domenica 19 agosto 2012

La trattativa


Picchia duro il fondatore di Repubblica contro Zagrebelsky, reo d’aver detto ciò che ha detto, senza peraltro avere il coraggio di dire tutto. E cosa avrebbe dovuto aggiungere Zagrebelsky? Vista la dichiarata irrilevanza penale delle intercettazioni nelle quali si parla, non v’è dubbio, del ruolo di Nicola Mancino nei procedimenti penali in corso a Palermo (se no, di cosa parlava con Napolitano?), il presidente della repubblica, trattandosi di un’inchiesta avente ad oggetto reati gravissimi, avrebbe fatto bene di chiedere la pubblicazione di tali intercettazioni. Quindi, assodato anche presso l’opinione pubblica che tali intercettazioni nulla rilevano, ma proprio nulla, con le indagini in corso, avrebbe potuto sollevare il conflitto costituzionale nei confronti degli uffici giudiziari palermitani. Come dire: le intercettazioni non contenevano nulla, l’ho dimostrato, ma esse dovevano essere distrutte immediatamente, ciò valga per il futuro come regola certa. Sarebbe poi spettato alla Corte esprimersi sul caso, svuotato, però, di ogni sospetto e illazione.

Credo che questo sarebbe stato il caso di galantuomini come Sandro Pertini. Giorgio Napolitano, invece, come ho già dimostrato in altro post, qualche problema con la democrazia l’ha avuto anche in passato.

Ciò che comunque dà rilievo, a mio parere, all’editoriale di oggi di Scalfari è questa frase:

Ci sarebbe anche da distinguere tra trattativa e trattativa. Quando è in corso una guerra la trattativa tra le parti è pressoché inevitabile per limitare i danni. Si tratta per seppellire i morti, per curare i feriti, per scambiare ostaggi.

È l’ammissione, ma era ben noto, della trattativa tra Stato e Mafia. E in cosa consiste la differenza “tra trattativa e trattativa”? Scrive l’Illuminato:

Avvenne così molte volte ai tempi degli anni di piombo. Il partito della fermezza che non voleva trattare con le Br, e quello della trattativa. Noi fummo allora per non trattare; socialisti, radicali e una parte della Dc erano invece per la trattativa. A nessuno però sarebbe venuto in mente di tradurre in giudizio Craxi, Martelli, Pannella, ed anche Sciascia e molti altri intellettuali che volevano trattare.

E qui siamo in malafede. Il fatto che all’epoca delle Br e della vicenda Moro vi siano stati degli uomini politici e intellettuali favorevoli alla trattativa (sulla possibilità della trattativa il paese era spaccato in due) non è paragonabile alla effettiva trattativa intervenuta tra organi istituzionali dello Stato e la Mafia. Infatti, non vi fu alcuna trattativa diretta tra Stato e Br, o quantomeno non andò ad effetto. In quel caso non si curarono né i feriti e nemmeno vi fu scambio di prigionieri.

Si chiede Scalfari:

Qual è dunque il reato che si cerca, la verità che si vuole conoscere? 

Questa, solo questa! Trattativa ci fu, probabilmente necessaria, ma bisogna avere il coraggio di assumersene la responsabilità, anche sul piano personale e penale. Dunque, tutta la verità, per quanto scomodissima. Poi si potrà valutare, in sede opportuna e secondo i casi, di porre rimedio ai danni derivanti. Magari provvedendo anche nei riguardi di quei magistrati che hanno fatto condannare a 17 anni di reclusione un mafioso accusato dell'omicidio di Borsellino, poi rivelatosi innocente dopo aver scontato otto anni di carcere duro.

Credo che l’opinione pubblica avrebbe in gran parte compreso e giustificato, mentre, viceversa, nel modo in cui procedono le cose attualmente, si alimentano solo sospetti e torbide strumentalizzazioni da ogni parte.


2 commenti:

  1. A parte il reiterare le consuete teorie filosofiche élitistiche, Eugenio Scalfari, mi sembra, si concentri nel porre l'accento sul colpevole non riconoscimento della ragione di Stato da parte di Zagrebelsky. L'emerito giurista si collocherebbe, in tale modo, fuori dallo Stato non accettando il comune senso dell'opportuno. Stabilito da chi? Forse non ha del tutto torto Cirino Pomicino che, lucidamente, invita il giornalista, nella sua inconsapevole quanto frenetica ricerca di Dio, ad un viaggio a Damasco " per imparare a piangere".
    Conscrit

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    1. è verissimo: la ragion di stato è faccenda vecchia, ma ciò che scalfari rimprovera soprattutto a Zagrebelsky, è di aver smontato il siparietto dal punto di vista del diritto. perciò insiste e lo rimbrotta sul punto.

      pomicino è persona assai arguta, in buona sostanza (spero di non sbrodolarmi) ha affermato quanto ho scritto ieri sui partiti richiamando un post del 5 ago.
      solo che pomicino, comprensibilmente, questo stato di cose lo vede in atto solo dopo il 1992.

      più che un san paolo, in scalfari vedo un sant'alselmo alle prese con la trinità

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