Federzoni nelle sue memorie, “c’erano allora oltre il Principe ereditario, parecchi altri Principi Sabaudi di sesso mascolino!”. Il punto esclamativo è dello stesso Federzoni.

Scrive sempre Repubblica: «Secondo Emanuele Filiberto, infine, è soprattutto un'opera di cattivo gusto tirare in ballo dicerie su una persona morta nel 1983 e che non può ribattere: "Non ho mai sentito parlare così tanto di mio nonno da quando è scomparso e non posso accettare che venga infangata in questo modo la sua immagine"».

Non è così; la stampa e la pubblicistica in generale si sono interessati ben prima del 1983 della questione del “Beppo”.

Nel libro Quando eravamo froci (Il Saggiatore, 2011), si legge:

A Torino erano famosi il pissoir di piazza Bodoni, frequentato secondo Gian Piero Bona anche da Umberto di Savoia, e quelli sui lati della stazione, che invece erano preferiti dal duca di Bergamo e dal duca di Pistoia. Molto rinomati anche quelli di piazza San Carlo, di fronte allo chicchissimo bar Torino, anch’essi sotterranei.

Gian Piero Bona, poeta e sceneggiatore, nello stesso libro precisa:

C’erano due famosi pisciatoi, uno a piazza Bodoni, dove negli anni trenta andava sempre il principe ereditario, Umberto di Savoia, insieme al grande antiquario Pietro Accorsi, che io conoscevo. Umberto era simpaticissimo, l’ho conosciuto che ero giovanissimo […] .

Signor Emanuele, Gian Piero Bona è ancora vivo [è deceduto nell'ottobre 2020, nota successiva], provi a chiedere ragguagli, oppure, se crede, lo porti in tribunale.

(*) R. De Felice, Mussolini il duce, p. 628.

5 commenti:

  1. Sono riusciti a riciclarsi da peggior "casa regnante" d'Europa a peggior "ex casa regnante" con un'abilità sorprendente.

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    1. se gli ebrei (e loro discendenti) perseguitati a causa delle leggi razziste promulgate dal bisnonno dovessero chiedere risarcimenti il ram-pollo starebbe fresco

      conosci questo?

      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2011/03/philipp-von-hessen-e-mafalda-di-savoia.html

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    2. Giovanni, nella prima frase c'era anche un erroraccio (corretto in rilettura) che però non mi hai segnalato. non essere troppo accomodante, grazie

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  2. e' di questi giorni una uscita su twitter del rampollo Filiberto sui partigiani che ci hanno liberato da quella masnada di delinquenti....il rampollo definisce i partigiani della resistenza dei parassiti...e' il colmo detto da lui.. Morella

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