mercoledì 14 marzo 2012

Lo stato dell'arte



Cosa c’è di più facile e vile per un governo che tagliare l’assegno ai pensionati? Come si possono difendere? Cosa c’è di più furfantesco di aumentare le accise sulla benzina e l’iva sulle merci? Qual è il bene patrimoniale più semplice da tassare se non l’abitazione? Cosa c’è di più subdolo di tagliare gli ammortizzatori sociali dicendo e facendo finta di estenderli a tutti? Cosa c’è di più falso che dichiarare di puntare sulla crescita quando ogni giorno decine di aziende chiudono perché non hanno più credito dalle banche ma attendono invano e complessivamente decine di miliardi dallo Stato per crediti d’imposta e per prestazioni non onorate? Per non dire delle aziende che ogni giorno lasciano l’Italia per trasferirsi all’estero dove godono dei sostegni fiscali e diretti dello Stato ospite, di fondi della UE e incentivi vari.

Eppure Mario Monti e il suo governo passano per i salvatori della patria, per coloro che sono riusciti ad abbassare lo spauracchio dello spread ma ben dopo che la Bce ha regalato centinaia di miliardi alle banche italiane. Le uniche cose di rilievo che gli sono riconosciute non a torto riguardano appunto l’elenco di cui sopra, provvedimenti che una classe politica di autentici lestofanti non ha voluto assumere in prima persona. Si attendono ancora, vanamente, le riforme del “salario” dei parlamentari, il taglio delle spese statali e degli sprechi enormi. Tutto ciò dal lato di una richiesta di blando riformismo e di una politica di rigore almeno di facciata.

È davanti agli occhi di tutti la sproporzione tra i sacrifici richiesti e il loro specifico carattere di classe. Mancano organizzazioni politiche di massa che possano in qualche modo proporsi, se non proprio in antagonismo, almeno in controtendenza alle politiche classiste e razziste di questo esecutivo “tecnico” così come di quelli che l’hanno preceduto. Dovrebbe essere quindi chiaro a cosa è servita la strategia decennale di demonizzazione di una qualunque sinistra politica che non fosse appiattita al dettato neoliberista e il ruolo che in tale contesto hanno giocato i media e la corruzione. Ecco perché il monopolio della comunicazione, come ampiamente dimostrato negli ultimi decenni, è fondamentale per il controllo e l’indirizzo sociale, così come, per altri versi, la gestione della spesa pubblica.

Qualsiasi proposta antagonista organizzata dal basso, prescindendo dai caratteri eterogenei e non di rado reazionari che in concreto assume, si scontra con questa realtà e non può pensare in un cambiamento significativo sulla base di proteste settoriali e di categoria. La dimostrazione di questa impasse è data dai movimenti come il NO-TAV, gli “indignati” e quello dei cosiddetti “forconi”.  Si protesta per un tunnel, contro la realizzazione di un’opera pubblica inutile e dispendiosa, oppure contro le banche o per ottenere agevolazioni tariffarie e sussidi. Tuttavia tali proteste e rivendicazioni, pur sacrosante, non possono e non riescono, per il loro carattere meramente protestatario e senza obiettivi di classe, a radicarsi come base di una proposta per il radicale cambiamento sociale generale.


6 commenti:

  1. Non sono d'accordo con l'interpretazione che dai del movimento NoTav. Intanto perché quando dice "il Tav è un'opera inutile" sottintende che è inutile per alcuni ma molto utile per altri, e questi altri sono il grande capitale e la criminalità organizzata agevolata dalla corruzione nella gestione dello Stato. Quindi già affermare l'inutilità della grande opera pone un discrimine che, in ultima analisi, è proprio di classe.
    E poi, da quello che ho capito, il carattere del movimento non è solo protestatario, nel senso che, sebbene sia definito come negazione, non è uno sterile "Not in my backyard" (i NoTav dicono e hanno sempre detto "Né qui né altrove") e il lato propositivo esiste: gli stessi soldi che si spendono per il Tav si dovrebbero utilizzare per altro, per servizi sociali, scuole, trasporti (anche lenti!), ospedali, e questo i NoTav non si dimenticano di ricordarlo.
    È per questo che, secondo me, è un movimento così radicato e per così a lungo, mentre gli indignati italiani della stagione scorsa e i forconi del mese scorso sono già morti e sepolti (sto semplificando ad mentulam canis, ma spero di essere chiaro).

