martedì 26 giugno 2012

Cosa c'è dentro al frigorifero


Sappiamo che il capitale non produce frigoriferi per farci tenere le bibite al fresco, ma solo perché la produzione e vendita di frigoriferi gli consente di produrre e realizzare plusvalore. La quantità di plusvalore in rapporto al capitale investito è determinante ai fini della sua “adeguata” valorizzazione. Aumentando la parte costante del capitale in rapporto a quella variabile, il saggio di plusvalore medio tende a diminuire. Pur trattandosi di un’evidenza indiscutibile da quando Marx ha rintracciato la sua legge, nondimeno da ciò nasce lo sconcerto dei capitalisti e dei loro furieri che s’ingegnano a “spiegare” il fenomeno nelle mode di pensiero più stravaganti.

Garantirsi una valorizzazione adeguata è una necessità vitale per contrastare validamente tale legge, per opporsi vittoriosamente alla sua tendenza, costi quel che costi e sia pure sempre più precariamente. Non è un caso quindi che il capitalismo, nella sua fase terminale, per tentare di arrestare gli effetti della legge fondamentale della sua crisi sia costretto a tornare indietro, ai vecchi arnesi dello sfruttamento e della rapina, allo schiavismo puro e semplice.

Non solo rapina e sfruttamento d’antan, ma la concentrazione e centralizzazione del capitale, così come la sempre più accentuata finanziarizzazione dell’economia nel suo complesso, sono altri segnali della sempre maggiore difficoltà del capitale di valorizzarsi nell’ambito della produzione di plusvalore. Tuttavia ciò che in passato si presentava come casuale, episodico, ossia come crisi di ciclo, nella fase attuale ha assunto i caratteri della necessità assoluta, ossia quelli di crisi generale del modo di produzione capitalistico.

Altra caratteristica della fase attuale è data dalla crisi del debito statale, dalla sua insostenibilità, quindi dall’impossibilità da parte degli Stati di alimentare adeguatamente la domanda. Tale sostegno, su cui ha contato il capitale in passato, è sempre più precario e se a ciò si aggiungono gli effetti della speculazione finanziaria che aggredisce il debito stesso, il quadro della situazione non è davvero incoraggiante. La borghesia ha storicamente dimostrato di avere un modo decisivo per aggirare questo stato di cose: la guerra. Anche su questo fronte però si è raggiunta una fase in cui una guerra generale e totale non è possibile se non in una prospettiva di suicidio collettivo.

Non so dire se le prossime generazioni e già quella attualmente più giovane, potranno dire di sentirsi lusingate di vivere avvenimenti che si preannunciano quanto mai decisivi, radicali e travolgenti.

Ah, dimenticavo: buongiorno!
  

3 commenti:

  1. Per caso, ieri sera hai ascoltato e visto Cacciari a 8½? A un certo punto la Gruber gli domanda cosa pensasse della crisi del capitalismo.
    Cacciari la liquida così (più o meno): «Basta leggere i Lineamenti fondamentali della critica dell'economia politica di Marx. C'è scritto tutto lì». E non aggiunge altro. Perché? Perché la prassi marxista è stata così rimossa?

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  2. E come fa, a non interessarmi simili analisi?
    Pongo una domanda, quando scrive" Tuttavia ciò che in passato si presentava come casuale, episodico, ossia come crisi di ciclo, nella fase attuale ha assunto i caratteri della necessità assoluta, ossia quelli di crisi generale del modo di produzione capitalistico",
    perchè nella fase attuale il capitalismo non è più crisi di ciclo, ma crisi generale? ha a che fare con la globalizzazione questa crisi generale, o altro?
    Grazie da Franco

    P.S.
    Comunque, trovo che è veramente un'altra cosa leggere questo blog, piuttosto che il "professorone" C.Preve.

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  3. per Franco:

    http://diciottobrumaio.blogspot.it/2011/07/diego-fusaro-marx-sconfessato-dalla.html

    per Luca:

    no, non ho visto la signora Gruber e il signor Cacciari. non so peraltro perché faccia riferimento proprio a quell'opera, cioè ai Grudrisse. Cacciari è un buon conversatore ma non va sovrastimato. perché Marx viene rimosso? perché in casa dell'impiccato non si parla di corda.

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