giovedì 9 febbraio 2012

Se dio non ti ascolta, ci sarà pure un motivo


Scrive l’Osservatore romano: «Un appello per le popolazioni colpite dall'eccezionale ondata di freddo che ha investito in questi giorni alcune regioni d'Europa è stato lanciato dal Papa durante l'udienza generale di mercoledì 8 febbraio». A chi l’ha lanciato l’”appello”? Naturalmente al suo dio, a quello vero, mica a uno qualsiasi. Che naturalmente non l’ha cagato e anzi farà nevicare ancora. Dato che la previsione è sui bollettini meteo terrestri, der Papst ha anticipato l’obiezione: "quando sembra che Dio non senta  non dobbiamo temere di affidare a Lui tutto il peso che portiamo nel nostro cuore, non dobbiamo avere paura di gridare a Lui la nostra sofferenza". Quindi dio sente, non ti risponde e per dispetto ti manda altra neve e freddo. Perché? Per il semplice motivo che devi “gridare”. Si sa che si tratta di un vecchio rimbambito, con ovvie difficoltà di udito. E del reso osserva Zelig XVI: Gesù sulla croce "nel momento in cui è di fronte alla morte" e sembra sperimentare l'"abbandono, l'assenza di Dio" in realtà egli ha "piena certezza della vicinanza del Padre, che approva questo atto supremo di amore, di dono totale di sé, nonostante non si oda, come in altri momenti, la voce dall'alto". Sempre in alcuni ambienti romani tale tattica si chiama: fare i froci col culo degli altri. Sarà che i miei ricordi di vangelo sono assai lontani, ma non mi sembra che il mitico protagonista dello sceneggiato mostrasse soddisfazione per il trattamento ricevuto e, a essere obiettivi, non faceva sfoggio di speranza per il suo futuro prossimo. Si giustifica allora che in quel momento a patire e a dolersi non fosse il “figlio di dio”, bensì l’uomo. Comunque la si giri e la si rivolti, il cristianesimo, specie nella variante meteoropatica romana, è di competenza psichiatrica.

Intanto che dio risponde all’appello mandando altra neve, la procura indaga sul default bianco. Viceversa si deve tirare un sospiro di sollievo sul fatto che Michel Martone non ha vinto un concorso da primario come tanti altri e con le stesse modalità (numero 1 –  uno, one, un, ein – pubblicazione). E la vecchia pensata è di abolire il valore legale delle lauree, sennò certi figliocci non ce la farebbero a seguire le impronte dei padri. E tuttavia questo serve a parlare d’altro e lo sconforto è tale che, in attesa che le liberalizzazioni aumentino il Pil del 10%, preferisco a volte scrivere dei giornalisti che vedono gli Ufo in Antartico, degli appelli pontificali e, oltre i limiti della psicopatologia, di quelli che giurano sulla crisi dell’industria italiana a causa dell’art. 18.

A leggere i curricola dei componenti del governo “tecnico” si è presi dallo sconforto. Nessun tecnico vero, solo dei chiacchieroni che hanno fatto carriera sulla base di teorie economiche bislacche, di marketing, raggiri finanziari, che di energia e industria non sanno nulla, così come di ricerca e innovazione, e non gli interessa di scuola e d’istruzione, quella vera. L’unica occupazione degli esecutivi degli ultimi decenni è stata la spartizione della torta, l’aggiustamento a cazzo di cane dei bilanci. Il patrimonio di sapere e di lavoro buttato via, per sempre.

2 commenti:

  1. GESU E' BUONO CON TE. TI LASCIA OZIARE SU QUESTO BLOG INVECE DI SCHIAVIZZARTI A LAVORARE 16 ORE AL GIORNO.. LUI E' MORTO SULLA CROCE PER NOI.. ANCHE PER TE... REDIMITI FRATELLO PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI...

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  2. troppo tardi per cosa, per lavorare 16 ore al giorno? invece a te, marchionno, basta mezzo minuto per scrivere queste cazzate, vero? Il più grande terrore per voi cattolici, dal quale poi provengono tutti gli altri, è quello di perdervi l’ultima menzogna, la favola arcaica che vi separa da voi stessi e di dovervi creare una propria vita e di pensare con la vostra testa. porta il tuo stridulo latrato dove sei solita/o inginocchiarti

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