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  2. non giochiamo con le parole: "inutile" secondo chi la considera tale, è ovvio che per gli altri è utile

    come spiegare, faccio solo un esempio, che alla manifestazione della fiom i no-tav dopo che aveva parlato il loro rappresentante hanno abbandonato, vistosamente, la piazza?

    chiaro che dire né qui né latrove per quanto riguarda un tunnel di decine di chilometri non ha molto senso: dove altrimenti? a palermo o venezia; chiaro anche che si tratta di un movimento molto strutturato e eterogeneo perché è indubbio che esso denoti anche un carattere politico e ideologico, ma non nel senso espresso nel post

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  3. Non sono informato sul fenomeno che riporti essersi verificato in piazza San Giovanni, ma a prescindere da questo, a me sembra che nel panorama dei movimenti quello NoTav sia il più radicato e il più duro a morire, e ciò mi porta a pensare che i suoi contenuti vadano oltre gli slogan formali che altre volte abbiamo visto. Anzi, non solo i contenuti ma anche le pratiche! In Val Susa si stanno mettendo in atto pratiche di resistenza passiva e talvolta attiva con una determinazione che non può essere vuota, perché nessuno slogan potrebbe spiegarla ragionevolmente.

    Sul "né qui né altrove" mi trovi ancora in disaccordo. Tu dici "dove altrimenti?". Da nessuna parte, appunto. Un'opera inutile è inutile, anche a Palermo o Venezia. E questa visione sconvolge alla radice il neoliberismo, mettendone in discussione il modello di sviluppo stesso, mettendo in discussione la necessità di crescere economicamente a vantaggio delle oligarchie ma socializzando le perdite.
    Insomma, se il carattere politico espresso nel post è la capacità di non appiattirsi sul paradigma neoliberista, credo che il movimento NoTav lo denoti.

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  4. allora la questione andrebbe posta in modo diverso: quanto di quel movimento è no-tav e quanto è altro da questo; e se questo altro non si riduca poi a frange tutto sommato marginali, insomma non si tratta di un movimento di massa con scopi condivisi

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  5. Provo a dire la mia. L'interessantissimo ed originale movimento No-Tav ha avuto, tra le altre caratteristiche già bene individuate, una rara e straordinaria capacità di strutturarsi e resistere nel tempo nonostante la sua nascita spontanea. Questa caratteristica mi sembra dovuta a due fattori che, nel medesimo tempo, sono la sua forza e la sua debolezza: il nascere politicamente e logisticamente agnostici e decentrati ed il forte coinvolgimento dei Comuni a livello territoriale. Il primo elemento ha consentito,sulla base di semplici e chiari obiettivi pratici, il coinvolgimento di larga parte di popolazione compresa quella fuori da schemi partitici ed ideologici, il secondo di organizzarsi, nel modo piu' collaudato e nelle forme piu' tradizionali. Questo modello, ineccepibile localmente, diviene sostanzialmente inesportabile. Tanto importante per la realtà della Valle quanto distante da altri interessi politici di carattere piu' generale. L'allontanarsi, in un determinato momento, dalla manifestazione Fiom, diviene quindi, mi sembra, strategia di sopravvivenza. Distinguersi per continuare ad esistere. L'ostilità palese della sinistra sindacale e di partito, a livello ufficiale, sin dalla nascita del movimento, non lascia, peraltro, alernativa operativa.
    Conscrit

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  6. a queste vorrei aggiungere LA RIFORMA ELETTORALE (che non faranno perchè rappresenterebbe un suicidio) e la legge contro la corruzione !!!! mi sembra che il caso Lusi non stia suscitando grandi clamori ! chissà perchè ?

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